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Sant’Agata: la storia e il significato del “sacco”

La Festa di Sant'Agata si anima grazie alle vesti, alle preghiere, alle grida di tutti i devoti che la seguono incessantemente nei giorni e notti difesta

E’ uno dei simboli più rappresentativi della festa di Sant’Agata: parliamo del “sacco“, il tradizionale abito che indossano i devoti di Agata, colorando e animando le vie della città, dimostrando il loro amore con preghiere, inni, dimostrazioni di amore.
I devoti con la veste bianca accompagnano Sant’Agata lungo tutto il percorso cittadino nei giorni di festa. Il sacco è anche testimonianza di fede e devozione. Scopriamone storia e significato.

Il “sacco” votivo di Sant’Agata: possibile origine

Secondo le fonti, il sacco trae origine da un vero e proprio abito liturgico, il cosiddetto “sak”, un indumento fatto di stoffa ruvida, usato per castigare ed umiliare le carni, indossato dagli uomini di origine ebraica in occasione di lutti o penitenza. (Leggi qui). Altri accostano questa veste alla tradizione pagana che celebrava la dea Iside, con cui il culto di Agata condividerebbe molti elementi.

La tradizione vede invece l’uso del “sacco” divenire pratica in occasione del 17 agosto 1126, data del ritorno a Catania delle reliquie della Santa, trafugate a Costantinopoli dal bizantino Giorgio Maniace nel 1040. I catanesi, per festeggiare il ritorno di Agata, uscirono nel cuore della notte indossando una lunga camicia bianca. L’origine certa rimane tuttavia ancora ignota e varie sono le ipotesi di derivazione.

I devoti indossano un vestiario formato da cinque elementi essenziali: un saio di cotone bianco detto saccu, un copricapo di velluto nero detto scuzzetta, un cordone monastico bianco intorno alla vita, dei guanti bianchi e un fazzoletto bianco, con cui si acclama la patrona col tradizionale grido: ” Semu tutti divoti tutti? Cittadini viva sant’Aita!”.
I devoti indossano un vestiario formato da cinque elementi essenziali: un saio di cotone bianco detto saccu, un copricapo di velluto nero detto scuzzetta, un cordone monastico bianco intorno alla vita, dei guanti bianchi e un fazzoletto bianco, con cui si acclama la patrona col tradizionale grido: ” Semu tutti divoti tutti? Cittadini viva sant’Aita!”.

Come è fatto il sacco e come si indossa

I devoti indossano un vestiario formato da cinque elementi essenziali: un saio di cotone bianco detto saccu, un copricapo di velluto nero detto scuzzetta, un cordone bianco da mettere intorno alla vita, dei guanti bianchi e un fazzoletto bianco, con cui si acclama la patrona col tradizionale grido: ” Semu tutti divoti tutti? Cittadini viva sant’Aita!”.
La veste tradizionale si compone anche della coccarda con l’effige della Santa ritratta al carcere, posta sul cuore. Essa è segno distintivo di appartenenza allo storico “Circolo di Sant’Agata“, fondato dal cardinale Dusmet.
Originariamente la veste era di color cenere. Ai sacchi bianchi si accostano spesso quelli verdi, indossati dalle donne, che richiamano al colore della tunica indossata da Agata durante il martirio, testimoniata da un dipinto che ritrae Sant’Agata con una tunica verde presente all’interno della cattedrale. Indossare il sacco bianco prima era una prerogativa riservata agli uomini, oggi anche le donne vestono il saio bianco.
Il sacco si indossa la notte del 4, il 5, il 6 febbraio, il 12 febbraio (in cui si celebra l’Ottava) e il 17 agosto.

Significato

Il “sacco bianco” rimanda alla “veste battesimale”, richiamandone la purezza. La “scuzzetta” ricorda la cenere e indica la sottomissione e l’ umiltà. Il “cingolo” o cordone ricorda “l’impegno a servizio dei fratelli”. I “guanti” servono per accostarsi con rispetto alla santità di Agata. Il “fazzoletto” ricorda “l’ acclamazione da rivolgere alla Santa Patrona”.

I colori sono i protagonisti di questa festa: il bianco del saio, il bianco dei garofani posti sul fercolo il 5 febbraio, il rosso dei drappi appesi ai balconi delle città, l’oro delle candelore, il verde delle olivette, il giallo dei cedri, il rosso dei garofani osti sul fercolo il 4 febbraio, colore che rimanda al martirio di Agata.

Il "sacco bianco" rimanda alla "veste battesimale", richiamandone la purezza. La "scuzzetta" ricorda la cenere e indica la sottomissione e l' umiltà. Il "cingolo" o cordone ricorda "l' impegno a servizio dei fratelli". I "guanti" servono per accostarsi con rispetto alla santità di Agata. Il "fazzoletto" ricorda "l' acclamazione da rivolgere alla Santa Patrona".
Il “sacco bianco” rimanda alla “veste battesimale”, richiamandone la purezza. La “scuzzetta” ricorda la cenere e indica la sottomissione e l’ umiltà. Il “cingolo” o cordone ricorda “l’ impegno a servizio dei fratelli”. I “guanti” servono per accostarsi con rispetto alla santità di Agata. Il “fazzoletto” ricorda “l’ acclamazione da rivolgere alla Santa Patrona”. Foto: Gruppo Facebook Devoti di Sant’Agata.

