La via luminaria e le carrozze sono fra le curiosità di cui vi vogliamo parlare in occasione delle feste agatine targate 2022 e ancora condizionate, nel loro svolgimento, dalla pandemia.
La via luminaria e le carrozze
La strada principale della Catania medievale si chiamava “Strada della Luminaria“; essa costituiva il fulcro della città anche e soprattutto durante la festa di Sant’Agata. Non a caso era il tratto più illuminato di Catania. La strada era percorsa, la mattina del 3 febbraio, dalle carrozze su cui salivano gli aristocratici e i politici più influenti della città per partecipare attivamente ai festeggiamenti.
A parlarci delle tradizioni e dei riti tipici della festa di S. Agata fu Alvaro Paternò del Castello, il quale scrisse il primo libretto dove illustrava e regolamentava tutta la festa in un preciso cerimoniale che in parte ancora oggi viene seguito. Altr testimonianze sono quelle di Pietro Carrera e di G. B. Guarnieri.
La festa del 3 febbraio
Il 3 febbraio è da sempre dedicato alla processione della “luminaria” durante la quale la città, in segno di omaggio e devozione, offriva la cera a S. Agata. Oggi continua a essere ancora così.
Sin dalle origini della festa barocca, il momento più sentito nella processione del 3, erano i 30 ceri votivi che gli esponenti di tutti i mestieri, radunati in corporazioni, offrivano alla Santa. La processione avveniva durante il giorno: i ceri venivano consegnati spenti. Ognuno di questi esponenti pagava una tassa per il mantenimento del collegio e per illuminare la cattedrale e l’altare di S. Agata. Tradizionalmente, la prima parte della mattinata venivano allestiti i palchi dai quali i membri dell’aristocrazia e le persone più in vista della città potevano assistere alla processione della santa. A mezzogiorno le autorità, il clero, i rappresentanti delle corporazioni delle arti e dei mestieri, attraverso la via principale, andavano a occupare i migliori posti per assistere e partecipare alla processione. Essa, ai tempi di Alvaro Paternò Castello, si concentrava presso la storica “Porta di Aci“, nei pressi di Piazza Stesicoro. Dopo alcuni momenti centrali, la processione procedeva fino a piazza Duomo per concludersi in cattedrale.
La via o strada luminaria
E’ conosciuta anche come “Strada Maggiore” o “Strada Luminaria”; essa esisteva prima del terribile terremoto del 1693. Nel suo percorso non era una linea retta ma una curva verso ovest. Originariamente essa non coincideva con la “via Etnea” ma partiva dal mare, passava dalle mura di Carlo V e dalla Porta dei Canali, arrivava al Piano degli Studi attuale Piazza Università, continuava verso la Collegiata per concludersi nei pressi di via Manzoni; dopo proseguiva col nome di “Strada Nuova”. Così era conosciuto questo tratto che aveva un profondo significato storico.
Fu Giuseppe Lanza, duca di Camastra, magistrato e rappresentante del governo spagnolo, a occuparsi della ricostruzione di Catania all’indomani del terremoto, in particolare fu lui a decidere di allargare la via estendendola fino ai Quattro Canti e, in un secondo momento, fino in piazza Stesicoro. Essa da Via Luminaria divenne Via Stesicorea. La strada assunse definitivamente il nome di via Etnea nell’Ottocento, con il prolungamento sino al Tondo Gioeni (Fonte: Obiettivo Catania).
L’edizione 2019, l’ultima che ha visto gli ultimi festeggiamenti della nostra Santa, si ricorda anche per le illuminazioni artistiche che hanno abbellito e illuminato il tratto iniziale di via etnea, partendo da piazza Duomo, costeggiando anche Palazzo degli Elefanti. Le luci scenografiche hanno riprodotto una sorta di raffinato e ricchissimo ricamo che ha attirato il consenso di tanti catanesi. Un omaggio tributato all’antica denominazione.
L’offerta della cera e il passaggio delle carrozze del Senato
L’inizio della festa, sia negli anni passati che nei tempi più recenti, continua ad essere associato alla “processione dell’offerta della cera” da parte dei rappresentanti politici della città, dalle associazioni e anche dal popolo. Tutti attendono il tradizionale passaggio delle Carrozze del Senato che sancisce ufficialmente l’entrata nel vivo delle celebrazioni. I ceri votivi vengono benedetti all’interno dei locali della chiesa di S. Agata alla Fornace, luogo del martirio della patrona.
