Sant'Agata tra fede e antiche tradizioni scomparse itCatania -

itCatania

SANT'AGATA USI E COSTUMI

Sant’Agata tra fede e antiche tradizioni scomparse

Tradizioni di Sant'Agata scomparse, come il Carro E Liber Cerimoniarum

Sant’Agata è amata da secoli. Ciò che ogni anno prende vita nel mese di febbraio e nella festa di mezz’agosto è una manifestazione religiosa tutta catanese che negli anni ha subito diversi cambiamenti. Le tradizioni vanno e vengono, ciò che rimane è la certezza della continua e immutabile devozione che la città di Catania offre ogni anno alla Santa Patrona.

I racconti di Jean Houel ci mostrano Sant’Agata nel ‘700

«Dura diversi giorni, come tutte le grandi feste celebrate in Sicilia. Comincia il cinque febbraio ed è aperta da una fiera che attira molte persone a Catania. Vi si vendono stoffe, sete, galloni, cappelli, molti articoli di oreficeria, gioielleria e merceria». Jean Houel, noto scrittore francese approdato a Catania per il Grand Tour nel ‘700, mette a disposizione un’importante testimonianza della tradizioni nella festa di Sant’Agata in quei secoli. Grazie ai racconti di Houel sappiamo che in quell’epoca i primi 4 giorni erano ricchi di eventi: cortei, processione di cerei e le corse dei cavalli per il Palio di Sant’Agata. Queste manifestazioni sono state possibili solo a partire dal ‘500, quando il nobile catanese don Alvaro Paternò redasse il “Liber cerimoniarum” che possiamo considerare il primo cerimoniale per regolamentare i festeggiamenti agatini. Da quel momento alla religiosità per la Santa Patrona si affiancò motivi di puro folclore.

Nell’ultimo giorno di festa, ovvero il 5 febbraio, Houel esalta la devozione di cento uomini che portavano a spalla il fercolo di Sant’Agata in argento massiccio dal peso di 17 quintali. «Allo spuntare del sole le porte della Cattedrale si aprono all’improvviso e l’interno della chiesa appare splendente di luci. La folla lancia grida di gioia; prende il busto di Sant’Agata dall’altare e lo porta sotto un arco di trionfo, chiamato la Bara. Il busto, in argento e a grandezza naturale, occupa la parte interiore dell’arco, dietro si pongono le reliquie della santa».

63ce6ad396d57 63ce6ad396d58piazza Stesicoro Salita Dei Cappuccini.jpg
Una delle tradizioni intramontabile della festa di sant’Agata è la Salita dei Cappuccini. Anticamente veniva effettuata correndo, così come la Salita di San Giuliano. Si tratta di una cartolina datata 1940, quando esisteva ancora il quartiere San Berillo e il fercolo passava da lì, attraversando via Coppola, piazza Spirito Santo. Fonte foto: Obiettivo Catania

Le tradizioni agatine scomparse

Nei primi del ‘900 il quartiere borgo era considerato una frazione autonoma. Molti devoti alla Santa Patrona festeggiavano la Santa per conto loro. Vi era, quindi, un secondo fercolo in legno che circolava tra le vie del quartiere nei giorni di festività agatina. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il quartiere borgo venne assimilato alla città di Catania e il comitato della festa decise di estendere il giro del fercolo “ufficiale” fino a piazza Cavour. I devoti del borgo, soddisfatti del provvedimento, fecero parte dei festeggiamenti tradizionali abbandonando l’idea di una personale seconda festa.

Il “Carro Trionfale” era un carro artistico di dimensioni notevoli trainato da sei buoi nel quale prendevano posto l’orchestra e i cantanti. Un’alta colonna era attorniata da figure angeliche in cui era eretto un simulacro di S. Agata. Si trattava di una tradizione per i festeggiamenti nel 17 agosto. Questa usanza durò fino al 1872, quando iniziarono i lavoro per l’elettrificazione della città. Il carro, infatti, era molto alto e rischiava di toccare le prime linee elettriche aeree. Il carro venne costruito per la festività del 17 agosto per evitare di trasportare il fercolo in processione, riecheggiando solamente il sacro corpo di Sant’Agata.

Le tradizioni della festa di Sant’Agata che ritornano

Nel ‘700 la Strisciata era una manifestazione dedicata ai Seminaristi. Dai balconi del seminario, infatti, partiva una miriade di lunghi nastri di leggerissima carta che coloravano e regalavano un’atmosfera vivace. Oggi la Strisciata è stata sostituita da piccoli bigliettini di carta con la la scritta “W S.Agata” lanciati da comuni devoti che affollano i palazzi nobiliari.

Lasiciliainrete
Nel secolo scorso le candelore erano molte di più rispetto alla tradizione di Sant’Agata odierna. Da quest’anno le candelore saranno 14: è stata aggiunta quella dedicata ai Devoti. Foto di: lasiciliainrete

Le ‘Ntuppatedde erano una tradizione agatina attuata a Catania tra il ‘600 e l’800. A quel tempo le donne avevano poche occasioni di svago e divertimento, sempre sotto la continua pressione dell’uomo di famiglia. Durante la festa di Sant’Agata, però, le donne potevano uscire indossando un vestito completamente nero in cui facevano intravedere solo gli occhi per ammiccare, sedurre gli uomini e guardarsi attorno. Oggi le ‘Ntuppatedde sono tornate ribaltando questo antico concetto di donna sottomessa alle decisioni dell’uomo. Dal 2013, infatti, la figura delle ‘Ntuppatedde emerge con estrema curiosità per chi non conosceva questa antica tradizione agatina. Nella mattina del 3 febbraio un gruppo di giovani ragazze danzano e ballano accanto alle candelore completamente vestite di bianco, un velo sul viso e un papavero rosso in mano manifestando il proprio diritto ad essere donne libere.

In copertina il Carro Trionfale e il Liber Cerimoniarum stipulato nel ‘500.

Sant’Agata tra fede e antiche tradizioni scomparse ultima modifica: 2023-02-02T09:00:00+01:00 da Valentina Friscia

Commenti

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top
0
Would love your thoughts, please comment.x