Randagio Clandestino e il suo rapporto con gli animali

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Randagio Clandestino e il suo rapporto con gli animali

Randagio Clandestino, pseudonimo di Mario Bonica, dà voce agli animali ph Angela Strano

Randagio Clandestino, pseudonimo di Mario Bonica, dà voce agli animali ph Angela Strano

Un uomo il quale sostiene l’idea che gli animali siano individui con sentimenti, emozioni, sensazioni. Questa è la visione dell’antispecismo: alle creature non umane si riconosce la totale libertà senza porsi come la parte più debole da proteggere. In questa visione, inoltre, si rifiuta il rapporto morboso e di possesso verso l’animale. Mario Bonica, il cui pseudonimo è Randagio Clandestino, ha voluto fortemente un incontro, svoltosi lo scorso martedì pomeriggio, per dar voce a chi le è negata. Un atto di accusa del mondo animale all’Homo Sapiens è stata un’occasione in cui si è guardato al mondo attraverso un altro sguardo, smontando la narrazione antropocentrica.

Gli spunti creativi che danno voce agli animali

L’evento si è tenuto presso la sala conferenze di Palazzo Platamone, nell’ambito della più ampia rassegna Maggio dei Libri, con la collaborazione di Vera Ambra. Randagio Clandestino incomincia col riferirsi alla sua attività teatrale, iniziata alla fine degli anni ’70, col gruppo Manipolazioni. Concetta Rovere, sua compagna di vita, ha sempre affiancato Mario in tutti i progetti. Un sodalizio artistico-sentimentale in cui ha scritto i testi, lei ha sempre, in quanto scenografa, allestito i costumi. Un’attività teatrale che nel tempo si è estesa, sintetizzata da un video sull’immenso lavoro portato avanti per decenni da Mario e Concetta.

A partire dal 1986 questi incomincia ad accorgersi che esiste un’altra prospettiva per guardare il mondo, non quella ufficiale che parte dal genere umano. Così Mario diviene sempre più sensibile nel corso degli anni verso gli animali. Capisce che tutte le forme di sfruttamento, violenza, maltrattamento partono da come ci si rapporta con le creature non umane. Una coscienza che si consolida ancor di più nel 2001. I fatti di Genova, la repressione subìta dai movimenti no global portano Mario ad espandere maggiormente la visione della realtà. Decide così di chiamarsi Randagio Clandestino, come autore di una letteratura antispecista, che parte dall’antichità ai giorni nostri. Ad esempio Giacomo Leopardi, nelle Operette morali, si è posto la questione sull’identità degli animali. Quest’ultimo aspetto, al giorno d’oggi, trova cancellazione poiché il genere umano tende a relazionarsi con le altre forme di vita solo per il dominio.

Mario Bonica ricorda che l’ispirazione per la scrittura è emersa quando, nei primi anni 2000, trova sotto un’automobile un gatto nero e lo porta con sé. Egli afferma che la macelleria non concerne solo gli animali; essa è rapportabile alla devastazione dell’ambiente e delle relazioni umane sane. La prima forma di distruzione in assoluto la guerra, il più estremo atto di dominio su tutto.

Randagio Clandestino e la simbiosi con l’associazione L’arca di Natalia

Nel corso dell’incontro si è espressa Silvia Clementi, spiegando la realtà che gestisce da qualche anno con altre persone. Animali sequestrati, sottratti alla macellazione, quali maiali, mucche, capre, pecore, conigli, un tempo pure un cavallo, trovano spazio e libertà nel rifugio L’arca di Natalia. Una realtà che accoglie una cinquantina di animali, che rientra nella rete dei santuari degli animali liberi, ma a cui ancora non è riconosciuto questo status giuridico. Un’associazione che riscontra delle difficoltà, sia nel rapporto coi veterinari, in quanto abituati ad animali con massimo un anno di vita, sia a livello legale. L’arca di Natalia, infatti, compare a livello ufficiale come un allevamento ma non lo è assolutamente.

Si divulga l’antispecismo e uno stile di vita senza crudeltà, attraverso cibo, vestiario, cosmesi. Inoltre si va contro la tendenza, prevista dalla legge, che se l’animale non è tracciabile il suo destino è l’ “abbattimento”. Un termine da cui emerge che la violenza parte dal linguaggio, quindi l’idea che gli animali sono qualcosa a servizio dell’uomo, piuttosto che delle creature senzienti.

Il teatro di Mario e Concetta

Una nuova prospettiva attraverso l’Animal Thèatron

Randagio Clandestino ha portato avanti l’idea di antispecismo, pure attraverso il “Teatro degli animali”. Essi sono i protagonisti delle rappresentazioni sceniche, con riferimento alla violenza millenaria che subiscono. Lo spettacolo Mennchen ‘ulla è una favola assurda scritta alla fine degli anni ’90, ambientata a Librino. Un quartiere che rinasce come per magia, poiché diviene a misura di animali e bambini/e; sono liberi/e di camminare. La rappresentazione L’ultima fetta racconta la storia di un operatore di un macello che si ritira da ciò col rimorso di quel che ha compiuto. Una città per noi è stato uno spettacolo organizzato da Mario, Concetta e collaboratori/trici che costituisce un inno all’infanzia. Randagio Clandestino spesso si è riferito a bambini e bambine per la loro purezza, come quella degli animali.

Considerazioni su come negli anni ’60 la Villa Bellini si stava adibendo a zoo. Un’ingiustizia per il presunto diletto umano, basti pensare alla storia dell’elefantessa Tony, morta di crepacuore. Da qui emerge la necessità che Catania faccia i conti con la sua identità, molto distante dalla libertà degli animali. Un cenno a “Se niente importa”, ricerca sugli allevamenti intensivi negli USA, e al valore della poesia. Un linguaggio che va ripreso, in quanto scandisce ritmi e silenzi, ciò che non viene detto a parole, spesso inutili o astratte, ma da cui si colgono tanti significati. Un incontro condotto attraverso un altro punto di vista, per indicare come la realtà è ben diversa da quella ufficiale. L’antropocentrismo porta a crede che l’uomo è al di sopra di tutto, ma in realtà il genere umano è parte di Madre Natura.

Randagio Clandestino e il suo rapporto con gli animali ultima modifica: 2023-05-26T11:42:34+02:00 da Angela Strano

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