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Grotta di Santa Sofia a Catania, la porta dell’Ade

Grotta di Santa Sofia, porta dell'Ade

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Grotta di Santa Sofia, la porta dell’Ade. Un luogo che si adombra di misteri e di leggende. Un anfratto che ispira fantasie popolari. Una cavità nascosta, sommersa da tesori e suggestioni immaginifiche. Catania, città dai mille volti, ancora una volta si racconta attraverso i suoi luoghi e ci porta alla scoperta di una fonte di mistero e di inquietudine.

Grotta di Santa Sofia, tra storie e leggende

La collina di Santa Sofia, ubicata nell’odierno quartiere di Cibali, sovrasta la città di Catania e ospita gli edifici della Cittadella Universitaria. Qui, tra aule e laboratori, tra gallerie vulcaniche e sotterranei, si trova quella di Santa Sofia. Storie e leggende rivestono questo luogo di oscuro magnetismo e raccontano di una grotta come passaggio per il mondo degli inferi. La Porta dell’Ade, così chiamata, narra di Plutone. Da qui il dio emerse dalla terra per rapire Persefone (Proserpina per la mitologia romana). Sempre qui, ai piedi della collina, si ergeva il tempio dedicato a Cerere, dea della fertilità dei campi e madre di Persefone. All’interno del tempio, così si racconta, pare fosse conservato il fuoco sacro perpetuo sorvegliato da due mastini.

Fontana di Proserpina - Primo piano della fontana e dei due protagonisti
Primo piano fontana di Proserpina – Credit: Wikipedia

In realtà non è mai stata verificata l’esistenza del tempio, ma un’altra versione testimonia la presenza di un monastero femminile sotto il nome di “Santa Sofia”, costruito per volere di Giuliano di Le Mans, vescovo romano mandato in Gallia per predicare e insegnare il Vangelo presso la tribù dei Cenomani. Le storie, però, non si fermano qui. Un’altra leggenda racconta di un tesoro, di sette ceste colme d’oro che solo sette uomini coraggiosi con lo stesso nome avrebbero potuto ritrovare. La leggenda, minuziosa di dettagli, spiega che gli uomini avrebbero potuto penetrare l’ingresso della grotta in una notte senza luna eseguendo un misterioso rituale. Gli uomini, ancora, non sarebbero riusciti a portare in salvo le ceste d’oro poiché colti da torpore e sonnolenza. L’unico modo sarebbe stato quello di rapire e sacrificare due bambini di sesso opposto.

Vie Cittadine: Via Santa Sofia- Foto: Cavaleri Francesca Agata
Vie Cittadine: la Via Santa Sofia – Foto: Cavaleri Francesca Agata

Tinte fosche

La storia e la leggenda si fondono e si tingono d’orrore e di sgomento. Nel corso degli anni, infatti, ci sono stati dei rinvenimenti. Anni addietro un pastore trovò i resti di due neonati e durante la prima Guerra Mondiale furono scoperti gli scheletri di due ragazzini scomparsi circa dieci anni prima. Anche la storia recente racconta qualcosa di raccapricciante. A metà degli anni ’20 furono ritrovati gli scheletri di due bambini scomparsi, Agatina e Benedetto Aiello. Tuttavia, la relazione tra i crimini e i rituali non è mai stata provata.

La Grotta è ancora lì, secondo le descrizioni del tempo l’ingresso aveva una circonferenza di oltre 50 m e un’altezza che superava i 5 m. La Porta dell’Ade è chiusa. Purtroppo l’unica via di accesso è occlusa da massi. Chissà, magari un giorno sarà possibile studiarla, visitarla e arricchire il nostro patrimonio culturale e naturalistico.
Rinvenire, finalmente a truvatura (senza rituali e liberi da superstizioni).

Fonti: “Miti e Leggende delle Grotte dell’Etna” pubblicato sul IX Simposio Internazionale di Vulcanospeleologia di Giancarlo Santi.
Post dalla pagina facebook di LUDUM – Science Center Catania.

Grotta di Santa Sofia a Catania, la porta dell’Ade ultima modifica: 2021-05-14T09:43:06+02:00 da Cristina Gatto

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