Brioscia cu zuccuru: un amarcord

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CIBO CUCINA CATANESE

Brioscia cu zuccuru: un amarcord

Brioscia cu zuccuru Luisa Bertolino

Brioscia cu zuccuru, un ricordo di infanzia e una grande storia d’amore. Semplicemente un amarcord che profuma di infanzia e di cose perdute. Una brioche che racconta la spensieratezza dei bambini, della colazione e della merenda durante l’intervallo scolastico. Riflessioni e farneticazioni di una catanese lontana dalla propria città.

Brioscia cu zuccuru, il primo amore

Il cibo, da buona catanese, così come la musica (a Catania eravamo tutti musicisti o facevamo finta di esserlo), ha sempre accompagnato la mia vita. Un dolce, un primo o un pezzo di tavola calda (la cipollina su tutti) hanno scandito i miei giorni di infanzia e il trascorrere dell’adolescenza. Queste affermazioni possono risultare banali, vuote di spirito e assolutamente incomprensibili per chi non è siciliano. Eppure per noi il cibo è questo. Condivisione, gioia e momenti spensierati con gli amici. Momenti grotteschi, anche. Li definirei finanche di tortura, precisamente quando mia zia, “bonanima” doveva cucinare alcune domeniche a pranzo non riuscendo mai a saper dosare gli alimenti. Noi nipoti, però, ben educati o consci del fatto che i nostri genitori ci avrebbero rimproverato (nella migliore delle ipotesi) per una faccia disgustata o per un piatto lasciato a metà, fingevamo di apprezzare di buongusto.

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Lo zucchero, rigorosamente bianco

So bene che anche voi avete avuto una zia così. Non era “cosa so“, ecco tutto. I pranzi dalla nonna invece ci facevano “inchiri i cianchi” e i dolci della mamma erano il vero apostrofo rosa. Siamo cresciuti, qualcuno fin troppo, con la cultura del cibo o del tanto cibo. Chi se li ricorda i cornetti divorati dopo una serata in compagnia degli amici o dei compagni di scuola prima di rientrare a casa? Che tempi! A Natale la scacciata (rigorosamente con la tuma) e la conseguente iucata e catti (giocata con le carte), a Pasqua aceddu cu’ l’ova e a pasta o funnu (pasta al forno) unni e ghiè. Ma vogliamo parlare della brioscia cu zuccuru? Il primo amore, del resto, non si scorda mai.

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Brioscia cu zuccuru, i sapori di una volta – fonte immagine: pixabay

La merenda siciliana

La brioscia cu zuccuru, la brioscia con lo zucchero per i non autoctoni, era la nostra merenda. Ricordo che la mattina presto, prima di andare a scuola, passavo dal panificio. All’epoca la scelta nei panifici non era moltissima mentre ora ti fanno pure il caffè e non hanno nulla da invidiare rispetto alle patinate e rinomate pasticcerie. C’erano le pizzette, la focaccia e poi c’era lei: la brioscia cu zuccuru. Non ricordo se costava 500 lire o meno e in barba a diete e spending review, a volte riuscivo ad acquistarne ben due! La divoravo e mi arricriavo durante l’intervallo scolastico e ricordo di lotte efferate per chi tentava di rubare il “tuppo“. Un soffice panino al latte ricoperto di zucchero, una vera e propria istituzione catanese, un monumento culinario. Lo è ancora? I vostri figli la conoscono? Chissà se ancora qualche panificio la realizza così come si faceva una volta. Ps: fatemi sapere e ricordate: se vi regala il “tuppo” è vero amore.

Immagine di copertina di Luisa Bertolino.

Brioscia cu zuccuru: un amarcord ultima modifica: 2022-06-18T09:30:00+02:00 da Cristina Gatto

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