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Il Medioevo nella Sicilia orientale raccontato in “Normanni, Benedettini e Templari nella Valle del Simeto”

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La Valle del Simeto: crocevia di popoli, di culture e di epoche dimenticate. La storia della nostra terra ci racconta che ciò che siamo oggi è il frutto di una lunga e preziosa combinazione di scelte e idee del passato. Il dott. Massimo Scalisi ci narra, attraverso il suo ultimo libro “Normanni, Benedettini e Templari nella Valle del Simeto“, il medioevo vissuto nella Sicilia orientale con le sue tradizioni, misteri e miti.

Come nasce l’idea del libro “Normanni, Benedettini e Templari nella Valle del Simeto”

Questo libro nasce da una mia personale passione della storia che coltivo da sempre, da piccole intuizioni, da studi e da ricerche, ma altresì dalla possibilità di comprendere come la conoscenza degli avvenimenti di un luogo non sia solo una semplicistica archiviazione di dati e nemmeno una sussiegosa retorica accademica ma anche la conseguenza del disvelamento di arcani, di miti, di simboli perduti e di leggende. Essi, numerosi, accompagnano l’itinerario del passato della Sicilia orientale.

In questo lembo di terra della nostra isola mediterranea, nei primi secoli del cristianesimo, all’antico culto sincretistico della Grande Madre e della Partenos pagana si sostituisce la devozione per la Partenos cristiana, la Vergine Maria. Proprio dalla Grande Madre derivano probabilmente le misteriose Vergini Nere, le Madonne dal volto scuro presenti in molti santuari e venerate dai cavalieri templari. Circonfuso da un’aura di leggenda sin dalle sue origini, l’ordine dei templari conosce un’espansione incredibile e le fonti storiche ne confermano la presenza anche nell’area territoriale tra il Simeto e l’Etna.

L’immagine della Madonna Nera custodita in una chiesa della collina di Paternò, in provincia di Catania, antica città un tempo denominata Hybla Maior e importante centro di culto della Dea Madre, testimonia la venerazione per Maria, intesa come Madre del cielo e della terra. Qui i normanni Altavilla ebbero uno stretta relazione con gli ordini dei benedettini e dei templari in vista di un controllo dell’amministrazione civile e religiosa di questo territorio conquistato ai musulmani dopo cruente lotte.

La Valle del Simeto è un connubio di storie e antiche tradizioni perlopiù sconosciute. Perché è importante parlarne

I misteri, i segreti e gli enigmi non sono, molto spesso, affrontati con entusiastico interesse dagli studiosi accademici, che per lo più battono sentieri certi e sicuri. Ma una buona dose di immaginazione deve essere sempre tenuta in conto per lo storico. Questi non può trascurare il fatto che alcune vicende siano avvenute in un determinato modo. Le tracce e i documenti esistono, basta solo scrutare, vagliare e comprendere.

Questo lavoro intende essere semplicemente una prima esplorazione di un mondo raramente analizzato e registrato sulle carte, quello dell’incontro fra la mitologia e la storia di un determinato territorio. Tra il fiume Simeto e il vulcano Etna sono presenti racconti, misteri e leggende che vanno dalla mitologia greco-romana a quella del ciclo normanno-bretone di Morgana e di re Artù. Essi vivono tuttora nell’immaginario collettivo siciliano e ripercorrono le tappe più importanti del passato della Sicilia, terra di incroci di numerose civiltà.

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Il Medioevo nella Sicilia orientale. Foto di: Massimo Scalisi

Storie e Miti: quali sono stati per lei quelli più belli o stravaganti?

Durante la dominazione normanna il territorio simetino-etneo ha espresso il senso di area di confine della lotta tra il Bene e il Male e ha caratterizzato, in parte della letteratura bretone-siciliana, la presenza della misteriosa Morgana, sorella di Artù che nascose il re ferito in una caverna sotterranea ai piedi dell’Etna, per sottrarlo dalla minaccia di un diabolico drago. Ma la simbologia del drago riassume anche tutti gli aspetti umidi e sotterranei dell’antico serpente e rappresenta la fertilità e la medicina guaritrice di Esculapio. In seguito, nella visione religiosa cristiana del mondo medievale, questa leggenda subisce una trasformazione negativa che assimila la forza creativa e miracolosa della divinità femminile legata all’acqua a una figura diabolica che la rende una raffigurazione del male, della tentazione e della sessualità, temi questi, che saranno motivo di ispirazione nella letteratura medievale dell’epoca.

Del resto, nella Sicilia normanna, la combinazione fra leggende celtiche e temi cristiani era cominciata già da tempo e inaugurava una metodica opera di cristianizzazione di questi miti, fondendo la tradizione cavalleresca bretone con elementi agiografici cristiani. Dopo l’anno Mille la riemersione del principio femminile e dei suoi simboli ha generato un grandioso ciclo letterario di portata europea (diffondendosi anche in Sicilia) che, iniziatosi con il Romanzo della Rosa, ha svelato una popolare diffusione nei racconti della cavalleria e della ricerca del Santo Graal.

In definitiva, il mito della rosa e del sacro recipiente graaliano parlavano di uno stesso tema: il femminile emarginato e sottomesso nella vita quotidiana, sublimato in immagini virtuali o invocato quale parte mancante e necessaria, senza la quale nascono guerre, squilibri e miserie. E naturalmente la stregoneria e la caccia agli eretici. Credo che la rappresentazione simbolica di questo tema leggendario sia anche adesso attuale nella nostra realtà contemporanea.

Le storie dei Templari a Catania e nella Valle del Simeto sono davvero poco note. Quali tipo di informazioni potremo leggere in “Normanni, Benedettini e Templari nella Valle del Simeto”

La Sicilia dell’epoca normanno-sveva, proprio per la sua centralità nel Mediterraneo, ebbe anche alcuni vantaggi nei rapporti con la Terrasanta che confermarono l’esistenza di una vastissima intelaiatura di correlazioni intessute di molti livelli. In particolare, le relazioni dell’ordine del Tempio con i principi normanni e con il monachesimo benedettino della Sicilia orientale, pongono in evidenza l’importanza dell’itinerario medievale delle strade del pellegrinaggi e dei commerci che raggiungeva, attraverso il percorso delle antiche vie consolari romane, le rotte marittime del Mediterraneo e la Terrasanta.

I normanni e gli ordini monastici, soprattutto i benedettini e i templari ricoprirono un ruolo determinante nel panorama della realtà storica e sociale del territorio simetino-etneo. Partendo dalla documentata esistenza nell’isola di alcune commende dei templari e quindi di un loro transito attraverso le numerose vie di pellegrinaggio, è possibile identificarne non solo i possedimenti ma anche i percorsi, in particolare nell’area di Paternò.

Dove possiamo acquistare il suo libro?

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Il Medioevo nella Sicilia orientale raccontato in “Normanni, Benedettini e Templari nella Valle del Simeto” ultima modifica: 2024-04-12T07:00:00+02:00 da Valentina Friscia

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