La seconda opera monumentale della Fondazione Antonio Presti realizzata a Librino si mostra alla città di Catania in tutta la sua bellezza artistica. Si tratta di un lavoro lungo anni che il mecenate Antonio Presti ha desiderato con tutto il cuore. Dopo la Porta della Bellezza inaugurata nel 2009, si torna a Librino con la Porta delle Farfalle per parlare di arte, cultura e fare comunità.
Porta delle Farfalle, l’inaugurazione
Il 14 e il 15 marzo sono stati due giorni molto intensi. Le scuole e i licei del quartiere periferico di Catania (ma non solo) hanno “invaso” le grandi strade librinesi ammirando una delle opere di bassorilievo monumentale più partecipate di sempre. La Giornata della creatività ha permesso di conoscere a fondo i realizzatori dell’opera. Il lavoro della Porta delle Farfalle è iniziato nel 2020. La nuova porta monumentale è lunga 1km e contiene 50 opere con 100mila formelle di terracotta realizzate da artisti, dalle scuole del quartiere, dai residenti, dalle associazioni del territorio e dagli studenti di 20 liceo artistici siciliani.
La porta sarà ufficialmente inaugurata il prossimo 14 aprile, ma già è possibile ammirarla nella sua interezza.
Sia per la Porta della Bellezza prima che per la Porta delle Farfalle adesso, Antonio Presti è riuscito a integrare e rendere partecipe un quartiere spesso abbandonato dalle istituzioni. Mamme, padri, studenti, nonne e associazioni che operano a Librino hanno messo del proprio, creando arte. Il risultato finale, però, non è solo arte: è un impegno etico, una missione che Presti fa da decenni, quello di restituire bellezza al quartiere, condivisione, valore e ammirazione costante.
L’incarnazione di Vita in un’opera monumentale a Librino
«Ogni progetto di Librino è carico di significato e rappresenta un momento di grande insegnamento per tutti i giovani. La “Porta delle Farfalle” – ha spiegato il Mecenate Antonio Presti al Giornale di Sicilia – ne è un esempio poiché incarna le difficoltà della vita che ogni bambino, nella crescita formativa, affronta almeno una volta nella vita. Un’opera che rimanda alla visione di un bambino che può attraversare un momento cupo, buio, proprio come il bruco. Che, però, può sempre scorgere la luce e, in un istante, trasformarsi in farfalla: vorrei trasmettere questa visione di sospensione e sogno contro la pesantezza di questa contemporaneità, per restituire leggerezza a uno stato dell’anima che rischia d’implodere nella sua gravità.
Da una parte ci sono tutti gli abitanti che proseguono il processo di condivisione con gli artisti, dall’altra i bambini, in un comune percorso di crescita che deve vedere tutto assumersi impegni etici, politici e culturali. Perché il potere è sapere, l’ignoranza è schiavitù. Con la Bellezza, invece, possiamo far crescere cittadini liberi, cittadini educati non più a chiedere, ma a fare».