Salvatore Novembre, emblema della libertà a Catania

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Salvatore Novembre, emblema della libertà a Catania

Manifestanti contro il governo Tambroni Fonte Facebook

Manifestanti contro il governo Tambroni Fonte Facebook

Un giovane uomo che sentiva il richiamo verso un’esistenza migliore. Una figura che ha difeso il valore e l’importanza della libertà. Salvatore Novembre è stato un operaio trasferitosi nel capoluogo etneo in cerca di una vita dignitosa, ma trovandovi una tragica fine.

Cenni sulla vita di Salvatore Novembre

Ben poco dalle fonti si può attingere su di lui prima di recarsi a Catania. Si conosce che egli nasce a Polizzi il 9 marzo 1940 ma ha vissuto ad Agira ed è stato coniugato con Antonina Zimbile. Per un periodo lavora nell’edilizia ma resta disoccupato. Così nel 1960 riesce a trovare un impiego a Nesima Inferiore, a Nord-Ovest della città, in un frantoio alle dipendenze di un piccolo imprenditore. Ma Salvatore non fa in tempo a comunicare la lieta notizia alla moglie perché scoppiano forti disordini a Catania. Il giovane partecipa alla manifestazione che coinvolge pure il capoluogo etneo. Giornate di scontri in tutta Italia, da fine giugno sino a luglio inoltrato, che danno dei risultati nonostante la repressione subita, con morti e feriti.

Le manifestazioni contro il governo Tambroni

Tra il febbraio e il marzo 1960 cade il governo Segni II e diviene Presidente del Consiglio il democristiano Fernando Tambroni. Questi ottiene la fiducia da parte di diversi parlamentari del MSI: questa la causa dei problemi nei mesi successivi. L’ala progressista teme un nuovo avanzare del fascismo, quindi inizia l’opposizione. La situazione diviene ancor più insostenibile quando il MSI decide a maggio di tenere il suo congresso a Genova. Un affronto anzitutto perché il capoluogo ligure ha ottenuto la medaglia d’oro della Resistenza. Ma soprattutto nella città, nonostante il boom economico di quegli anni, hanno chiuso diverse industrie, lasciando molti operai disoccupati.

Nel mese di giugno la Camera del Lavoro e i partiti progressisti hanno indetto scioperi, cortei, manifestazioni, tra cui quella culminante di giorno 30. Un’atmosfera tesa, con forti scontri tra manifestanti e polizia, col rischio di morti. A Genova nessuno ha rimesso la vita, purtroppo questo è accaduto in altre città. Il malcontento portato dal governo Tambroni si è esteso in varie parti d’Italia. Poiché esso trova appoggio nel partito prosecuzione del fascismo, i lavoratori in quei giorni insorgono e si rivoltano per evitare un peggioramento della loro condizione socio-economica, proprio come nel ventennio. Le manifestazioni hanno attraversato Roma, Torino, Milano, Livorno, Ferrara. E’ stato soprattutto a Reggio Emilia, Licata, Palermo e Catania che la polizia ha sparato e represso con brutalità. Nella città emiliana ci sono stati cinque morti, a seguito di una manifestazione sindacale, lo stesso per Licata, con un morto e diversi feriti.

A Palermo e Catania scontri avvenuti il pomeriggio dell’8 luglio; nel capoluogo siciliano due morti (quattro secondo altre fonti) e vari feriti. Mentre nella città etnea a rimettervi è stato proprio Salvatore Novembre. Quel medesimo giorno manifestazione pure a Firenze. Giornate difficili, caratterizzate dalla violenza, che però portano dei risultati. A causa dei disordini avvenuti in tutta Italia e dalla spaccatura della maggioranza sostenitrice, Tambroni decide di dimettersi da Presidente del Consiglio e cade il governo.

Salvatore Novembre dopo essere stato sparato
Salvatore Novembre trasportato ma non soccorso Fonte Facebook

La morte di Salvatore Novembre

Giorno 8 luglio è stata fissata la sospensione di tutte le manifestazioni promosse dall’ANPI e dai sindacati, approvata dai vari partiti. Un aspetto che fa scattare maggiormente la repressione per i cortei di Palermo e Catania. I/le manifestanti scendono da via Neve e da piazza Spirito Santo e confluiscono in piazza Stesicoro. Poiché sussiste il divieto di protestare, iniziano gli scontri con la repressione. Maria Lo Presti trova l’arresto solo per aver distribuito volantini tra via Etnea e via Sangiuliano. La polizia spara ai/le manifestanti e Salvatore Novembre rimane colpito presso quello che sarà poi il Corso Sicilia, prodotto della gentrificazione i cui cantieri allora hanno già avuto inizio.

Il giovane non trova soccorso in tempo, tre poliziotti si premurano solo di spostarlo al centro di piazza Stesicoro. Cittadini/e comuni lo portano in ospedale dopo un po’ di tempo, quindi Salvatore muore dissanguato. Il giovane è sepolto al cimitero di Agira. Dopo varie vicissitudini politiche, nel 2015, a 55 anni dalla morte, in piazza Stesicoro trova collocazione la targa commemorativa. Tutto ciò grazie all’impegno della Cgil Catania. Varie realtà in città, come Officina Rebelde, ne tengono sempre la memoria.

In memoria di Salvatore Novembre
Targa commemorativa di Salvatore Novembre a piazza Stesicoro ph Angela Strano

Gli ideali che hanno smosso le manifestazioni

I fatti del luglio 1960 avvenuti in tutto il paese costituiscono la risposta da parte della società italiana contro un possibile ritorno del fascismo. Ai tempi c’era un guardare avanti con degli ideali per cui valeva la pena lottare, una grande propensione al cambiamento. Un aspetto assente nell’epoca odierna, caratterizzata dall’analfabetismo politico e dall’omogeneizzazione. Nel luglio del ’60 la gente scende in piazza per rivendicare migliori condizioni di vita e aver garantito il diritto al lavoro. Ai tempi gli impieghi si trovavano, ma spesso erano sottopagati. Oggigiorno ancora il salario non è adeguato ed è difficile trovare lavoro. Nelle manifestazioni in Sicilia l’antifascismo si salda con la questione meridionale e i problemi ad essa correlati. Lo sviluppo economico era accelerato in quel periodo e il Sud non riusciva a stare con quei ritmi per i ritardi storici.

Il coraggio di Salvatore Novembre e di tutti/e gli/e altri/e manifestanti dimostra come ancora il tema dell’antifascismo era sentito, a 15 anni dalla Resistenza. Il ricordo di un periodo buio, quale il ventennio, restava e se ne scongiurava in tutti i modi il ritorno. Ancora oggigiorno vengono operai dall’entroterra siciliano in cerca di lavoro a Catania. E’ necessario che lavoratori e lavoratrici riprendano coscienza dei loro diritti e della loro condizione. Un aspetto venuto sempre meno, a causa della graduale ma nefasta depoliticizzazione della società. Solo con una maggior consapevolezza è possibile mantenere e onorare le conquiste di chi si è battuto per degli ideali, anche rimettendo la vita, come Salvatore Novembre ma anche Anna LoPizzo negli USA. Figure del popolo semidimenticate cui è fondamentale tenerne memoria.

Salvatore Novembre, emblema della libertà a Catania ultima modifica: 2024-01-07T09:02:48+01:00 da Angela Strano

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