Il palazzo arcivescovile di Catania si trova alle spalle della cattedrale, lungo via Vittorio Emanuele. Si affaccia anche su via Dusmet e su via Porticello. E’ sede dell’arcivescovado retto da Monsignor Luigi Renna che esattamente un anno fa diveniva arcivescovo metropolita del capoluogo etneo. L’edificio ha una storia e struttura particolare che vi raccontiamo.
Il Palazzo arcivescovile
Il palazzo arcivescovile è un’ imponente struttura che sorge accanto al duomo di Catania. Comprende il Seminario dei Chierici, il Vescovato, la Porta Uzeda, la Casa del Fercolo e il recente Museo dell’Arcivescovado. Un tempo comprendeva anche l’altissimo campanile di Simone del Pozzo, risalente al 1300, crollato durante il rovinoso sisma del 1693, causando la morte di numerosi fedeli che si trovavano all’interno della chiesa. Si tratta dunque di un edificio settecentesco costruito sulle mura cinquecentesche della città.
Oggi è la residenza dell’arcivescovo e sede della curia diocesana. Qui sono conservate testimonianze significative per la comprensione della genesi e della vicenda storica, artistica e liturgica della Cattedrale e della comunità ecclesiale catanese.
La struttura originaria
Fondato insieme alla Cattedrale nell’XI secolo, il palazzo estese le sue dimensioni nel XVI secolo con la realizzazione dei bastioni.
L’edificio presenta lungo il prospetto sulla Marina e quello breve di via Porticello. Si accede da via Vittorio Emanuele attraverso un portale decorato in pietra bianca con motivi barocchi, con accanto un’icona della Madonna col Bambino, sempre in pietra bianca. Anche qui, come per il resto dei palazzi in barocco catanese, domina l’alternanza fra pietra bianca e nera.
La struttura si articola in quattro corpi tutti a pianta rettangolare con unico ordine di alzato, cortina piana e luci seriali scandite ritmicamente. Sul prospetto sulla marina vi sono aperture architravate che si stagliano sull’intonaco grigio con ricche mostre in pietra calcarea e sculture. La fabbrica è quasi addossata alle mura cinquecentesche di Carlo V, lievemente arretrata tanto da determinare un profondo e panoramico ballatoio. I corpi settentrionali gravitano su due cortili, uno dei quali (quello principale) ha il varco d’ingresso su via Vittorio Emanuele e consente l’accesso interno al palazzo costituito da un loggiato di cinque arcate a tutto sesto con ghiera e stipiti in calcare, ulteriormente scanditi da lesene anch’esse in calcare che si sovrappongono ai piedritti e sostengono la trabeazione sommitale.
Altri elementi strutturali
La fabbrica si dirama in quattro corpi tutti a pianta rettangolare. Il primo, dilatato in senso E-O ed affacciato a meridione sulla marina, è costituito da una teoria di omogenei e passanti saloni di rappresentanza. A ridosso si attestano le parti restanti: ad O l’ampio loggiato con l’ingresso principale, centralmente un corpo proteso a N e ad oriente il quarto corpo, che si sviluppa in parallelo al primo. In quest’ultimo sono un ingresso secondario (gravitante pur esso sul loggiato), alcuni anditi e servizi, la scala che raccorda al superiore livello (alloggiante la zona notte) ed il collegamento con gli ambienti del corpo N mentre nell’unico e vasto salone, diaframmato da un tramezzo in muratura e vetro, si attestano la sala da pranzo e la cappella.
Interventi e modifiche
Con le epoche successive furono necessari interventi e ampliamenti. Il primo, databile fra 1541 ‐ 1557, riguarda la creazione dell’Episcopio, voluto dal vescovo Riggio dopo il sisma, il quale insiste largamente sulla mole delle mura, costruite per difendere la città dagli attacchi dei Saraceni. Tale porzione di mura ridimensionò il ruolo di castello che le absidi normanne del Duomo avevano pur mantenuto, essendo peraltro la funzione di torre d’avvistamento già da secoli passata dall’alto transetto al ben più alto campanile di Simone del Pozzo. Alla base di dette mura (tutte a scarpata in pietra lavica) si aprono nella parte occidentale del fronte S, lungo la via Dusmet, alcune botteghe e ad oriente, lungo l’attuale via Porticello, l’edicola ottocentesca della Madonna della Lettera.
La palazzata marittima catanese
Altri interventi, a partire dal 1693, operò Alonzo Di Benedetto che realizzò la parte del palazzo che si affaccia sulla Marina, e la splendida la terrazza ricca di decori barocchi, da cui si vedono il mare, la Cattedrale, palazzo Biscari, opere architettoniche funzionali all’intento scenografico del Teatro Marittimo, allora perseguito dalla cultura urbanistica della Città. Ultimato nell’arco di un ventennio, l’edifico, posto a SE delle absidi della Cattedrale, si affaccia a settentrione su due (la centrale e l’orientale) delle corti del vasto complesso edilizio che esso venne presto a formare coi corpi di fabbrica che ne prolungano visivamente (e funzionalmente) il volume verso O (parzialmente rifatti dopo il bombardamento alleato del 16 aprile 1943), fino al cavalcavia di Porta Uzeda (aperto nel 1696) ed al pristino Seminario che serra da S la piazza Duomo, nonché a settentrione coi successivi corpi degli uffici diocesani.
Il cortile interno
L’ingresso d’accesso al palazzo immette all’interno di un cortile dell’arcivescovado dalla forma rettangolare che accoglie tutti i palazzi. Si notano innanzitutto le absidi che occupano buona parte dello spazio, insieme ai vari palazzi che oggi accolgono gli uffici. Presenti anche aiuole, alberi secolari, nicchie e statue. Sopra le entrate di alcuni dei palazzi vi sono delle iscrizioni in latino.
Inoltre, affisso alla parete di uno dei palazzi si trova anche un orologio solare costruito dal sacerdote biancavillese Salvatore Franco e restaurato recentemente da uno dei soci di SiciliAntica Catania.
Le absidi normanne della cattedrale
All’interno del cortile che comprende le varie strutture dell’arcivescovado, si trovano le possenti absidi normanne della cattedrale che ricordiamo fu costruita nel 1094 dal conte Ruggero come “ecclesia munita” cioè chiesa fortezza e sorgeva sul mare la prima grande chiesa latina posta a presidio della “reconquista” della Sicilia.
Le absidi presentano all’esterno una successione di archetti a sesto acuto e le merlature che ne costituiscono un’elegante decorazione. Si notino anche i blocchi di basalto lavico che creano una particolare dimensione cromatica. Esse sono visibili anche dall’interno e accolgono le cappelle di Sant’Agata, l’altare maggiore e quello del Santissimo Sacramento.
Un edificio, quello del palazzo arcivescovile e delle altre strutture, che racconta molto della storia e cultura della nostra città e che vale la pena di conoscere!