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MEMORIA

L’incendio al Palazzo degli Elefanti e i dissidenti nel post-guerra

Palazzo degli Elefanti - le scale interne del Municipio. Foto di: Salvo Puccio

Era una fredda giornata di dicembre quando alcuni giovani fecero irruzione all’interno del Palazzo degli Elefanti appiccando un tragico incendio. Nel 1944, in un’Italia ormai stanca della guerra, Catania fu protagonista di molteplici attacchi al “potere” da parte di giovani appartenenti a schieramenti politici diversi.

Stufi di essere le pedine di uno Stato-padrone che comandava sulla sorte degli italiani, in una guerra confusa e intrisa di ideologie, i contestatori catanesi decisero di lasciare il segno facendo incursione in molti palazzi storici di Catania, incendiandoli o distruggendoli.

Un esempio fu l’attacco al Palazzo degli Elefanti (il Municipio) che sarà completamente incendiato il 14 dicembre del 1944.

“Non si parte!”: la protesta che interessò l’intera Catania

Prima dell’incendio al Palazzo degli Elefanti ci furono diversi assedi in vari palazzi catanesi. Uno tra questi il distretto militare che allora si trovata in Piazza San Domenico. Qui, il sarto Antonino Spampinato, morì a causa di un colpo alla testa stramazzando al suolo. L’episodio contribuì ad intensificare le scorrerie. La sede dell’associazione Combattenti, il palazzo del Banco di Sicilia in via Vittorio Emanuele, il Palazzo Tezzano (ex Palazzo di Giustizia) non saranno risparmiati dai rivoltosi.

Palazzo degli Elefanti - Veduta su piazza Duomo dal Palazzo degli Elefanti. Foto di: Salvo Puccio
Veduta piazza Duomo dal Palazzo degli Elefanti. Foto di: Salvo Puccio

Il Palazzo delle Poste, invece, preso di mira, sarà salvato grazie al responsabile provinciale Francesco Spina che riuscì a convincere i giovani a non appiccare il fuoco.

L’assalto e l’incendio al Palazzo degli Elefanti

L’assalto al Municipio catanese da parte dei rivoluzionari avvenne nella giornata del 14 dicembre ’44. Al primo accenno di sommossa, il Primo Cittadino e il capo dei Vigili del fuoco abbandonarono il Palazzo. Pochi istanti e l’intero edificio fu avvolto dalle fiamme.

L’incendio del Palazzo degli Elefanti sarà ricordato nella storia come una delle peggiori catastrofi verificatosi in quel di Catania. L’eruzione del 1669 e il terremoto del 1693 che hanno interessato le zone del catanese non sono riuscite a distruggere ciò che invece ha fatto l’incendio al Municipio. Parte della storia catanese, fatta di oggetti, documenti, libri, arredi e opere d’arte, andò in fumo in poco tempo.

La storia distrutta

Le pitture di Giuseppe Sciuti e Michele Rapisarda non furono risparmiate dal fuoco, così come i volumi degli atti dei giurati dal XV secolo al 1817, documenti del periodo Giacobino-carbonaro e della rivoluzione catanese del 1837, cimeli dell’Unità d’Italia e documenti che raccontavano la Grande Guerra. Andò perso pure il cannone di Peppa la Cannoniera. L’edificio bruciò per tutto il pomeriggio e solo in serata i Vigili del fuoco riuscirono a dominare le fiamme.

Palazzo degli Elefanti - salone interno. Foto di: Salvo Puccio
Uno dei saloni interni del Municipio catanese. Foto di: Salvo Puccio

Palazzo degli Elefanti: la ricostruzione

Trascorreranno ben 8 anni prima di poter rivedere fiorire il Palazzo degli Elefanti. E sarà un espediente a garantire il tanto agognato finanziamento per la ricostruzione. Infatti, il Prefetto e le autorità locali dichiareranno al Ministero dei Lavori Pubblici e al Provveditorato alle Opere Pubbliche di Palermo che quei danni furono causati dalla guerra, e non dai rivoltosi catanesi.
Fu il Sindaco Magrì, nel 1952, ad entrare per primo all’interno del Palazzo finalmente restaurato.

L’incendio al Palazzo degli Elefanti e i dissidenti nel post-guerra ultima modifica: 2020-01-14T10:14:06+01:00 da Valentina Friscia

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