"Atlante": il ritorno dell'artista Angelo Sturiale nella sua Catania

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ARTE INTERVISTE

“Atlante”: il ritorno dell’artista Angelo Sturiale nella sua Catania

Angelo Sturiale, Atlante dei gioiosi amanti, acquerello su carta, 2019, Viborg Kunsthal, Danimarca

Dopo una lunga pausa di sette anni, torna ad esporre nella sua terra natia l’artista Angelo Sturiale. Lo scorso 18 gennaio è stata inaugurata infatti a Catania (presso Nuova Officina D’arte) la sua personale dal titolo “Atlante” a cura di Rocco Giudice: domani 1 febbraio ultimo giorno per poterla visitare!

Musicista di formazione, compositore di professione, Angelo Sturiale nelle sue opere cristallizza il suono in segno e si affaccia al mondo dell’arte visiva. «Il punto iniziale, per me, è sempre stata la musica» – ci racconta l’artista – «poi mi sono aperto al grafismo. Mi sono svincolato dalle note e dal suono, volgendo al segno puramente grafico e alla scrittura poetica».

Le opere su carta con colori ad inchiostro e penne, esposte nella mostra “Atlante”, evocano chiaramente una grande musicalità.

Non tradiscono dunque le origini formative e professionali dell’artista, oltre che la sua anima “barocca”, legata a certi aspetti della cultura figurativa siciliana. Nel caso poi della serie “Autunno” (12 opere di smalti su carta), i procedimenti utilizzati nella loro composizione ricordano le metodologie creative del serialismo e della sperimentazione musicale. 

In occasione del finissage della mostra “Atlante”, la redazione di itCatania ha il piacere di poterlo intervistare, e approfondire così la conoscenza del suo percorso nell’arte multidisciplinare:

Nella tua produzione artistica ha precedenza il segno o il suono?

«In realtà sia il segno che il suono dipendono l’uno dall’altro. Si inseguono, si influenzano. Uno genera l’altro e viceversa.
Il suono per essere annotato in musica ha bisogno del segno, ma questo poi dev’essere interpretato.

Nella mia attività artistica – come anche in “Atlante” – affido al segno una particolare attenzione attraverso la mia produzione visiva e nell’invenzione di nuovi sistemi di notazione musicale.

Tra i miei disegni, testi poetici e musica, corre un filo sottile. Una sorta di musicalità silenziosa che lega le varie forme espressive.»

L'artista di "Atlante", Angelo Sturiale, ci mostra le sue precedenti opere. Una di queste è Horizontal Poem del 2015.
Angelo Sturiale, Horizontal Poem, matita, 2015 – Foto di Seibutsu Art Studio

Quanto è importante la multidisciplinarietà nell’arte?

«Beh, nel mio caso è importante. Nel senso che è imprescindibile dalla mia ricerca artistica. Mi sento un po’ rinascimentale nell’approccio all’arte.
Spesso dietro una mia opera visiva è presente una struttura musicale e viceversa. Le tre forme di espressione sono legate tra loro e sono connesse in modo trasversale. Poi non ritengo così importante definirmi in una sola forma artistica.

La multidisciplinarietà è sempre più frequente nel mondo contemporaneo. Credo dipenda dal fatto che nuovi paradigmi teorici, filosofici ed estetici si siano fatti strada nel terreno culturale in modo sempre più disinibito e creativo. Oggi molti artisti sentono la necessità di esprimersi nei modi più svariati, passando da un mezzo artistico all’altro in maniera innovativa e poetica. Un preludio a nuove e future forme d’arte? Chissà…»

L'artista di "Atlante" ci mostra le sue precedenti opere, una di queste è Seibutsu del 2012.
Angelo Sturiale, Seibutsu, inchiostro, 2012 – Foto di Seibutsu Art Studio

Cosa racconta “Atlante”?

«La mostra rappresenta un’anteprima delle mie opere realizzate in occasione della residenza Riddergade AIR, presso la Viborg Kunsthal in Danimarca.

“Il Grande Atlante dei Gioiosi Amanti” è il titolo dell’opera principale esposta in “Atlante“.

Più che raccontare, questo lavoro rappresenta una forma di diario visivo. L’osservatore è invitato a perdersi tra la fitta rete di figurazioni e astrazioni segniche concettualmente legate a ricordi, memorie, proiezioni provenienti da una relazione d’amore ideale. Che sia passata, presente o futura, poco importa. Rappresenta un po’ un’idea di geografia del sentimento amoroso. Un erotismo che si riflette su se stesso. Un libro aperto sulla memoria degli affetti su cui rispecchiarsi nei modi più personali e liberi.

“Atlante” è l’inizio di un nuovo percorso artistico che proseguirà a Shanghai presso lo Swatch Art Peace Hotel. Una volta lì, lavorerò su delle opere ispirate da una «idea di sicilianità» contemporanea e personalissima

Secondo la tua esperienza, si può ancora parlare oggi di artisti che rappresentano una sola Nazione?

«Sempre meno direi. Gli artisti viaggiano più spesso che in passato. Le culture si incontrano e scontrano, generando tra loro delle ibridazioni creative imprevedibili. Dunque le caratteristiche di una data Nazione sono sempre più mobili. Spesso non è neppure così facile collocarle e analizzarle.
Ho lasciato stabilmente la Sicilia a partire dai 29 anni. Ho fatto miei un po’ i paesi in cui ho vissuto. Da loro ho preso inevitabilmente differenti modalità di osservazione del mondo.
Nell’artista inoltre è naturale la tendenza ad un messaggio estetico universale. Il suo linguaggio si rivolge ad una umanità ideale. Libera da catene fatte di lingue e geografie…».

“Atlante”: il ritorno dell’artista Angelo Sturiale nella sua Catania ultima modifica: 2020-01-31T15:25:58+01:00 da Martina Tolaro

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