La pasta e i catanesi: dal finocchiu rizzu alla riscoperta dei sensi

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La pasta e i catanesi: dal finocchiu rizzu alla riscoperta dei sensi

La pasta e i catanesi, connubbio superbo

La pasta e i catanesi: un connubio indissolubile per tutti noi. Questa qui è una di quelle certezze che, fin da piccoli, entra nella cultura dei catanesi. Questa è una storia che ha a che fare col popolo tutto: sia il popolo che soffriva la fame, che quello nobile dei palazzoni di centro città. Perché se sei un catanese doc la pasta la mangi in un certo modo e non è una questione di mentalità. No, è una questione di DNA!

Quale più alto sinonimo di “catanesità” riuscite a trovare se non quello legato alla pasta e ai suoi condimenti made in sud? Quale catanesità più grande del modo in cui sua signora Pasta viene condita e cucinata? E, se anche le origini della pasta risalgono addirittura alle civiltà pre-romane (e no, non è nata in Cina come molti, invece, affermano), è qui a Catania che ne abbiamo fatto sinonimo del mangiar nostrano. Accoppiando il simpatico composto di grano, liscio o ruvido, con i frutti del mare o con quelli della terra, la pasta per i catanesi è diventata gioia e orgoglio.

La pasta e i catanesi: due esempi co’ finocchiu rizzu

E quale esempio di terra e mare è più azzeccato se non quello della pasta col finocchietto selvatico, o meglio conosciuto co’ finocchiu rizzu. Questa è una pasta che ha come ingrediente principale un ingrediente povero: il finocchietto selvatico, appunto. Sfidiamo chiunque di voi a non aver avuto una nonna o un nonno che, andando in giro per le campagne del catanese, non tornava indietro con folti cespugli di finocchiu rizzu. E solo per questo dovremmo amarlo così, come si fa con i ricordi, quelli belli.

Ci sono due versioni di questa pasta e sono entrambe da leccarsi i baffi. La prima è la pasta con le sarde (o alici per chi non è troppo catanese, s’intende) e finocchiu rizzo. Mettiamo, dunque, che avete appena conosciuto un/una ragazzo/a e vi state per buttare nella famosa domanda: “Vieni a cena da me?”

Bene, se la vostra conquista è catanese -ma catanese come si deve- questa pasta scioglierà definitivamente qualsiasi ritrosia, ve l’assicuriamo. Se, invece, è un/una straniero/a, tranquilli, questo piatto sarà l’arma vincente, perché chi la prova anche solo una volta non può più frane a meno. Noi consigliamo una portata unica, accompagnata da un buon vino rosso forte e musica in sottofondo.

Preparazione:

Dopo aver fatto bollire il finocchietto selvatico nell’acqua, sarà la stessa che userete per cuocere la pasta, lavate le sarde eviscerate. Ovviamente, la versione più catanese possibile prevede l’uso delle sarde, come vi abbiamo già detto. Asciugati bene i vostri pesciolini, mettete in una padella olio, peperoncino e aglio, e fate rosolare bene.
Aggiungete, quindi, le sarde. Bisogna farle cuocere un paio di minuti, prendete il finocchietto, ma non buttate l’acqua, mi raccomando. Spezzettate per bene il finoccchietto selvatico e unitelo alle sarde. Girate e rigirate. Lessate la pasta (nell’acqua del finocchietto), scolatela quando sarà al dente. Poi mantecatela nella padella con le sarde. Se risulta un po’ asciutta aggiungete un po’ di acqua della pasta. E il gioco è fatto!

Se, invece, è sul colpo di scena che volete giocare, allora quello che fa per voi è la pasta co finocchiu rizzu, sarde, mollica e pomodoro. La versione palermitana la prevede senza pomodoro, ma noi siamo catanesi doc, quindi attenzione! E chi più ne ha, più ne metta! Questa pasta va servita abbondando nel piatto, non siate avari e date ai vostri commensali un motivo per alzarsi e rotolare!

