Terremoto a Catania: le devastanti scosse del 1693 e del 1818

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Catania e il terremoto

Terremoti a Catania. Fonte foto: Case Vacanze Pomelia

Una Catania protagonista di distruttivi terremoti, ma che è riuscita a riemergere sempre, più fiorente di prima. “Melior de cinere surgo”, che significa letteralmente “risorgo sempre più fiorente dalle mie ceneri”, è la scritta posta nella parte sommitale della Porta Garibaldi. Una vera e propria dichiarazione di grande forza di volontà di tutti quei catanesi che nel tempo si sono rimboccati le maniche per far rinascere Catania dalle ceneri, dopo vari eventi catastrofici.

Le scorse settimane sono state molto difficili per la nostra città. Il terremoto verificatosi nella mattinata del 26 dicembre, ha instaurato nei nostri animi molta paura. Paura perché la scossa è giunta di notte, quando le nostre famiglie dormono, paura perché l’Etna ha continuato imperterrita a eruttare lava dai suoi crateri, senza sosta, facendoci temere gravi ripercussioni.

Il primo terremoto di cui abbiamo notizia, è quello che si verificò nel 1169. Soprannominato il “terremoto di Sant’Agata”, con magnitudo 6.6 fece circa 15mila sfollati. Tra questi ci fu il Vescovo della città, morto sotto il crollo della Cattedrale di Sant’Agata mentre stava celebrando, in compagnia di diverse personalità religiose, una funzione alla vigilia della festa della Santa Patrona. Innumerevoli furono i terremoti che investirono Catania e i catanesi dal ‘600 al ‘900. In questo articolo ci soffermeremo in particolare su quelli del 1693 e del 1818.

Terremoto ed eruzione a Catania nel 1669. Fonte foto: MeteoWeb

Eruzione a Catania nel 1669. A seguito si verificato diverse scosse di terremoto. Fonte foto: MeteoWeb

Il terremoto del 1693, tra distruzione e leggende

Era l’11 gennaio 1693. Soprannominato “terremoto della Val di Noto” (epicentro a Sortino e di magnitudo 7.4), ebbe effetti devastanti per l’intera isola. Fu uno dei sismi più forti e violenti registrati in quell’epoca in tutta Italia. La scossa coinvolse principalmente Siracusa e Catania, ma il conseguente maremoto interessò tutta la costa ionica. Catania era già stata gravemente martoriata da un’insidiosa eruzione nel 1669, cui aveva già seriamente danneggiato molte abitazioni, monumenti e chiese. I catanesi, vedendo le loro case e l’intera città quasi del tutto rasa al suolo da questa seconda ondata di distruzione, iniziarono a pensare di abbandonare l’isola e cercare un luogo più tranquillo, lontano dai boati diventati incubo. Gli altolocati della città, però, riuscirono a convincere gli abitanti del luogo a rimanere qui, promettendogli una Catania presto risorta. Così la città verrà ricostruita in un nuovo stile, sino a quel momento sconosciuto: il barocco.

A questo terribile cataclisma sono legate due leggende catanesi: quella di “Don Arcaloro” e quella del Vescovo Carafa.

Leggenda di “Don Arcaloro”

La leggenda narra che il 10 gennaio 1693 si presentò al palazzo del barone Don Arcaloro Scamacca una fattucchiera. Questa gli confidò che quella notte le era apparsa in sogno Sant’Agata. La Santa Patrona di Catania, sempre a cuore il destino del suo popolo, aveva avuto un colloquio con il Signore, il quale le aveva raccontato che ben presto si sarebbe verificato un grave disastro nella città etnea. Sant’Agata, così, aveva comunicato alla strega tramite un sogno l’imminente sciagura. “Don Arcaloru, Don Arcaloru, /dumani, a vintin’ura, /a Catania s’abballa senza sonu!“. Il Barone, quindi, si rifugiò in aperta campagna, dove attese l’ora fatale. Puntualmente all’ora indicata dalla strega il terremoto fece ballare Catania.

Leggenda del Vescovo Carafa

La seconda leggenda relativa al terremoto del 1693 è quella legata al Vescovo catanese Francesco Carafa, capo della diocesi dal 1687 al 1692. La leggenda racconta che il Vescovo, mediante le sue preghiere, era riuscito a proteggere Catania e i catanesi da vari eventi catastrofici. Quando egli morì, nel 1692, Catania rimase “scoperta” dalla sua importantissima protezione. L’anno dopo la sua morte Catania subì il forte terremoto.

L'ultima eruzione dell'Etna, dopo il terremoto del 26 dicembre 2018. Fonte foto: Il Sussidiario

L’ultima eruzione dell’Etna, dopo il terremoto del 26 dicembre 2018. Fonte foto: Il Sussidiario

Il terremoto del 1818: un disastro annunciato

Il terremoto del 20 febbraio 1818 fu disastroso. Una “catastrofe annunciata” perché qualche giorno prima Catania, nonché i paesi limitrofi, è stata investita da varie e piccole circostanze naturali singolari. Nubifragi, l’acqua dei pozzi putrida, mareggiate e un rombo sotterraneo che ha fatto spaventare la popolazione, sono stati tutti segnali premonitori di una catastrofe imminente. Le scosse furono due. La prima, la più forte, si verificò alle 19.25. L’epicentro verrà localizzato nei pressi di Aci Catena, e nelle zone circostanti si ebbero diversi danni, decine di morti e feriti.

Lo scrittore francese Louis Simond, recatosi a Catania pochi giorni dopo il terremoto, lascerà questa triste testimonianza: “Entrando a Catania, per la bellissima porta Ferdinandea, fummo colpiti di tristi effetti dell’ultimo terremoto. La metà della case erano puntellate, e innumerevoli pezzi di legno, appoggiati contro i muri,ostruivano le strade affollate. Gli abitanti, interamente rinvenuti dalla paura che avevano avuto di recente, si fermavano per vederci passare, come se non fossero stati essi stessi dei soggetti molto più strani“.

Il recente terremoto che ha causato danni nella provincia catanese

I terremoti di cui vi abbiamo parlato, sono stati decisivi per la storia di Catania. Tanti furono i cambiamenti attuati in seguito a svariati eventi naturali, impossibili da prevedere. Le eruzioni dell’Etna e i terremoti che hanno investito la nostra Catania, hanno modellato, come uno scultore fa con l’argilla, i luoghi che noi oggi conosciamo e a cui siamo particolarmente legati. Il terremoto che si è verificato il 26 dicembre 2018 con una magnitudo di 4.8 (epicentro tra Viagrande e Trecastagni) in concomitanza con l’eruzione dell’Etna, ha causato danni nei paesi di Fleri, Santa Venerina, Zafferana Etnea e a Pennisi, frazione di Acireale. La storia ci insegna che Catania è sempre riuscita a riemergere dagli stati più bui. Tornerà, quindi, grazie all’aiuto del buon catanese, a risplendere e a essere più forte di prima.

Il libro di Ivan Nicosia, intitolato “La Catania destrutta di Domenico Guglielmini”, racconta la distruzione e la desolazione di una città colpita dal terremoto del 1693. Ve ne consiglio la lettura.

Catania e il terremoto ultima modifica: 2019-01-07T08:51:39+01:00 da Valentina Friscia

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