Raffaele A. Viscuso: quando le parole diventano note

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INTERVISTE Viagrande Studios

Raffaele A. Viscuso: quando le parole diventano note

Intervista Raffaele Viscuso _ Viagrande Studios

Intervista all’artista musicale Raffaele Viscuso, a cura degli studenti del II anno della Scuola Biennale di Scrittura e Storytelling di Viagrande Studios: Michela Aiello, Laura Alfino, Tiziana Consoli, Paola Di Blasi, Rosalba Laganà, Gaia Loria, Anastasia Morale, Alessandra Pandolfini, Attilio Privitera, Ingrid Sciuto.  

Industria musicale & Songwriting (cioè l’arte di comporre canzoni) è il titolo del workshop che Viagrande Studios – il più grande Centro Multidisciplinare di Formazione Artistica in Sicilia – ha organizzato per gli allievi della Scuola di Musica “Giuseppe Finocchiaro” e della Scuola biennale di Scrittura e Storytelling, oltre che per il pubblico di appassionati. 

In cattedra per l’occasione c’era Raffaele Andrea Viscuso, un artista musicale a tutto tondo in quanto autore, compositore e produttore artistico. Classe 1975, catanese, Viscuso all’età di 16 anni si appassiona alla musica rock e dopo qualche anno inizia a suonare la chitarra da autodidatta. Oggi scrive colonne sonore per pellicole cinematografiche, sigle televisive, inni celebrativi per società sportive, ed annovera numerose collaborazioni con protagonisti riconosciuti della canzone italiana e con talenti lanciati sul palco di “Sanremo Giovani” e “Amici”. 

A conclusione del workshop noi studenti del II anno della Scuola di Scrittura e Storytelling lo abbiamo invitato per un’intervista “informale”, e così con un tono di voce morbido, che ben si accostava al suo volto sereno e al fare pacato, si è prestato a rispondere alle nostre domande. 

Hai sempre sognato di diventare autore e produttore musicale?

«Mi è sempre piaciuto scrivere, poi l’incontro con la musica mi ha permesso di unire parole e melodie. Studiare le tecniche di scrittura musicale è stata una bellissima esperienza che mi ha fatto conoscere qualcosa di completamente nuovo. Spesso si ascolta una canzone, si conosce l’artista ma raramente si sa quello che c’è dietro. Sviluppare un brano invece è come scoprire un mondo. Sono molto felice di quello che faccio, mi sento perfettamente a mio agio sia come autore che come produttore». 

Come funzionano le committenze per un autore?

«Ci sono diverse tipologie di committenza: per esempio un regista interessato alla canzone per un film, oppure un artista che chiede un brano da cantare. Occorre essere un buon ascoltatore e avere l’intelligenza emotiva per capire quali sono le esigenze del singolo committente. In altre parole, bisogna entrare nel cuore e nella mente dell’altro». 

Ti è mai capitato di non riuscire a scrivere un testo perché il tema scelto dal committente ti sembrava poco interessante? 

Intervista Raffaele Viscuso _ Viagrande Studios
Intervista Raffaele Viscuso _ Viagrande Studios

«Fortunatamente no. Ad ogni modo credo che ogni tema possa essere interessante o divertente, dipende da come lo si affronta. Una delle cose che amo delle collaborazioni è che ti permettono di scrivere su argomenti che magari senza un input esterno non avresti mai affrontato. Sono felice di avere la possibilità di immergermi in mondi sempre nuovi e suggestivi».

Pensi che le vicende personali possano influenzare la produzione musicale di un autore? Se sì, in che modo?

«Credo che accada a tutti. Le nostre esperienze, il nostro background e le nostre skill influenzano inevitabilmente ciò che produciamo. Nel contesto professionale, in cui si eseguono lavori su commissione è importante interagire, apprendere e, soprattutto, comprendere ciò che l’altra persona desidera esprimere. Ciononostante è possibile trovare nei temi dell’altro degli elementi che ci appartengono».

Com’è stato avvicinarsi alla scrittura? Hai iniziato fin da subito a scrivere testi musicali?

«Dico sempre, ironicamente, che ho cominciato a suonare e scrivere canzoni per non andare dallo psicologo. C’è chi tiene un diario, chi scrive delle storie… io mi esprimo con la musica. È stato bellissimo, ho appreso la chitarra da autodidatta, suonavo la musica delle band e degli artisti che mi piacevano, e quasi subito ho iniziato a scrivere le mie canzoni. Poi andando avanti con gli anni il modo di scrivere cambia, perché cambio io, perché cambia la musica, perché hai acquisito nuove competenze ed anche per le diverse esigenze».

Raffaele A. Viscuso è stato autore di una masterclass a Viagrande Studios, dopo la quale è stato intervistato dagli studenti della biennale per il percorso di Giornalismo e Linguaggi Social

C’è mai stata una canzone che non avresti voluto scrivere?

