L'ascesa internazionale del musicista jazz catanese Dino Rubino

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STORIE

Dino Rubino: il “fuoriclasse” del jazz

Thumbnail Foto Dino Copia

Dino Rubino, classe 1980, originario di Biancavilla, in provincia di Catania, è un talento assoluto del panorama jazzistico italiano.

Cresce  sin da piccolo a pane e musica, soprattutto jazz, affascinato dalle sonorità cangianti e trascinanti di questo genere, secondo alcuni esimi studiosi, nato grazie ai siciliani immigrati in America. Gli artisti che lo formano sono: Bach, Debussy, Monk,  Jarrett. Sin da subito mostra grandi capacità nello studio del pianoforte e della tromba. Nel 2009 si diploma in pianoforte al Conservatorio di Catania e si specializza in jazz al Conservatorio di Messina dove si laureerà nel 2012.

Rubino E Fresu

Il pianista e trombettista jazz Dino Rubino suona al Taormina Jazz Festival del 2012 con Paolo Fresu. Nel corso degli anni ha suonato in moltissimi Festival: Canarias Jazz, Umbria Jazz, Roma Auditorium della musica, Londra Istituto Cultura, Santiago Jazz EU, Marciac Jazz Festival, Shangai Italian Expo, Portogallo Loulè Jazz Festival, MITO jazz Festival, Umbria Jazz Balkanic Windows, Skopie Jazz Festival, Città del Messico, Caracas, Colombia, Rochester, Kiev, Toronto, Jakarta, Parigi, Lima.

Dino Rubino: i premi e le collaborazioni

Per il giovane artista catanese comincia prontamente una parabola di successo: viene premiato nel 1998 come miglior talento nazionale emergente al premio Massimo Urbani. Dino vanta già prestigiose collaborazioni con Bob Mintzer, Paolo Fresu, Adam Nussbaum, Gianni Basso, Pietro Tonolo, Flavio Boltro, Salvatore Bonafede, e molti altri.

Dal 2007 inizia una fervida collaborazione con un altro nome di spicco del jazz siciliano e italiano, Francesco Cafiso, insieme al quale interagisce con jazzisti di fama mondiale.

Dino Rubino: la carriera

Nel corso degli anni ha suonato in moltissimi Festival nazionali ed internazionali: Canarias Jazz, Umbria Jazz, Roma Auditorium della musica, Londra Istituto Cultura, Santiago Jazz EU, Marciac Jazz Festival, Shangai Italian Expo, Portogallo Loulè Jazz Festival, MITO jazz Festival, Umbria Jazz Balkanic Windows, Skopie Jazz Festival, Città del Messico, Caracas, Colombia, Rochester, Kiev, Toronto, Jakarta, Parigi, Lima.

Nel 2014, è stato ospite presso l’Istituto di Cultura Italiano di Parigi all’interno della rassegna “Les promesses de l’Art“.

Oggi Dino vive a Parigi, dove porta avanti diversi progetti e collaborazioni, ma continua ad essere legato alla Sicilia. E’ambasciatore del jazz nel mondo.

Pianista di formazione classica e jazz, Dino Rubino cresce tra influenze musicali di Bach, di Debussy, di Monk, di Jarrett e del post-bop

Pianista di formazione classica e jazz, Dino Rubino cresce tra le influenze musicali di Bach, di Debussy, di Monk, di Jarrett e del post-bop.

L’intervista a Dino Rubino

Dino Rubino, benvenuto su It Catania. Vogliamo far conoscere la tua personalità e la tua attività ai tanti catanesi sparsi nel mondo. Sei uno dei catanesi eccellenti e talentuosi che trovano successo in Italia e all’estero. Qual è un aggettivo che ti descrive?

Curioso, molto curioso.

Cosa rappresenta per te la musica? Quale immagine o simbolo sceglieresti per presentarla?

La musica è luce e ombra, respiro, è un cammino verso me stesso e gli altri, la musica è per me come una bussola, è ciò che ha dato (e dà) senso a gran parte della mia vita, è il mezzo più importante che mi insegna tutti i giorni, con alti e bassi, a stare nel mondo.

Dino Rubino al piano

Dino Rubino oggi vive a Parigi ma continua ad essere legato alle proprie radici e alla Sicilia.. E’ambasciatore del jazz nel mondo.

Dino Rubino: il rapporto con Catania e con l’estero

Com’è la situazione a Catania, città da cui sei partito, dal punto di vista musicale?

Catania è una città molto frizzante, piena di vita e musicisti. Purtroppo non vi sono molti luoghi dove poter fare musica jazz dal vivo, per contro ci sono molti giovani musicisti che si avvicinano a questa musica.

Qual è il riscontro che un artista siciliano ha all’estero?

La Sicilia ha dato i natali ad alcuni dei musicisti più importanti della storia del jazz: Nick La Rocca, Tony Scott, Joe Venuti, Frank Sinatra. Il nostro patrimonio musicale, considerando le innumerevoli colonizzazioni, è estremamente ricco di contaminazioni di ogni genere. Essere siciliani dunque è senz’altro un valore aggiunto che ci viene riconosciuto anche all’estero.

Parlaci delle tue collaborazioni. In cosa gli altri artisti ti hanno influenzato? Quali elementi hai mutuato e fatto tuoi?

Ci sono alcune collaborazioni che ti segnano più di altre, così come ci sono musicisti che ti influenzano più di altri. Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di incrociare molti musicisti; ricordo con molto affetto i primi concerti tenuti a quindici anni con Gianni Basso ed Enzo Randisi.

I progetti

Che musica ascolti al di fuori del Jazz?

Amo la musica in tutte le sue forme e generi, ascolto di tutto. Per contro non avrei potuto suonare nessun altro genere al di fuori del jazz; con questo non intendo etichettare il “jazz” come un certo tipo di musica, per me il termine jazz ha il significato di libertà. Solo questa musica può darti quel senso sconfinato di libertà che rende tutto così bello, eccitante e misterioso come se fosse sempre la prima volta. In questo periodo ho ripreso ad ascoltare Erroll Garner, Bill Evans, Dizzy Gillespie, ma ascolto anche Paolo Nutini, Kurt Cobain e Bob Dylan, Federico Mompou e Vladimir Horowitz.

Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri?

E’ stato pubblicato recentemente l’ ultimo lavoro discografico che si chiama “Where is the Happiness?”, adesso sto già pensando al prossimo disco che penso sarà un nuovo punto di partenza. Ho inoltre registrato l’ultimo disco di Aldo Romano, “Mélodies en noir et blanc”, questo mi consente di tenere dei concerti in Francia. Infine in Ottobre registrerò il nuovo progetto musico/teatrale di Paolo Fresu dedicato a Chet Baker, progetto che ci vedrà in giro per l’Italia da Novembre 2018 a Febbraio 2019.

C’è un fil rouge che lega i tuoi album?

Penso che sia il mio amore per la musica, amore che con gli anni continua a cambiare, amore mai statico e scontato, un amore vivo e passionale, fatto anche di alti e bassi ma di certo vero e profondo.

Il tuo messaggio per i lettori di It Catania.

Vorrei lasciarvi con questo proverbio siciliano ed augurare a voi tutti una estate piena di danza: “carni fa carni, pani fa panza, vinu fa danza”.

Dino Rubino: il “fuoriclasse” del jazz ultima modifica: 2018-04-26T10:51:05+02:00 da SABRINA PORTALE

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