Un evento tanto singolare quanto ricreativo, tra arte e musica. Un’occasione di aggregazione e di sensibilizzazione verso un aspetto purtroppo ancora presente nella società odierna. Pink Expo è una mostra contro la violenza sulle donne, che ha avuto luogo lo scorso sabato contro la violenza sulle donne, che ha avuto luogo presso Officina Rebelde, realtà da sempre antisessista.
Chi ha organizzato l’evento
Gli attivisti e le attiviste di Officina Rebelde hanno collaborato con il Collettivo Pluralista Etneo nell’organizzare l’allestimento. L’intento è anzitutto rivalutare gli spazi volti all’aggregazione e socialità, dopo oltre due anni che questa condizione ha subìto forte ostruzionismo. Il tessuto sociale, inoltre, a causa dei ritmi di vita sempre più alienanti, tande a sfaldarsi sempre più. Eventi come Pink Expo portano le persone soprattutto le più giovani, ad incontrarsi, nonché ad elaboraree maturare idee. Il Collettivo Pluralista Etneo si ispira a princìpi libertari, fondati sulla non violenza e contro il dislivello nelle relazioni interpersonali. Si esprime tutto ciò attraverso l’arte, la cui valenza politica viene spesso dimenticata, come rottura dei parametri prestabiliti.
Officina Rebelde ha organizzato l’esposizione pure per evidenziare come ancora il patriarcato è radicato nel contesto sociale e permea le istituzioni. Esse stesse spesso sono le artefici della violenza contro le donne. L’arte diviene mezzo politico, ma spesso si accantona questa sua dimensione. Inoltre si pone importanza all’individualità del singolo, ciò che, attraverso le doti intellettive e creative, riesce a trasmettere. Il risultato di ciò, poi, diviene fruibile per la collettività; questa è un’altra finalità dell’esposizione.
Pink Expo: le caratteristiche della mostra
Diverse espressioni artistiche hanno trovato esposizione, anzitutto la stampa di Agata della bottega Baubò sulla sacralità dell’utero. Si sottolinea la forza generatrice delle donne, corrispondente alla funzione riproduttrice; il femminile che tiene in grembo la vita. Una dimensione strettamente correlata con Madre Natura, per i suoi cicli vitali. Nella stampa, inoltre, affiora la correlazione ancestrale tra le fasi del ciclo mestruale e le fasi lunari; le ovaie corrispondono a due serpenti, simbolo richiamante la femminilità e la sessualità.
Giulia Elena e Grazia D’Aquino, coi loro ritratti a matita sui nudi femminili, rappresentano la dimensione emotiva delle donne, che manifestano con tutta la loro carnalità. Vi sono pure le didascalie di Micol, disegni rappresentanti la crudezza della violenza contro le donne. Questa si manifesta sotto varie declinazioni, cioè fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica. Il revenge porn è un esempio di violenza ricattatoria, nella sfera più intima per una donna. Fenomeni estremi come il femminicidio e lo stupro costituiscono solo la punta dell’iceberg rispetto a un insieme di credenze, idee, termini, atteggiamenti e tanto altro che veicolano il sessismo e la misoginia.
Un’esposizione a tutto tondo
Le fotografie di Salvatore Alfieri richiamano anch’esse la sacralità del femminile e la stretta connessione con la Grande Madre. Accanto a queste gli scatti di Elena Raciti, dal nome Avoja, ,emtre vicino i disegni di Micol vi sono le foto di Jus. Qui vi è una ragazza che vive liberamente il rapporto col suo corpo, andando oltre i canoni estetici dei mass media. Un’esposizione assolutamente variegata, in cui il tema della violenza contro le donne affiora sotto tante sfaccettature.
Pink Expo è un’iniziativa che ha permesso di esprimere a diverse ragazze il proprio potenziale creativo, partendo da una tematica estremamente attuale la quale ha radici millenarie.