«Non è mai successo, però a distanza di anni capita di riascoltare canzoni che mi sembrano infantili o troppo semplici. A volte mi succede di scrivere delle cose che per me sono bellissime ma troppo intime per poterci lavorare oppure troppo lontane dall’interesse del pubblico, per cui le tengo solo come ricordo. Certe volte è necessario distaccarsi dall’opera e fare un distinguo tra scrivere per sé stessi e scrivere per gli altri». 

Se Raffaele Viscuso potesse avere un superpotere, quale sceglierebbe?

«Mi piacerebbe avere sette vite, come le sette note, per apprendere e fare molte più cose. Le persone che mi stanno intorno mi dicono che faccio già tantissimo, ma rispondo che ci sono altre infinite cose da studiare e da imparare. Una vita sola non basta, quindi cerco di vivere intensamente ogni istante». 

Tra i tuoi pezzi qual è quello che ti è piaciuto di più scrivere o a cui sei più legato?

«Ce ne sono diversi, ho una produzione molto vasta. Se devo darti un titolo direi “Senza Paracadute” interpretato da Luca Madonia e Giovanna D’Angi. Ma sono legato a quasi tutte le mie canzoni perché l’emozione che si prova è diversa a seconda del momento. Non completo mai le cose che non mi piacciono, ho il cellulare e gli hard disk pieni di canzoni che non mi convincono. Per quello che mi piace invece impiego molto tempo: una volta ho scritto una strofa che mi piaceva così tanto che sono serviti dieci anni per trovarne un ritornello adatto. Ogni tanto la riprendevo, ci lavoravo poi lasciavo sedimentare. Ovvio che questo è stato un caso limite, di norma non ci sono questi tempi fortunatamente, anzi alcune canzoni nascono in pochi minuti».

Se potessi scegliere, quale sarebbe il genere di musica, e quindi di artista, per cui preferiresti scrivere?

«In realtà, parlando di generi… Non mi piace generalizzare! Amo ascoltare di tutto, dal jazz all’heavy metal, dalle canzoni d’autore alla trap. Trovo importante riuscire a percepire il bello in ogni genere, perché di fatto ogni tipologia di musica ha la propria bellezza. Per questo ritengo scorretto fare discorsi riduttivi e distruttivi verso la musica più recente. Se ci pensiamo bene, in ogni epoca storica è stata scritta musica molto bella e musica molto brutta, indipendentemente dal genere a cui apparteneva».  

Intervista Raffaele Viscuso _ Viagrande Studios
Intervista Raffaele Viscuso _ Viagrande Studios

I tuoi pezzi hanno mai ricevuto delle critiche? Se sì, come hai reagito?

«Certamente sì, è accaduto, come accade a tutti. In questi casi il mio primo pensiero è che naturalmente non si può piacere a tutti. Inoltre, la critica, se costruttiva, è un aiuto per crescere e migliorarsi sempre di più» sottolinea il cantautore Viscuso.

Tra gli argomenti che hai affrontato nella tua carriera di autore ne esistono alcuni di maggiore importanza che ti hanno fatto avvertire una particolare responsabilità?

«Non ci ho mai riflettuto, ma posso dire di sentirmi sempre molto sereno rispetto ai testi che scelgo di scrivere. Piuttosto, un problema che avverto in alcuni casi è la tendenza a considerare “censurabili” alcuni testi ironici, per timore di offendere alcune categorie. Credo invece che sia importante che ogni artista possa continuare a sentirsi libero di esprimere ciò che pensa, naturalmente nei limiti del rispetto per gli altri».

Cosa consiglierebbe Raffaele Viscuso a un giovane esordiente che vuole intraprendere questa carriera?

«Consiglierei di iniziare con la consapevolezza che il lavoro di autore o compositore richiede molta abnegazione e volontà di intraprendere un percorso formativo e professionale che può anche essere faticoso e complicato. Purtroppo a volte i media lanciano messaggi sbagliati, soprattutto nei confronti dei cantanti, cosicché sembra quasi che andare in televisione sia un lasciapassare sufficiente per ottenere successo nel mondo della musica>> continua Viscuso, <<In realtà non è così, come insegnano le vicende di molti personaggi del mondo dei talent show che si sono trasformati rapidamente in meteore. Questo tipo di esperienza può essere psicologicamente devastante, per cui consiglierei ai ragazzi che si vogliono approcciare a questo tipo di professione di essere cauti e di rimanere con i piedi per terra».

C’è un messaggio in particolare che Raffaele Viscuso vorrebbe trasmettere ai nostri lettori? 

«Sono sempre stato una persona positiva, quindi concludo con un augurio a tutti coloro che hanno un sogno, un desiderio: credeteci sempre. Anche quando vi sembrerà impossibile, continuate a crederci. Potete farcela, lo penso davvero».

È così che Raffaele Viscuso, raccontando un po’ di sé, ha lasciato in noi allievi della Scuola di Scrittura e Storytelling interrogativi su cui riflettere e certezze a cui appigliarsi: essere sempre aperti a qualsiasi possibilità e impegnarsi con costanza e dedizione alla realizzazione dei propri desideri, cercando di non perdere mai fiducia in sé stessi.

Raffaele A. Viscuso: quando le parole diventano note ultima modifica: 2024-03-29T12:22:14+01:00 da Redazione

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