Un team internazionale di ricercatori, con la guida dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e la collaborazione dei vulcanologi dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha individuato l’Etna come un laboratorio naturale per esplorare il vulcanismo su Venere. L’Etna, riconosciuto come uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, diventa così un sito privilegiato per condurre ricerche finalizzate allo studio di Idunn Mons, un vulcano venusiano forse ancora attivo.
Etna laboratorio naturale per esplorare il vulcanismo su Venere
L’iniziativa dell’Etna laboratorio naturale riveste un ruolo fondamentale nel contesto della ricerca vulcanologica, poiché potrebbe aprire una nuova era nella comprensione del vulcanismo su Venere. L’utilizzo dell’Etna offre un’opportunità senza precedenti per esplorare e sviscerare le dinamiche vulcaniche su entrambi i pianeti, alimentato dalla ricca conoscenza accumulata sull’attività eruttiva del vulcano siciliano.
Il recente articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista “Icarus” con il titolo “Mount Etna as a terrestrial laboratory to investigate recent volcanic activity on Venus by future missions: a comparison with Idunn Mons, Venus”, evidenzia la centralità dell’Etna nello studio. Il vulcano è il fulcro di una ricerca mirata a testare avanzate tecniche di analisi dei dati radar per individuare l’attività vulcanica su Venere. L’accessibilità e la disponibilità di dati dettagliati sull’Etna forniscono una piattaforma ideale per confrontare e approfondire le peculiarità delle dinamiche vulcaniche, aprendo la strada a ulteriori scoperte.
Piero D’Incecco, il primo autore dell’articolo e ricercatore presso l’INAF d’Abruzzo, ha sottolineato come la comparazione tra i vulcani abbia rivelato significative interazioni con una zona di rift e strutture vulcaniche simili sui fianchi di Idunn Mons e dell’Etna. L’osservazione in-situ sull’Etna, attraverso prelievi di campioni di lava, si configura come un tassello cruciale nel puzzle della ricerca, consentendo di confrontare le caratteristiche vulcaniche con quelle che saranno raccolte dalle future missioni su Venere. Questo contributo sarà determinante nel definire il grado di somiglianza tra le lave dei due pianeti, alimentando ulteriori approfondimenti sulla natura e sull’evoluzione del vulcanismo venusiano.
Etna come sito test
La facilità di accesso all’Etna, inoltre, emerge come un aspetto chiave, rendendolo un possibile sito di test per operazioni di perforazione del suolo da parte dei lander nelle future missioni su Venere. L’accessibilità agevolata offre un’opportunità senza precedenti per esplorare le profondità vulcaniche e raccogliere dati cruciali che contribuiranno alla comprensione del vulcanismo venusiano.
Questa iniziativa, come evidenziato da D’Incecco, recentemente nominato nel Comitato direttivo del Venus Exploration Analysis Group (Vexag) della NASA, promette di aprire nuove prospettive nella nostra comprensione del vulcanismo su Venere. Il coinvolgimento attivo nel Vexag testimonia l’importanza e l’impatto di questa ricerca nell’ambito delle esplorazioni spaziali.
Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV e coautore dell’articolo, sottolinea il ruolo chiave dell’Etna come laboratorio di ricerca multidisciplinare. Sin dal XIX secolo, questo vulcano è stato un catalizzatore per gli studi geologici, vulcanologici, geofisici e geochimici, offrendo una ricca fonte di conoscenze sulla sua storia eruttiva. Questa conoscenza, combinata con la comparazione morfostrutturale con Idunn Mons, apre un affascinante capitolo di ricerca che getta nuova luce sui misteri del vulcanismo di Venere. La collaborazione tra discipline diverse promette di fornire un quadro più completo e dettagliato delle attività vulcaniche su entrambi i pianeti.