Più che un’ode, ciò che si disvela sotto gli occhi non è un articolo, né una mera cronaca. Non sono parole scritte su un “foglio”. Sant’Agata e i devoti sono frammenti di fede e devozione, un delicato balletto di emozioni che ho osato “rubare” ai devoti. Ciò che affiora non è una mia narrazione, ma una tessitura intricata di sensazioni, una melodia di cuori devoti che si svela come un afflato poetico. Quest’anno, ho avuto il privilegio di ascoltare la voce di una sola devota, la signora Anna. Le sue riflessioni, intrise di spiritualità e permeate di ricordi, compongono un dipinto vivido dell’intensità del legame con Sant’Agata, un legame che trascende il linguaggio verbale.
Sant’Agata e i devoti, la voce di Anna
Nel cuore di Catania, la devozione verso Sant’Agata è viva e palpabile. Attraverso gli occhi luminosi di Anna, una devota di lunga data, emerge un racconto di fede intenso e commovente. Questa narrazione va ben oltre la cronaca. È un inno di amore e devozione vissuto, un rituale che si svolge ogni anno nei giorni intorno al 5 febbraio.
Anna, con il suo sguardo profondo, inizia il suo racconto riflettendo sugli occhi di Sant’Agata. In quegli occhi, scorge i volti amati di sua madre, suo padre, sua nonna e suo nonno. Una catena di generazioni che si intrecciano con la storia della città e il calore del suo cuore.
La storia di Anna è intrecciata con la propria città, Catania, le cui radici affondano nei secoli di tradizione e cultura. Nei giorni che precedono il 5 febbraio, i pensieri di Anna si dirigono con affetto e attesa verso Sant’Agata, quasi come verso una confidente speciale, un’amica d’infanzia che ha visto crescere. È un legame che va al di là della religione, è una sorta di fidanzamento spirituale che si rinnova ogni anno con rinnovato ardore.
Il 4-5 febbraio diventano giorni carichi di attesa. Giorni nei quali ogni minuto lontano dalla processione è un’eternità sottratta a quel legame ineffabile tra Anna e il fercolo di Sant’Agata. I giorni Agatini portano con sé emozioni che sfuggono alle parole, una sinfonia di sensazioni mai sperimentate altrove. Gli odori avvolgenti, gli sguardi comprensivi, le fiamme danzanti dei ceri e le dolci melodie delle parole in dialetto diventano il palcoscenico su cui si dipinge il dipinto vivido della devozione.
Quando il legame tocca l’apice
Per Anna, il momento culminante della processione è il tratto che il fercolo percorre dal suggestivo Borgo ai maestosi Quattro Canti. In quel cammino, il suo spirito danza in armonia con Sant’Agata, il legame tocca il suo apice, e Anna si sente avvolta da una presenza divina. Un momento di comunione spirituale che va al di là del contingente, dove il divino e l’umano si fondono in un abbraccio ineffabile.
Il rientro è un altro capitolo toccante di questa esperienza unica. Il busto di Sant’Agata viene girato verso il Duomo, e Anna intravede in quel gesto un addio affettuoso, come salutare una persona amata che parte, consapevole che il loro incontro si rinnoverà con la stessa intensità, dopo un lungo anno di attesa.
La storia di Anna è la storia di Sant’Agata e i devoti. Una storia intrisa di emozioni profonde, è una testimonianza vivida di come la devozione a Sant’Agata possa trasformarsi in una danza di sentimenti, un dialogo d’amore tra il divino e il terreno. Ogni anno, la processione non è solo un evento religioso, ma un rituale sacro che rinnova la fede di Anna, intessendo la sua storia con quella millenaria di Sant’Agata e Catania. Un’incommensurabile storia di fede che continua a danzare attraverso il tempo.