Ex Voto

Solitamente esso si indossa a seguito di un voto, di una promessa, dopo aver ricevuto una grazia o un miracolo o per devozione. Prima di essere indossato per la prima volta, solitamente, si fa benedire in cattedrale, insieme a tutti gli altri indumenti. Ad essi spesso si affianca un rosario, recitato durante le processioni. Solitamente “U saccu” si tramanda da padre e madre a figli e figlie. Tanti sono ogni anno i neonati, i bambini che vestono il saio. Il “sacco” si indossa per dimostrare appartenenza. Molti sono anche i non catanesi, provenienti dai paesi della provincia di Catania o addirittura da altre province siciliane che lo indossano. Indossare il sacco porta anche a non operare differenze sociali: tutti sono accomunati dalla stessa veste e dallo stesso sentimento.

Il sacco è rivenduto in alcune delle botteghe più antiche del centro storico lungo le vie Plebiscito, Manzoni, Garibaldi. Molti rivenditori allestiscono le vetrine organizzando dei veri e propri altarini con tutti i simboli religiosi e folcloristici della festa agatina.

Testimonianze

Devozione, passione, fede, folclore sono i sentimenti che animano questa festa. Sono tante le testimonianze dei devoti che vestono il sacco e dimostrano così il proprio attaccamento alla santa. I devoti la guardano scrutando la sua espressione che, secondo un’antica tradizione, indica se l’annata sarà positiva o negativa.

E’ uno dei simboli più rappresentativi della festa agatina: parliamo del “sacco“, il tradizionale abito che indossano i devoti di Agata, colorando e animando le vie della città, dimostrando il loro amore con preghiere, inni, testimonianze.
E’ uno dei simboli più rappresentativi della festa agatina: parliamo del “sacco“, il tradizionale abito che indossano i devoti di Agata. Alcuni negozi storici del centro espongono il tradizionale “sacco” qui ci troviamo in via Manzoni. Foto di S. Portale

La accompagnano lungo il giro interno e d esterno della città, intonando le lodi e i motti tradizionali, testimoniando la presenza costante di Agata nella loro vita. C’è chi indossa il sacco per ringraziare la Santa per un’avvenuta guarigione, per la una nascita di figli desiderati, per quel lavoro finalmente ottenuto. C’è anche chi vive lontano da Catania e solitamente scende in quei giorni per sentire e dimostrare il profondo attaccamento. Tante storie, tante lacrime, tante emozioni. Sant’Agata è tutto questo.

Una veste da rispettare

Negli anni, però, tante volte molti devoti non sono stati degni di esser chiamati così, non hanno portato rispetto a quest’abito e soprattutto alla Santa, dando vita a disordini ed episodi di poca legalità. Spesso indossare il sacco è divenuto una “moda”, snaturando il significato di tale abito liturgico. Il devoto è colui che è legato alla Santa tutti i giorni, non solo quando indossa il sacco nei giorni di festa.

Nota della Diocesi di Catania sul “sacco” da indossare durante le festività agative 2021

La Diocesi catanese ha diffuso una nota che dà indicazioni sull’uso del sacco durante queste festività agatine limitate dal Covid-19. Ecco si seguito il comunicato: “I fedeli che lodevolmente hanno indossato il “sacco” votivo di Sant’Agata negli anni trascorsi o che desiderano indossarlo quest’anno, per la prima volta, a seguito di un voto, lo indossino volentieri e chiedano la benedizione nella chiesa più vicina alla propria abitazione secondo le norme vigenti. Indossare nei giorni di festa il “sacco”, anche solo nella propria casa, mentre si partecipa alle dirette delle varie celebrazioni, sarà un segno d’amore a Sant’Agata e ci permetterà di sottolineare la nostra identità di battezzati, cristiani che intendono ispirare la propria vita al messaggio ed alla testimonianza della nostra amatissima concittadina e patrona, che ha dato la vita per essere fedele al Vangelo. Lontani da ogni esteriorità risulterà più chiaro e più forte il motivo che ha ispirato il voto ed orienterà con maggiore profondità la preghiera di ringraziamento o di richiesta secondo le motivazioni care a ciascun devoto/a“.

L’ufficio delle comunicazioni sociali della Diocesi, pubblicamente, in conferenza stampa ha già dato piena e gratuita disponibilità alle emittenti private affinché abbiano il segnale video da rilanciare in televisione per consentire a tutti la partecipazione da casa alle celebrazioni liturgiche in streaming.

Foto copertina di S. Portale

Sant’Agata: la storia e il significato del “sacco” ultima modifica: 2021-02-02T08:58:44+01:00 da SABRINA PORTALE

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