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Rame di Napoli: un elogio al biscotto catanese

Ognissanti e Festa dei Morti, le rame di Napoli

Rame di Napoli, meraviglia tra le meraviglie. Capolavoro, simmetria perfetta di elementi e guai a chiamarlo biscotto, suonerebbe come un insulto! Anche questa volta, tra vaneggiamenti e ironia, mi punge vaghezza raccontarvi del rapporto tra i catanesi e il cibo o tra me e le delizie della cucina catanese. Del tempo scandito tra un morso e l’altro, della festività legati ai santi e ai morti e perché no, anche di Aureliano Buendía.

Rame di Napoli, di vaneggiamenti e bontà

La fine dell’estate e l’inizio dell’autunno mi hanno sempre procurato uno stato di allegria. L’autunno, però, in Sicilia esiste solo come stagione dell’anima. Quest’anno, più che mai, a confermare tale tesi, le temperature non accennano a volersi abbassare e questa perenne estate mi confonde e instilla in me idiosincrasie sempre più forti. Tra il vacuo e l’arbitrario i miei vaneggiamenti assumono forme sempre più grottesche. Così, mi sono svegliata e ho pensato di raccontarvi, ancora una volta, del mio rapporto con il cibo. Sì, lo so, la questione mi sta sfuggendo di mano e sta quasi sfiorando il patologico (ribadisco che questo articolo, così come tutti gli altri sul cibo lo potrà capire il mio unico e affezionato lettore che da sempre mi segue e si “accolla” di leggere le mie fesserie).

Alla fiera dei morti i dolci sono i protagonisti assoluti nelle bancarelle.
Alla fiera dei morti i dolci sono i protagonisti quasi assoluti nelle bancarelle

Dunque… l’autunno è la stagione che prediligo. La stagione sleale, usando le parole di Gesualdo Bufalino. La stagione in cui un giorno puoi andare a mare e l’altro puoi ritrovarti a imprecare perché hai dimenticato l’ombrello. L’autunno trova la sua massima espressione con il mese di novembre che nell’immaginario collettivo profuma di spezie e si tinge delle sfumature del rosso e dell’arancione. In questo groviglio di colori e di odori campeggiano loro. Abbaglianti, superbe e magiche. Le Rame di Napoli fanno capolino tra i banconi delle pasticcerie, dei panifici e dalle mani sapienti dei catanesi che le preparano in casa.

Il nostro Natale

Le Rame di Napoli, personalmente, hanno sempre accompagnato la festa dei Morti. Una festa alquanto sentita per i catanesi e che una volta rappresentava il nostro Natale. La notte tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana che “ospitava” un bambino, si popolava di defunti. I bambini, prima di andare a dormire, mettevano un cesto sotto il letto e comunicavano i loro desideri ai cari scomparsi. Il giorno dopo, come di consueto, i bambini trovavano giocattoli o dolcetti (acquistati dai genitori e parenti nelle tradizionali sagre, come la fiera dei morti di Catania).

Rame di Napoli, miste
Foto C. Gatto

Io, tra dolci e giocattoli, ho sempre preferito loro, le Rame. Classiche, con all’interno la nutella, la marmellata o il pistacchio, non importa! Le preferisco ancora oggi che ho superato abbondantemente e da qualche decennio l’età della fanciullezza. Non so, non riesco a spiegare i motivi, ma le Rame coincidono con questo periodo e senza di loro non è festa dei morti. Perché Aureliano Buendía? Perché voglio parlarvi di un personaggio letterario partorito della mente di uno scrittore che forse non ha mai avuto la fortuna di mangiare questo dolce catanese? Nessuna spiegazione valida. Qualche anno fa, semplicemente, stavo leggendo (sicuramente ri-leggendo) il libro di Marquez e mio padre è rientrato in casa con un vassoio di Rame di Napoli. Ho scattato la foto per mandarla a mio fratello (non ricordo in quel periodo dove viveva, ora sta in Germania) e quel libro si è ritrovato sulla scena. Da catanese, affetta da liscìa, ho “partorito” una delle mie frasi e ho inviato la foto con questa dicitura: “Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere le Rame di Napoli.

Quest’anno, purtroppo, non sarò a Catania in quei giorni, ma conto di prepararle in casa (qui la ricetta). Voi “addubbatevi” anche per me e buone festività. Al prossimo vaneggiamento.

Rame di Napoli: un elogio al biscotto catanese ultima modifica: 2022-11-02T09:00:00+01:00 da Cristina Gatto

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