E’ probabilmente fra tutti i frutti uno dei più antichi e più apprezzati per la sua dolcezza, stiamo parlando della pianta del fico e dei suoi preziosi frutti, dolci e salubri. I fichi sono uno dei prodotti tipici dell’estate assieme alle pesche, albicocche, nespole, anguria, meloni, susine, ciliegie. Scopriamo questo preziosissimo frutto, legato alla letteratura, alla mitologia, alla storia, agli usi e costumi popolari. (Vedi anche: pesche tabacchiere).
Origine della pianta dei fichi
Il fico, Ficus carica, è una pianta xerofita tipica della macchia-foresta mediterranea, appartenente alla famiglia delle Moraceae. Originario dell’Asia Minore, il fico era coltivato in Mesopotamia e poi in Egitto; la pianta fu innestata in altri paesi dai coloni greci nell’antichità e in America, dopo l’avvento dei colonizzatori. Il fico appartiene alla flora tipica del Mediterraneo e ne costituisce una delle caratteristiche più peculiari. Esistono centinaia di varietà, le più diffuse sono: fico nero, asciutto e zuccherino; fico verde, morbido dalla buccia sottile e fico viola, delicato, dolce, sicuramente il più succoso dei tre.
L’albero di fico e i suoi straordinari frutti
Il fico produce una grossa infruttescenza carnosa, tondeggiante, ricca di zuccheri, detta siconio. I frutti veri e propri sono i semini posti all’interno del fiore che come colore passa dal verde al rossiccio fino al blu-viola; essa è cava, al suo interno vi sono i fiori unisessuali, piccolissimi, che maturano da giugno a ottobre. La pianta è molto resistente alla siccità.
Il frutto ha dimensioni molto piccole o medie. I fichi freschi vanno raccolti quando la buccia raggiunge la colorazione tipica della cultivar e la polpa è ancora consistente. Si tratta di prodotti delicati e facilmente deperibili, da consumarsi entro pochi giorni dopo la raccolta che avviene a mano. Le foglie del fico sono grandi, scabre, oblunghe, di colore verde scuro.
La varietà della zona etnea
Questo frutto si trova copioso anche nelle pendici dell’Etna e nei suoi terreni lavici dove trova un buon ambiente per attecchire quasi spontaneamente, prediligendo i terreni argillosi e sabbiosi, non umidi. Il clima più adatto è quello temperato caldo, tipico della nostra zona.
I frutti del fico possono essere mangiati sia freschi che secchi. Nella nostra zona etnea si mangiano soprattutto quelli secchi durante tutto l’anno. I fichi si usano in: confetture, sciroppi, gelatine e bevande alcoliche.
Dal frutto, inoltre, viene estratto il lattice, il quale anticamente veniva utilizzato per creare il caglio vegetale per i formaggi, come testimoniato anche nel poema epico dell’Odissea, nell’episodio del ciclope Polifemo.
Il lattice ha un enzima chiamato ficina, usato diffusamente nei farmaci. La medicina popolare sostiene che, spalmato sulla pelle, esso stimoli l’abbronzatura.
I fichi in cucina si usano in: crostate, macedonie, torte e dolci. Si possono usare anche col prosciutto crudo, in abbinamento col formaggio e anche con carni. Esiste anche una pizza coi fichi. A Natale i fichi servono per preparare i cosiddetti “Cucciddati o buccelati siciliani“o i buonissimi biscotti ripieni.
Fichi: i protagonisti di motti e proverbi
I fichi sono detti in dialetto anche “fichi di mieli” per la dolcezza che sprigionano e per il gusto. Essi sono protagonisti anche di numerosi detti e motti. Vi proponiamo quelli più conosciuti e diffusi:
“fare le nozze coi fichi secchi“: significa voler far qualcosa senza avere i mezzi necessari.
“mica pizza e fichi” è un detto che sottolinea il legame fra qualcosa di grande valore(i fichi) e qualcosa di poco valore.
“cogliere i fichi in vetta“: indica il compiere un’azione molto pericolosa per vanagloria.
“non valere un fico secco“: celeberrima espressione usata per indicare chi possiede scarso valore.
Un frutto davvero eccezionale per tutte le sue proprietà che non dovrebbe mancare mai nelle nostre tavole.
Fonti: https://siciliaincucina.altervista.org/; https://www.alimentipedia.it