Fare Rap a Librino è possibile. “Rap Game, il gioco si fa parola” è un nuovo progetto di musica istituito e sponsorizzato da diversi enti e associazioni che scommettono sul quartiere periferico di Catania. Può il rap incoraggiare i ragazzi al cambiamento? Ne abbiamo parlato con Luciano Maugeri (Zù Luciano), maestro del nuovo laboratorio di scrittura e musica rap.
Come è nata l’idea di creare un laboratorio di scrittura e di musica rap?
«L’idea è nata dall’Associazione Musicale Etnea che da 40 anni si dedica alla promozione di musica ed eventi culturali nella città di Catania. Sono stato contattato da loro, sapendo che io mi dedico ai laboratori di scrittura creativa e musicali presso l’istituto penitenziario minorile di Bicocca. Insieme a me in questo bellissimo progetto hanno partecipato all’ideazione anche Biagio Guerrera, Carmelo Motta e Cristina Delli Fiori».
A chi è rivolto il progetto Rap Game e dove si svolge
«Il laboratorio di Scrittura e Musica Rap (Rap Game) è rivolto a ragazze e ragazzi dai 16 ai 25 anni di età e si svolge presso il Polo delle Arti, già Masseria Moncada nella zona periferica di Librino. Il progetto è stato finanziato e sponsorizzato dall’Istituto Comprensivo Fontanarossa, Movi (Movimento di Volontariato Italiano), la cooperativa sociale Marianella Garcia grazie al bando “Giovani al Centro“, l’associazione Talità Kum e per finire il Comune di Catania».
Qual è lo scopo finale del “game”?
«Il Rap non è solo musica. Esso riesce ad accompagnare i ragazzi nella crescita e li aiuta a trovare la propria identità. Quindi lo scopo del progetto è quello di creare un luogo dove i ragazzi possono confrontarsi con i compagni, dove è possibile sviluppare un ragionamento aiutandosi con le parole. Questo secondo me può far crescere i giovani in modo individuale ma anche nel gruppo».
Perché proprio Librino?
«Penso che abbiano scelto come sede di attuazione del progetto il quartiere Librino perché credo fortemente che un quartiere del genere, sempre impegnato nel sociale e che lotta quotidianamente contro il pregiudizio della gente, non esista a Catania. Qui i ragazzi hanno una grande voglia di riscatto, di far vedere “lì fuori” che esistono e che hanno voglia di fare».
Può la musica aiutare i ragazzi di Librino, un quartiere periferico noto per notizie di cronaca, ad allontanarsi dalle situazioni spiacevoli e dalla deliquenza che albeggia nel luogo?
«Qualsiasi forma di Arte genera Bellezza: questo secondo me è un’arme fortissima contro la Mafia e la delinquenza, specialmente in contesti di “povertà culturale“. A me piace pensare che non esiste un distacco tra Librino e Catania, come molti vogliono far credere. Per me far venire al Polo delle Arti per il Rap Game ragazzi e ragazze che vivono in altre zone della città e che non fanno parte della realtà di Librino in primo luogo per fare musica insieme, è un modo per instaurare un contatto tra di loro, crescere e nel frattempo divertirsi».