L’offerta della cera a Sant’Agata, donata dall’amministrazione comunale, dall’Università di Catania, dalle autorità militari, dalle confraternite, dalle associazioni Agatine e così via, continua a essere una delle tappe più partecipate e amate dai catanesi e dai devoti.
La mattina, il Sindaco, il Presidente del Consiglio Comunale, due Assessori ( ma a volte gli occupanti cambiano) salgono sulle storiche carrozze per per recarsi alla processione. Le carrozze escono dal cortile del Palazzo di Città, percorrono via Etnea per giungete alla Chiesa di S. Agata alla Fornace o San Biagio. Alla processione partecipano S. E. Mons. Arcivescovo, i Capitoli delle Basiliche Cattedrale e Collegiata, il Clero, gli alunni del Seminario Arcivescovile, il Prefetto, il Sindaco con la giunta, il Presidente del Consiglio Comunale con i Consiglieri, il Magnifico Rettore, gli Ordini Equestri Pontifici, il Sovrano Militare Ordine di Malta, l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, le Autorità militari nonché i Gonfaloni della Città, della Città metropolitana e dell’Ateneo seguiti dalle storiche berline del Senato e dai Cerei. Presenti anche le folcloristiche candelore, con la musica e la tipica “annacata” e le Ntuppatedde.
Il passaggio delle carrozze è fra i momenti più attesi dai cittadini catanesi. Particolare anche il ricorso ai figuranti, abbigliati in abiti d’epoca di colore blu cobalto e bordeaux, con parrucca bianca, dando vita a un vero e proprio corteo barocco.
Le carrozze
Le protagoniste del 3 febbraio sono due carrozze risalenti al 1700 e commissionate dal Senato catanese per accrescere il decoro, lo sfarzo e la dignità dell’istituzione cittadina. Questo espediente si ritrova anche in altre città come a Palermo, Messina, Siracusa e Acireale. Le carrozze sono diverse per dimensioni e decorazioni. Da pochi anni si trovano custodite all’interno dell’atrio di Palazzo degli elefanti, una a destra e l’altra a sinistra, fra l’effige marmorea che celebra i simboli di Catania e la stazione della polizia locale.
Si tratta di due berline risalenti al XVIII secolo col tempo divenute un emblema dell’intera cittadinanza che in esse vede ancora oggi il simbolo della tradizione. In occasione della festa del 3 febbraio escono dal palazzo per essere ammirate dai cittadini e per riproporre il voto del Senato catanese all’amata Patrona della città.
Una differisce dall’altra per dimensioni e decorazioni.
La carrozza del Sindaco
La prima e più importante è la carrozza del sindaco. Viene condotta in strada da due cavalli bianchi. E’ una berlina di tipo imperiale a quattro ruote coperta e con finestrini chiusi da vetri incorniciati da decorazioni in oro. Spicca il frappo rosso con ricamati decori e i simboli e lo stemma della città. Rosso in velluto anche la tappezzeria interna, dove spiccano i cuscini e la frangia. Particolari anche gli intarsi interni ed esterni su legno.
Si tratta di un classico esempio di carrozza di gran lusso, in uso in epoca barocca dalle autorità e dignitari dell’epoca; la data della sua istituzione ci viene confermata dai documenti dell’epoca. E’ tradizione, durante il percorso, mostrare al sindaco gradimento o disapprovazione rivolgendogli un applauso. Il sindaco, in quest’occasione, si unisce alla sua città. Un momento che rivela gradimento e disapprovazione dei cittadini verso l’operato del proprio rappresentante.
L’altra carrozza è più piccola, anch’essa è trainata da due cavalli bianchi ma non ha drappi né tappezzeria rossa; essa presenta intarsi, decori; al proprio interno ospita solitamente altri componenti dell’amministrazione e segue quella del sindaco.
Un’antica tradizione che ancora permane quella delle carrozze, una testimonianza storica artistica di grande importanza, tanto da divenire un simbolo cittadino identitario. Un’altra tradizione da riprendere e rinnovare, quella di illuminare e ricordare la Via Luminaria che sancisce un rinnovato legame con la storia di Catania.
Foto copertina di S. Portale
Fonte: Agata, la Santa di Catania, a cura di V. Peri; Obiettivo Catania.