Si può ricostruire la vita di una figura controversa, ma anche di spicco, come quella di Paolo Ciulla? Noto come “Il falsario di Caltagirone”, a lui si deve il detto “catanisi soddu fauso”. Per conoscere a fondo questo avventuroso personaggio dalla mille abilità, affidiamoci al racconto di Giuseppe Magnante, che ha dedicato il libro “Paolo Ciulla, l’artista falsario” al famoso catanese. Lo abbiamo intervistato per itCatania.
Il suo nuovo libro parla di un personaggio molto particolare, non sempre raccontato in dettaglio. Quanto tempo ha impiegato a recuperare tutte le informazioni inerenti alla persona e, poi, alla stesura del testo?
Si, è vero, prima di iniziare a scrivere il mio libro ho cercato tutti i testi e i contributi, nei quali si parlava di Paolo Ciulla e, al termine delle mie ricerche, mi sono reso conto che effettivamente, alcune parti della sua vita non erano mai state rivelate oppure erano state descritte sommariamente. Il lavoro di ricerca è durato alcuni anni, sia perché non ho avuto la possibilità di potermi dedicare a tempo pieno a tale attività, sia perché, in alcuni casi, è trascorso molto tempo tra la mia richiesta di accesso agli atti e l’effettiva consultazione dei medesimi. Terminati il riordino e la catalogazione dei documenti, ho impiegato poco più di un anno per completare l’opera.
Soprannominato “il falsario di Caltagirone”, Paolo Ciulla ha avuto una vita estremamente avventurosa. Secondo il suo parere, qual è stata l’avventura più eclatante che ha vissuto Paolo?
Questo libro racconta le imprese dell’instancabile avventuriero che, con il temperamento di artista e il carattere ribelle, divenne un vero e proprio professionista nella falsificazione delle banconote. A mio parere non c’è stata una parte più rilevante di un’altra, ma la sua esistenza è stata vissuta come un vortice; infatti, dopo qualche timido avvicinamento alle attività artistiche in Sicilia, Paolo Ciulla si trasferì a Parigi, sperando di poter vivere della sua vena artistica, ma lì riuscì soltanto a copiare alcune grandi opere del Louvre, quindi andò, come tanti italiani, a cercare fortuna in America Latina.
A Buenos Aires lavorò per un periodo nella tipografia di un giornale argentino, ma poi riprese a falsificare, questa volta i pesos argentini e i dollari americani, subendone le conseguenze. Condannato, fu rinchiuso in un manicomio giudiziario, poiché riconosciuto affetto da “delirio di grandezza”. La sua famiglia riuscì a farlo rimpatriare dopo quasi sette anni di detenzione, nella speranza che potesse iniziare in Sicilia una nuova vita ma, rimesso piede a Catania, Ciulla tornò a realizzare e stampare banconote false fino alla fine dei suoi giorni.
Perché è necessario raccontare la vita di un personaggio come Paolo Ciulla?
La sua vita e le sue azioni offrono un interessante spunto per esaminare vari aspetti della società dell’epoca. Paolo Ciulla, a mio avviso, non deve essere considerato soltanto un criminale, ma anche un prodotto delle circostanze sociali e culturali del suo tempo. La sua storia riflette le tensioni tra progresso e tradizione, tra ricchezza e povertà. Ciulla era una figura ribelle che metteva in discussione l’autorità e il sistema economico del periodo. Le sue imprese ci invitano a riflettere su come le circostanze storiche e sociali possono plasmare individui e comportamenti, e su come questi, a loro volta, possano influenzare la società.
Quali dettagli e informazioni sul famoso falsario catanese l’hanno sorpreso maggiormente?
Straordinario fu il suo gesto di fierezza ed orgoglio quando si rivolse al Procuratore del Re, giunto per interrogarlo subito dopo il suo arresto, con queste parole: “Lei, quando parla con un artista, con un grande artista, si tolga il cappello, illustrissimo signor Procuratore del Re!”.
Nel complesso, mi sono entusiasmato soprattutto nel ricercare e poi nel descrivere le cronache delle sedute di quello che, a mio avviso, potrebbe essere riconosciuto come uno dei primi processi mediatici della storia italiana. Infatti, ho cercato di ricostruire le circostanze più avvincenti degli interrogatori, della requisitoria effettuata dal Pubblico Ministero e delle arringhe difensive, fino al pronunciamento della sentenza di condanna; ho voluto riportare i comportamenti e gli atteggiamenti tenuti da Paolo Ciulla durante tutta la fase processuale, nel corso della quale – grazie al suo carattere indomito e allo stesso tempo ironico – tenne testa a testimoni, avvocati e giudici, fino alla sua celebrazione finale: il riconoscimento della sua “eccellenza artistica”, la realizzazione della banconota perfetta, le 500 lire “Barbetti con matrice”.
Cosa rimane oggi di Paolo Ciulla?
L’immagine di un personaggio controverso e, al tempo stesso affascinante, noto soprattutto per la sua attività di falsario all’inizio del XX secolo a cui si deve il detto: “catanisi soddu fauso” ovvero: catanesi soldi falsi. La sua fama non termina però con la sua morte poiché, a distanza di oltre un secolo, l’attenta analisi degli atti giudiziari ha fatto emergere che l’“artista falsario”, oltre alle falsificazioni a lui attribuite fino ad oggi, aveva riprodotto e messo in circolazione anche altre banconote, fino ad oggi totalmente inedite, l’ultima delle quali rimase incompiuta.
Dove sarà possibile acquistare il suo libro ”Paolo Ciulla, l’artista falsario”?
Il libro è acquistabile sia sul sito dell’Editore ([email protected]), sia sulle maggiori catene di distribuzione editoriali presenti in rete, ma può essere richiesto anche nelle migliori librerie presenti sull’intero territorio nazionale.
Inoltre, venerdì 20 settembre a partire dalle ore 11:00 presso l’aula magna dell’Università di Catania al Dipartimento di Economia e Impresa (Corso Italia 55) ci sarà la presentazione del mio libro “Paolo Ciulla, l’artista falsario”. Interverranno, oltre a me, anche alcuni Professori Ordinari del medesimo Dipartimento, il Presidente dei Numismatici Italiani Professionisti e il Presidente dell’Accademia Italiana di studi numismatici. Vi aspetto numerosi!