Donne e Cristianesimo, un rapporto controverso

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Donne e Cristianesimo, un rapporto controverso

Maria Vittoria Longhitano discute rispetto al suo libro in cui parla del rapporto donne e Cristianesimo ph Angela Strano

Maria Vittoria Longhitano discute rispetto al suo libro in cui parla del rapporto donne e Cristianesimo ph Angela Strano

Un incontro volto a riflettere sulla considerazione del sesso femminile nella religione di Cristo. Spiritualità cristiana misoginia e sessualità negata è un libro la cui presentazione ha avuto luogo lo scorso sabato pomeriggio presso il Li Cuti Wellness. Un testo che rileva, senza alcun filtro, il rapporto tra donne e Cristianesimo.

Una presentazione come un dialogo

L’evento si è tenuto come una conversazione informale tra amiche e amici, con numerosi spunti rispetto al tema. Maria Vittoria Longhitano è l’autrice del libro. Presidente vescova presso l’Inclusive Anglican Episcopal Church, crede che occorre rivalutare la spiritualità cristiana partendo dalla dimensione femminile, da millenni repressa e oscurata. Maria Longhitano ha studiato filosofia a Catania e conseguito il dottorato di questa disciplina presso l’Università Pontificia Antonianum. Ella, per scrivere il libro, ha portato avanti uno studio meticoloso, attingendo da testi estremamente profondi e importanti.

Un saggio su una trilogia che ha sempre caratterizzato le donne in Occidente. La spiritualità cristiana doveva essere vissuta secondo il modello dominante e ufficiale, quello portato dalla misoginia dei padri della Chiesa. Melita Gazzo, psicologa, ha presentato il libro di Maria Longhitano, a questo si aggiungono le considerazioni della sessuologa Gabriella Catania.

Donne e Cristianesimo, un libro che descrive questo rapporto

Tutte le religioni organizzate hanno sempre proteso alla deviazione della femminilità. La donna, in quanto tale, è sempre stata ritenuta motivo di stigma, violenze, persecuzioni, sopraffazioni. Come spiegato nell’incontro I tre volti del femminile dello scorso maggio, i patriarchi della Chiesa capirono il potenziale della donna. Pertanto nel corso del tempo hanno teso sempre ad oscurarlo e soprattutto cancellarlo. La donna veniva associata al diavolo e distraeva l’uomo dalla sua capacità di raziocinio. Il riferimento femminile è sempre stato la Madonna, incarante la verginità e l’obbedienza. Tutte le donne dovevano osservare e identificarsi in questi parametri.

Inoltre, secondo il dogma dell’Immacolata Concezione, Maria è stata concepita senza peccato originale. Il suo corpo doveva essere “diverso”, “puro”, “intatto” per accogliere Gesù Cristo figlio di Dio. Ma Maria Longhitano, nel suo scritto, dà un’altra interpretazione, accantonata da quella ufficiale. Maria col Magnificat ha trasmesso i suoi valori a Gesù; questi inoltre aveva varie amicizie femminili con cui entrava in sintonia. Ma si tratta di aspetti completamente offuscati perché gli uomini che ricoprivano le cariche religiose esprimevano tutta la loro misoginia. Quest’ultima ha origine con il comando di non mangiare la mela dall’albero dell’Eden. In realtà Dio ordinò questo ad Adamo, attribuendo invece la colpa ad Eva. Un racconto allegorico che ha determinato il disprezzo della donna.

Donne e Cristianesimo, un libro racconta il tema
Presentazione libro spiritualità cristiana misoginia sessualità negata ph Angela Strano

La condizione delle monache nei monasteri

Un altro argomento da cui si evince il rapporto tra donne e Cristianesimo. Molte ragazze seguivano la monacazione non per vocazione spirituale, ma per questioni ereditarie. Una volta entrate in convento esse dovevano solo stare in silenzio e obbedire, senza alcuna voce in capitolo. Ragazze che non potevano conoscere l’autodeterminazione. Vivevano il patriarcato sia da parte della famiglia, che decideva la loro sorte, sia nei monasteri. Le monache dovevano reprimere la loro sessualità oppure subire abusi da preti e vescovi. Violenze sessuali ampiamente documentate, come quelle al monastero di Piazza Armerina o agli stessi Benedettini di Catania. Giovani donne che subivano in silenzio e non potevano essere ascoltate.

Oltretutto, per questo e per altre ragioni si inducevano le monache ad avere sensi di colpa. Quindi nei monasteri erano frequenti atti di masochismo come l’autoflagellazione. Un aspetto che portava ad identificarsi con la sofferenza attraversata da Cristo e quindi all’elevazione spirituale. In realtà le monache reprimevano la loro femminilità e sessualità. Il Concilio di Trento (1545-1563) sancì la riforma dei monasteri. Ciò avvenne non tanto per compassione verso le monache, quanto per portare avanti la Controriforma. La Chiesa, visti gli attacchi ricevuti dai vari movimenti religiosi protestanti, doveva dare una nuova immagine di sé. Ma al Meridione la Controriforma non giunse. Presso i monasteri dilagava pure l’omosessualità, sia maschile che femminile, non perseguitata in quanto non portava problemi agli ordini monastici. Veronica Giuliani ha documentato i soprusi fisici che una monaca doveva accettare.

Donne e Cristianesimo, il riscatto

Non mancano le figure femminili che hanno mantenuto la loro libertà o essenza rispetto alla spiritualità cristiana. Teresa D’Avila è stata la riformatrice dei Carmelitani scalzi. Ella era in estasi col divino senza negare la sua femminilità. La monaca Ildegarda era una donna medievale poliedrica; si è occupata di medicina, erboristeria, musica, poesia, pittura, linguistica, cosmologia. Michela Murgia ha scritto libri con riferimento alle figure femminili cristiane, smontando quindi la narrazione che la donna deve osservare il silenzio.

L’appendice della dottoressa Gabriella Catania si è riferita alla realtà oggettiva che smonta il mito della verginità. Essa è una costruzione sociale la quale ha represso la sessualità femminile. Riferimenti pure all’infibulazione, praticata in Europa fino al 1930 e ancora oggi diffusa in alcuni stati africani. Essa rientra tra le molteplici forme di negazione del femminile; anche il non parlare alle ragazzine della sessualità è una sorta di mutilazione. Oggigiorno le giovani generazioni vivono la dimensione sessuale precocemente e quindi in misura inconsapevole. Considerazioni sul femminicidio: proprio perché la donna tende alla libertà, esso si acutizza. Nella cultura rabbinica la donna (Eva) nasce dalla costola dell’uomo proprio per essere a fianco dell’uomo (Adamo).

L’incontro si conclude affermando che l’uomo deve conciliarsi con la sua parte femminile, tendendo così ad un riconoscimento della donna e della sua volontà di autodeterminarsi. Un libro che fa luce sul rapporto tra donna e Cristianesimo. Maria Vittoria Longhitano è una figura che rappresenta come si può vivere la spiritualità cristiana da illuminata, scevra dai dogmi, le repressioni, le rigidità.

Donne e Cristianesimo, un rapporto controverso ultima modifica: 2023-07-29T06:52:48+02:00 da Angela Strano

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