Un momento in cui cittadini e cittadine hanno rivendicato un’istanza primaria, la cui importanza è sottovalutata. Un avvenimento della storia più recente che va ricordato e di cui tenere la memoria. La rivolta dell’acqua a Palagonia, paese dell’entroterra catanese, ha lasciato un segno rispetto alle rivendicazioni popolari in Sicilia.
Ricostruzione dei fatti
In paesi ci sono stati sempre problemi costanti e continui rispetto all’erogazione del servizio idrico. Sussiste il razionamento dell’acqua, che arriva ogni 4-5 giorni. Una grave carenza che pone pesanti difficoltà ai/le palagonesi. Messi/e a dura prova essi/e decidono di scendere nelle strade e nelle piazze il 12 aprile 1980. Gli/e abitanti hanno organizzato un corteo che ha attraversato Palagonia. Un paese ufficialmente democratico e civile ha il dovere di erogare le risorse primarie per vivere come l’acqua. Un’insurrezione popolare, con cittadini e cittadine che hanno fatto confluire la rabbia per reclamare un diritto. Essa ha portato i/le palagonesi a dare a fuoco a tutti i luoghi rappresentativi dell’arco istituzionale, quali sedi dei partiti, portoni delle case e dei politici, la segreteria e l’esattoria comunale, nonché l’entrata e l’uscita del paese.
La sommossa popolare è seria e decisa, i/le palagonesi sono irremovibili nelle loro fondamentali rivendicazioni. Il commissario straordinario Lo Franco si sostituisce alla giunta comunale, facendo da intermediario tra Comune e Regione per trovare una soluzione. L’approvvigionamento idrico trova affidamento temporaneo ai pozzi privati Blandini, Frangello e S. Antonio. Una mobilitazione che ha portato i suoi risultati. Protagoniste le donne palagonesi, scese nelle strade in quanto portatrici della libertà femminile, declinata nell’impegno sociale e nella possibilità di esprimersi.
La rivolta dell’acqua, un problema ancora attuale
I fatti di Palagonia dell’aprile 1980 rimandano al problema legato alla gestione della risorsa idrica. Sempre più incombe il rischio di privatizzazione dell’acqua. Alla fine del 2023 in molti comuni italiani la gestione del Servizio Idrico Integrato è scaduta. Così, per evitare l’ingresso dei privati, i Comuni, nelle vesti dei loro rappresentanti, devono convocare le conferenze dei sindaci. Lo scopo è costituire il gestore unico pubblico che si occuperà di erogare l’acqua pubblica. La legge prevede che sindaci e consiglieri comunali hanno il dovere di governare il Servizio Idrico Integrato, ma spesso tali rappresentanti sono inadempienti.
La rivolta dell’acqua a Palagonia costituisce un esempio a di rivendicazione popolare in un’epoca in cui, come per i fatti di Avola o per le manifestazioni contro il governo Tambroni, ancora la gente credeva agli ideali per cui battersi. L’acqua come bene comune, una risorsa preziosa che rischia di passare ai privati o di scarseggiare sempre più. La carenza di piogge in quest’inverno mite è preoccupante, pertanto occorre essere più sensibili verso la giustizia ambientale e comprendere la situazione. L’acqua è bene da difendere per svariati motivi, come l’inadempienza dei Comuni nel mantenerla pubblica e quindi evitare le speculazioni dei privati. Poi la crisi climatica e gli sprechi legati alla generazione delle merci; per produrre il superfluo si distrugge l’essenziale, ovvero Madre Natura con le sue risorse, tra cui l’acqua.