Santuario di Sant'Agata al Carcere: un racconto di arte e devozione - itCatania

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SANT'AGATA

Santuario di Sant’Agata al Carcere: un racconto di arte e devozione

Statua di Sant'Agata

Il sacro carcere che si trova all'interno del Santuario, presenta una statua secentesca della martire Agata (http://www.notiziecatania.it/)

Santuario di Sant’Agata al Carcere: una storia lunga 26 secoli

Il Santuario di Sant’ Agata al Carcere appartiene al cosiddetto “trittico agatino”; esso è costituito dal santuario, dalle chiese di Sant’Agata la Vetere e Sant’ Agata alla Fornace. Il Santuario ha un grande valore non solo perché racchiude il luogo più importante della storia della martire Agata, ma anche perché porta i segni visibili della millenaria storia della città di Catania. Una rarità, dunque, in una città che è stata colpita da terremoti che ne hanno distrutto gran parte del patrimonio artistico; non ultimo, il famoso sisma del 1693.

Sant’ Agata al Carcere: epoca greca e romana

Pochi sanno che questo luogo è stato oggetto di una recente campagna di scavi, che ha visto riemergere tracce del passato greco e romano della città. In particolare si tratta di una parte delle mura greche del VI secolo a.C e di alcuni nicchioni di epoca romana; parte di un complesso monumentale probabilmente legato all’ anfiteatro di piazza Stesicoro.

Sant'Agata - dipinto del 600

Giovanni Lanfranco, Sant’Agata visitata in carcere da San Pietro e l’angelo, Galleria Nazionale di Parma

Per il Medioevo alcune fonti antiche parlano di una cappella consacrata a San Pietro stabilitasi accanto al carcere. Inoltre nel XIV secolo, sotto il dominio aragonese, proprio in questo luogo, che si trovava ai margini della Catania antica, venne costruita la prima cinta muraria della città, provvista di torrette quadrate; strutture sostituite successivamente, sotto Carlo V, dai cosiddetti “bastioni”. Ecco spiegata l’origine del famoso “Bastione di Sant’ Agata”, tutt’ oggi visibile fra il santuario e la chiesa di Sant’ Agata la Vetere.

Il primo nucleo del santuario così come lo vediamo oggi, risale al XVI secolo quando una importante famiglia catanese – la famiglia Guerrera – ne ordinò la realizzazione; si trattava della parte che oggi corrisponde al presbiterio, che aveva l’ingresso in corrispondenza dell’altare del Crocifisso. Dopo il terremoto del 1693, la chiesa venne rimaneggiata e ampliata dall’ architetto Francesco Battaglia, che aggiunse la navata e spostò l’ingresso alla posizione attuale, dandole l’aspetto che oggi noi conosciamo.

Alla metà del Settecento la chiesa venne, inoltre, impreziosita da un portale in marmo; questo elemento, datato al 1235, faceva parte dell’antica cattedrale di Catania di epoca sveva e costituisce, quindi, una importantissima e rara testimonianza di arte federiciana a Catania.

Sant’Agata al Carcere: dal Medioevo al Settecento

Facciata del Santuario di Sant'Agata al Carcere

Facciata del Santuario di Sant’Agata al Carcere con il suo bellissimo portale di epoca sveva (https://media-cdn.tripadvisor.com)

Sant’Agata al Carcere: tra storia e devozione

L’importanza del Santuario di Sant’Agata al Carcere risiede, per la maggior parte dei catanesi, nel luogo che racchiude: il carcere dove venne imprigionata la Santa patrona Agata e dove morì nella notte tra il 4 e il 5 Febbraio del 251 d.C.

Secondo gli Atti del martirio, fu proprio in questo sacro carcere che la giovanissima Agata venne imprigionata in seguito al suo rifiuto di rinnegare la propria fede cristiana; qui fu riportata dopo la tortura delle mammelle; sempre qui ricevette, secondo la tradizione, la visita di San Pietro e di un angelo che la guarirono da tutte le ferite.

Un luogo centrale, dunque, della devozione catanese che, ancora dopo molti secoli, porta con sé un’aura di spiritualità e mistero.

Se volete saperne di più e visitare questo luogo magico, non esitate a contattare gli amici dell’Associazione Etna ‘ngeniousa che tengono aperto il Santuario tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 (lunedì chiuso).

http://www.etnangeniousa.it/

Santuario di Sant’Agata al Carcere: un racconto di arte e devozione ultima modifica: 2018-02-09T11:06:40+01:00 da Elena Angenica

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