Sant’Agata nelle varie arti
Sant’Agata è stata scelta designata come soggetto in tutte le arti in tutti i tempi: dalla pittura alla scultura, dall’arte musiva e miniata a quella orafa, fino a toccare le recenti forme innovative che coniugano più settori, come quello del cake design e della street art.
Vi proponiamo un excursus sulle raffigurazioni più interessanti di Sant’Agata in queste arti, considerando non solo Catania ma anche altre città della Sicilia e di Italia.
A partire dal XII secolo, Sant’Agata viene rappresentata con i suoi attributi specifici: le tenaglie e le mammelle recise poste su un piatto.
Sant’Agata nei manoscritti miniati
Il martirio di Sant’Agata si trova raffigurato anche in un manoscritto miniato di origine francese denominato Códex Bodmer 127, datato circa 1170/1200. Qui è rappresentato il doloroso momento in cui Quinziano, con i paramenti tipici da ufficiale imperiale romano, ordina di strappare le mammelle alla vergine. Si vede il carnefice utilizzare sulla vergine catanese, una grande tenaglia che fa sgorgare copioso il sangue dalla parte offesa. Agata reca già l’aureola che la annovera tra i santi martiri.
Sant’Agata nei Mosaici
La più antica rappresentazione di Sant’Agata si trova nei mosaici bizantini della Chiesa Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna e risale al sesto secolo. Qui la Santa viene raffigurata come diaconessa, assieme ad altre sante e martiri. Un’altra importante raffigurazione si trova sempre a Ravenna nella Basilica di Parenzo: Sant’Agata appare con gli attributi generici dei martiri: la palma, il velo e la corona.
Tra il XII e il XIII secolo, la Santa compare nei mosaici della Cappella Palatina a Palermo e del Duomo di Monreale. Il mosaico a Monreale in cui è raffigurata Agata è collocato tra i Santi Antonio e Biagio che circondano il Cristo Pantocratore nell’abside.
Statue dedicate a Sant’Agata
Tantissime sono le statue, dislocate per l’Italia e il mondo, che ritraggono la Santa Martire catanese. Una delle più interessanti è conservata al Museo Diocesano di Palermo. Si tratta di una statua lignea che sormonta un prezioso fercolo barocco proviene dalla Chiesa della Confraternita di Sant’Agata extra moenia o alla Pedata di Palermo.
Il fercolo fu realizzato su disegno di Paolo Amato da maestri siciliani nel 1680 ed è adornato da delicate pitture raffiguranti i momenti salienti della vita della Santa circondata da angeli alla base.
Interessante è anche la statua di Sant’Agata, realizzata nel XVI° secolo da Martino Montanini di Bartolomeo per il Duomo di Taormina. L’opera è in marmo bianco di Carrara ed è alta 1 metro e 60 centimetri. Nel piedistallo della statua viene rappresentata, in bassorilievo, la persecuzione e il martirio. Ai margini del piedistallo si nota la presenza dell’araldica della committenza. La statua testimonia uno dei momenti più alti del manierismo meridionale.
Le tipiche candelore sono anch’esse testimonianza di pregevole fattura, dell’importanza della figura di Agata nell’arte.
Sant’Agata nell’oreficeria
Sant’Agata è ammirata per il prezioso busto reliquiario, uno dei capolavori dell’oreficeria gotica europea, realizzato nel 1373 dal senese Giovanni Di Bartolo. Si tratta di un’opera in argento ricoperto da più di trecento gioielli ex-voto donati alla Santa.
Accanto al busto, i reliquiari antropomorfi e la cassa argentea costituiscono ancora, accanto al segno della sacralità del prezioso contenuto, le prove più antiche e pregevoli dell’arte orafa catanese.
Tra le realizzazioni più preziose ricordiamo il paliotto (rivestimento che copre la parte anteriore dell’altare) realizzato dallo scultore messinese Saverio Corallo nel 1726, che decorava originariamente l’altare maggiore della Cattedrale. È fastosamente realizzato con lamine d’argento lavorate a sbalzo e a incisione. Sulla cornice superiore, da sinistra a destra, si notano alcune scene, come il processo, la fustigazione, il taglio delle mammelle, la visita di San Pietro ad Agata in catene e il rogo. In basso al centro è raffigurata l’apoteosi di Agata, incoronata da Cristo a sinistra e dalla Madonna a destra.
Altro pregevole manufatto orafo è il cosiddetto medaglione trapanese di Sant’Agata. Si tratta di un gioiello, un esemplare unico, donato dal Museo regionale “Agostino Pepoli” di Trapani a Catania e qui custodito all’interno del Museo diocesano. E’ un pendente in oro e smalto nero costellato di 132 rubini, attribuito all’orafo ericino Paolo Aversa (o de Aversa) e realizzato intorno al 1632, raffigurante il busto reliquiario di Sant’Agata. L’artista è anche noto per aver lavorato anche al tempietto in argento contenente il busto della vergine martire.
Infine altra preziosa testimonianza del culto di Sant’Agata nei gioielli si trova nel tronetto utilizzato per l’esposizione solenne dell’Eucaristia in Cattedrale, realizzato a metà Settecento, raffigurante la Santa con gli attributi che la connotano, adagiata su una nuvola, pronta per salire in gloria al cielo.
Sant’Agata nella pittura
E’ nella pittura che troviamo le maggiori rappresentazioni di Agata. Grandi artisti italiani e stranieri l’hanno ritratta. Tra di essi spiccano: Piero della Francesca, G. B Tiepolo, Sebastiano del Piombo, Giovanni Lanfranco, Francesco Guarino.
Di seguito la galleria con alcune immagini pittoriche di Sant’Agata:
La storia di Sant’Agata ha colpito gli artisti di varie epoche che l’hanno raffigurata in diversi modi, dando vita ad un’iconografia variegata, avendo come riferimento la tradizione dei racconti agiografici.
Sant’Agata nella cake design e nella street art
Quest’anno, il busto reliquiario di Sant’Agata è stato riprodotto anche in uno dei settori artistici più in auge: il cake design, che fonde arte e cucina. L’opera è stata realizzata gratuitamente e in atto di devozione dal gruppo Cake Designer di Ristoworld Italy, associazione nazionale di cucina, pasticceria, ristorazione e turismo.
Si tratta di una realizzazione unica nel suo genere: in scala reale è stato riprodotto fedelmente il busto reliquiario, gioielli compresi, utilizzando tecniche di modelling e flower, ma anche pittura e decorazione a freddo, applicate ad un particolare materiale chiamato porcellana fredda.
Agata Consoli, di Adrano, ha ideato il progetto “Agata Duci D’Amuri” coordinando un team di artiste provenienti da tutta la Sicilia che hanno lavorato a distanza all’opera assemblando poi assieme l’esito finale, prima di essere esposta stabilmente presso l’Antiquarium del Santuario del Carcere di Sant’Agata, adeguatamente protetta da una teca trasparente, donata da Francesco Platania.
Tutto questo ci testimonia la grande devozione e l’omaggio alla nostra Agata.
(Fonti: http://restaurars.altervista.org/santagata-storia-e-iconografia/ – http://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/CR230-00020).