Giudecca di Catania: tracce di un quartiere scomparso

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Giudecca di Catania: tracce di un quartiere scomparso

pescheria di catania - giudecca sottana

La Giudecca di Catania: dopo aver fatto un salto indietro nel tempo parlando delle mura della città, restiamo con un piede nel passato parlando di questi quartieri (due in realtà, ma unico nell’identità) che sorgevano proprio a ridosso delle fortificazioni.

Il loro passaggio è testimoniato ancora oggi dalla toponomastica. Qualche esempio? Via Marano deriva direttamente da marrano, il modo con cui venivano chiamati gli ebrei convertitisi al Cristianesimo; via Gisira, invece, prende il nome dalla jizia, la tassa versata dagli ebrei per la libertà di culto. C’è ancora molto altro da scoprire, ma non solo sulla Giudecca: ogni angolo della città nasconde un piccolo tesoro. Con questo articolo, infatti, vi anticipiamo quello che sarà un nuovo appuntamento di it.Catania: una rubrica dedicata alla scoperta dei suoi quartieri, dalla loro storia alle curiosità.

La comunità ebraica: la giudecca di Catania

A Catania non è mai esistito un “ghetto” ebraico. Giudecca, del resto, è proprio un termine tipico del Sud Italia (dall’aggettivo latino, judaica) per definire i loro distretti urbani: a differenza che altrove, infatti, nel meridione era più facile che gli ebrei vivessero a  stretto contatto con gli abitanti di città e villaggi. Senza a questo far eccezione, a Catania la comunità non viveva isolata sviluppando, invece, due aree abitative: come anticipato, in prossimità delle mura ed in particolare a ovest e a sud della città. Le due zone prendevano il nome di Judecca Soprana e Judecca Sottana.

Si può parlare di presenza ebraica a Catania già tra il III e il IV secolo (così come attestato grazie al ritrovamento di lapidi di quell’epoca). C’è un vuoto delle fonti che va da quel periodo al Medioevo: li ritroviamo nel 1235, stanziati già presso l’area detta “della Cipriana”; successivamente, si creerà l’insediamento a sud oggi corrispondente alla zona del Duomo. Le due giudecche comprendevano al loro interno un ospedale e un macello; per il culto, invece, due sinagoghe e un cimitero fuori le mura.

Due curiosità.
La prima si lega al Castello Ursino. Per attestare la presenza ebraica non solo in città ma anche nella maestranza impiegata nei lavori del castello: guardando con attenzione, si possono scorgere delle simbologie giudaiche nella sua decorazione esterna.

La seconda, invece, ci posta all’Amenano. Il fiume era importantissimo per la comunità per ragioni di culto (ad esempio, per i bagni rituali delle donne). Non a caso, questa era dislocata proprio lungo il corso dell’Amenano, che prese a chiamarsi Judicello.

la Judeca Soprana

Via Maura, dalla parola ebraica per indicare “moro”, una delle vie a delimitare la Giudecca Soprana

In dialetto chiamato Judeca di Susu, la Giudecca Soprana è l’area del primo insediamento ebraico. Grossomodo, oggi coincide con la zona circoscritta da Via Maura, piazza Dante e il Monastero dei Benedettini e via della Cipriana. La sinagoga di questo abitato, invece, sorgeva in via Sant’Anna. Parlando ancora di vie, via Santa Maria della Catena è un’ulteriore testimonianza della presenza della Giudecca: in Sicilia tutti i toponimi con la parola “catena” indicano una precedente presenza ebraica; altrettanto, le chiese chiamate Santa Maria della Catena sono luoghi di antiche sinagoghe.

Da qui la comunità si spostò seguendo il corso del Judicello, non per questo svuotando il primo stanziamento. Se, come vedremo a breve, a sud si svilupperanno tutta una serie di maestranze, nella Soprana continuano a vivere i professionisti.

È importante ricordare che i medici ebraici catanesi erano al tempo molto conosciuti e apprezzati, nonché che la scuola medica ebraica dette il suo contributo nella creazione dell’Università di Catania, fondata nel 1434. È anche grazie ai loro saperi che fino al ‘900 la medicina locale era una delle più aggiornate a livello internazionale.

giudecca di catania

I simboli giudaici tra le decorazioni del Castello Ursino

Giudecca Sottana

Tra il XVI e il XVII secolo nella cartografia siciliana sparisce l’Amenano: viene ricordato solo lo Judicello. Intorno al prezioso fiume si sviluppa il secondo abitato ebraico e con esso tutta una serie di attività che hanno segnato il territorio sino ad oggi.
La Judeca di Jusu si estende quindi dalla zona del Duomo al Pozzo di Gammazita, tra via Marano e Sant’Agata alle Sciare.

Sapevate che l’attuale pescheria nasce proprio dall’antico mercato del pesce ebraico? Proprio così, in quella zona al tempo ancora paludosa e poco salubre. Gli operai e i commercianti, invece, presero posto nei dintorni di Piazza Federisco di Svevia (ricordate quanto detto prima sul cantiere del Castello?). Ancora vicino all’acqua, e precisamente presso il pozzo di Gammazita, trova posto invece la conceria.

Ebrei e cristiani: la fine della convivenza

La storia ci racconta spesso di acerrima inimicizia, ma non sempre è stato così tra cristiani ed ebrei. Anzi. Le loro attività e i loro saperi si fusero per circa due secoli con quelli della città: ebrei e cristiani vivevano e lavoravano spesso fianco a fianco. Fu il decreto dell’Alhambra (19 marzo 1492), che determinava l’espulsione degli ebrei dai territori sottoposti a dominazione spagnola, a interrompere questa pacifica convivenza. Le due aree della giudecca di Catania vennero così a poco a poco spopolate e a meno di un secolo di distanza, nel 1554, versavano in uno stato di degrado ed abbandono. La “Cipiana” venne così donata ai cassineni del cenobio nicolosita, che vi fondarono il primo nucleo del monastero di San Niccolò l’Arena.

Giudecca di Catania: tracce di un quartiere scomparso ultima modifica: 2017-12-05T10:27:05+01:00 da Natasha Puglisi
Giudecca di Catania: tracce di un quartiere scomparso
Giudecca di Catania: tracce di un quartiere scomparso
A Catania non è mai esistito un “ghetto” ebraico. Giudecca, del resto, è proprio un termine tipico del Sud Italia (dall'aggettivo latino, judaica) per definire i loro distretti urbani: a differenza che altrove, infatti, nel meridione era più facile che gli ebrei vivessero a  stretto contatto con gli abitanti di città e villaggi.
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