La pasta e i catanesi: una versione molto elegante, in stile food porn, della psta con le sarde, finocchiu rizzu, pomodoro e mollica (foto by: pixabay)

Preparazione

Prendete il vostro mazzolino di finocchietto selvatico, lavatelo e togliete i gambi. Deve rimanere solo solo la parte filamentosa. Dopodiché portatelo ad ebollizione per circa 20 minuti, in abbondante acqua salata. Poi prendete le nostre amate sarde, ben pulite e mettetele a soffriggere in un tegame con la scalogna tagliata fine. Non appena la scalogna sarà dorata, aggiungete le sarde e continuate a soffriggere. Nel frattempo che soffriggete ricordatevi di mettere da parte 4-5 sarde. Aggiungete a questo punto il finocchiu rizzu nel soffritto, con i pinoli e l’uva passa, ve l’avevamo detto che era tutta una sorpresa questa pasta.

Come ultimo ingrediente aggiungete il pomodoro, meglio un concentrato di pomodoro, e un bicchiere e mezzo di acqua. Aggiungete, quindi, sale, pepe e, se amate i momenti piccanti, anche peperoncino. Altri 20 minuti per amalgamare il tutto. In un’altra padella, con un filo d’olio, mettere le 4-5 sarde che avevate conservato e del pan grattato, un pizzico di sale. Girate il tutto in padella finche non si abbrustolisce la mollica. Una volta che la pasta sarà cotta conditela con il ben di Dio che avete preparato e poi spolverate ogni piatto con la mollica.

La pasta e i catanesi: ma quale food porn!

La pasta e i catanesi è come la lava e il vulcano, è sentimento e tradizione. E’ l’unione di tutto quello che vorresti dire quando, però, non trovi le parole. Perché da noi mangiare la pasta non è solo una questione di dieta mediterranea: è proprio una questione di sensi, di tutti i sensi. Si parla tanto, nell’ultimo decennio, con l’avanzare dei social, di food porn. Quella cucina talmente bella da fotografare, che risveglia i sensi, anche quelli più nascosti. Noi catanesi andiamo oltre!

Non abbiamo la versione sbiadita dei blog, dove è tutto molto bello e cromaticamente perfetto, ma poi il contenuto lascia a desiderare. Qui a Catania, anche solo spiegare una ricetta – proprio come abbiamo fatto noi- risveglia i sapori, il palato, la mente, il corpo. Guardare un piatto di pasta alle sarde e finocchiu rizzu ti fa ripiombare, da un lato, nella cucina dei tuoi nonni e, dall’altro, nel paradiso dei sensi.

Seppia
I catanesi e la pasta: tripudio di sapori e tradizioni. Ecco a voi la pasta co’ niuru de sicci!

Così la pasta per i catanesi diventa tripudio di colori e di sapori. Un altro esempio sublime: gli spaghetti con le zucchine fritte e la ricotta salata, niente di più semplice e niente di più buono. Quante nonne ce l’hanno servita in quelle domeniche di sole. La pasta co niuru de sicci, col nero di seppia. Uno di quei piatti che sporcano tanto, ma che ripuliscono l’anima. La nostra amata pasta alla norma, omaggio al tricolore e orgoglio dell’elefante.

I Catanesi doc amano la pasta!

La catanesità è un’unità di misura che spazia e varia in molti campi. Eppure quello del condimento della pasta, del suo modo di essere cucinata, del creare ricette che hanno a che fare con la vita e col mistico, è tra i più forti. Quella strana tendenza che ogni catanese ha nell’invitarti a casa sua dicendo: “tranquillo cucino una cosa così!” E poi ritrovarti davanti quel piatto che sai che semplice non è, perché racchiude in sé tutto l’universo, e forse qualcosa di più. Noi siamo così, ti conquistiamo con la nostra pasta e il buon cuore. E, stereotipi a parte, questa cosa è stupenda!

La pasta per i catanesi è sacra! E voi, catanesi doc, quale pasta, rigorosamente catanese preferite?

La pasta e i catanesi: dal finocchiu rizzu alla riscoperta dei sensi ultima modifica: 2020-01-16T13:59:40+01:00 da Manuela de Quarto

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