Una rappresentazione teatrale tenutasi lo scorso 5 settembre che pone delle riflessioni sul percorso dell’umanità. Il filo rosso dei messaggeri caduti è un’esibizione scenica svoltasi in un giovedì sera di fine estate presso la Galleria Arte Moderna in via Castello Ursino.
Andamento della narrazione teatrale
Il filo rosso vede il susseguirsi, uno dopo l’altro, di personaggi mitologici e leggendari proiettati verso il futuro. Una rappresentazione scritta e diretta da Paolo Toti, il quale interpreta Icaro, il primo personaggio che appare. Questi, dopo aver fatto riferimento alla sua esistenza e alle sue origini, volge lo sguardo verso un’umanità che non incontrerà mai fisicamente. Il genere umano in preda alla ricorsa di tutto, sommerso completamente dall’alienazione tecnologica e quindi dimenticandosi del valore delle piccole cose e di una vita più genuina. Icaro finisce con l’impazzire dopo essersi proiettato in un’umanità successiva a lui di millenni.
Cassandra, interpretata da Maria Rita Sgarlato, profetizza l’avvenire del genere umano. Una voce che grida nel deserto, annunciando una realtà postera assolutamente nefasta. Guerre, genocidi che si susseguono trascinando nell’oblio milioni di innocenti, in nome del potere e del profitto. Poi uno sguardo sulla distopia che vive l’essere umano del futuro, il quale conduce un’esistenza vacua. Tutto ciò senza degli ideali che lo smuovono e costretto a vivere nel controllo sociale.
Un avvicendarsi di figure emblematiche
Compare così, in Il filo rosso, Pandora, interpretata da Maria Rita Sgarlato, con la voce narrante di Chiaraluce Fiorito. Una figura scomoda poiché, come narra la mitologia, è curiosa e scoperchia il vaso regalatole da Zeus, nonostante il divieto di farlo. Da qui l’origine di tutti i mali del mondo. Lo spettacolo teatrale riproduce proprio questo passaggio, con Pandora che apre e fa cadere a terra il vaso. La voce narrante, dopo il dilemma della protagonista se aprire o meno, espone, con tono incalzante, tutti i mali che affliggono l’umanità al giorno d’oggi. Guerre, epidemie, sfruttamento di Madre Natura con allevamenti intensivi, combustibili fossili, plastica negli oceani, industria della moda. Poi la logica consumistica, avallata da una società incentrata sull’apparire, che legittima la superproduzione capitalistica. Tutti aspetti che portano l’essere umano a subire questo, restando passivo di fronte al vortice che lo annichilisce.
In ultimo appare Giovanna D’Arco, nelle vesti di Chiaraluce Fiorito, la quale narra le sue gesta. La giovane, ispirata dalla dimensione divina, riesce a risollevare le sorti della Francia nella guerra dei cent’anni contro l’Inghilterra. Giovanna pone delle regole all’esercito, portandolo ad essere meno rozzo e con maggiore rigore morale. La ragazza in seguito viene accusata di eresia per il contatto col divino e condannata al rogo.
Il filo rosso, sottile e indicativo
I personaggi rappresentati incarnano il collegamento tra passato e futuro. Figure leggendarie che, nella loro posizione, fungono da messaggeri indicando la sorte cui l’umanità va incontro. Emerge la loro autorevolezza nell’indicare dal passato i problemi che affliggono l’umanità attuale e postera per loro. Personaggi profetici collegati tra loro attraverso il filo rosso, che vanno in crisi conoscendo le storture del genere umano futuro.
Un filo che unisce pure passato e futuro: l’umanità ha sempre attraversato guerre, fame, miseria, sfruttamento ma ancora non apprende nulla. La rincorsa al potere e al profitto, al mantenere lo status quo è più importante che garantire pace, uguaglianza e armonia tra i popoli. Uno spettacolo teatrale incisivo rispetto al messaggio che vuol lasciare, ossia l’auspicio di un risveglio dell’umanità, troppo dormiente.