Il progetto la Lettura rende liberi si è concluso con gli obiettivi prefissati pienamente raggiunti. Ecco cosa ha voluto condividere con noi l’ideatrice Anna Cavallotto, libraia, imprenditrice e presidente uscente del Rotary Club Catania.
Il progetto “La lettura rende liberi”
Concludere con risultati visibili il progetto ” La lettura rende liberi” è stato uno degli ultimi progetti di Anna Cavallotto come presidente del Rotary Club Catania, che ha passato il testimone a Giovanna Fondacaro.
I protagonisti sono stati una trentina di giovani sottoposti a procedimenti penali dall’Autorità giudiziaria e in carico ai servizi della Giustizia minorile dai 18 ai 22 anni, che hanno intrapreso un iter educativo e di crescita personale accompagnati da professionisti.
Le parole di Anna Cavallotto
Ecco le parole di Anna Cavallotto: « Un’iniziativa a cui ho creduto fortemente e che ho condiviso con tanti amici. Libri, tecnologia, contatto con la natura, tappe di un percorso che, alla fine, ha lasciato in tutti i protagonisti un carico di emozioni che non dimenticheranno facilmente... Un progetto ambizioso e visionario tracciato progressivamente, fino a scommettere sulla possibilità di riproporre occasioni di lettura e scrittura anche a ragazzi che hanno fatto di esse, ma probabilmente della scuola nel suo complesso, un’esperienza fallimentare e frustrante da cui scappare, confermando l’idea che formazione e cultura siano inesorabilmente e per sempre…altro da sé. Le attività le abbiamo rivolte a questi giovani in difficoltà per stimolarli e fornirgli nuove consapevolezze».
Il video del progetto
A conclusione del progetto una breve pubblicazione e un video presentati durante un incontro per i soci rotariani il 15 giugno scorso a Catania. A partecipare alla presentazione gli alti vertici del Rotary e delle associazioni che hanno collaborato alla realizzazione del progetto.
Nel video si trovano anche testimonianze registrate e commenti dei soggetti coinvolti che mostrano quanto l’iniziativa sia stata importante per la crescita e scoperta di se stessi.
Clicca qui per visionare il video.
La presentazione degli esiti del progetto
Ospite d’onore della serata Gherardo Colombo ex magistrato, oggi scrittore, impegnato nella sensibilizzazione e diffusione di valori legati alla giustizia e al senso civico.
A prendere successivamente la parola il dott. Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania.
L’incontro si è concluso con l’intervento di Gaetano De Bernardis Governatore del Distretto Rotary 2110 Sicilia e Malta.
L’intervento di Gherardo Colombo
Colombo ha fatto un importante intervento sulla libertà, intesa come possibilità di scegliere ma anche come rinuncia, alle tante alternative che ci vengono proposte; una lettura originale di questo concetto. Fondamentale nell’esercitare la libertà è l’appartenenza ad una comunità. Il tutto in perfetta sintonia con i propositi elaborati dal Rotary in questo intenso anno di attività.
Secondo Gherardo Colombo, la libertà è consapevolezza; essere liberi vuol dire poter scegliere per sé stessi senza doversi sempre rivolgere altrove.
Riferendosi alle esperienze dei ragazzi, Colombo ha spiegato il valore della possibilità che è stata loro data di cambiare le loro rotte di vita, possibilità che è stata ampiamente riconosciuta dai ragazzi stessi e caldamente abbracciata.
Infine, l’intervento si è concluso con il riferimento all’importanza dell’ascolto senza pregiudizi della storia di ognuno, del valore del perdono e, motivo di riflessione per tutti i presenti, con un elogio alla lettura.
Il percorso
Il progetto si è articolato in:
Laboratori di lettura e scrittura creativa. A condurli Mario Giuffrida de Le Città invisibili, svolti all’IPM – Ist. Penale Minorenni – di Acireale e presso una delle sale al Palazzo della Cultura, messa a disposizione dall’Assessore alla Cultura del Comune di Catania. A partecipare circa venti giovani per una decina incontri con cadenza settimanale, per circa due ore.
Corso di Alfabetizzazione digitale con vari livelli di approfondimento rivolto a cinque partecipanti, sempre segnalati dall’ USSM.
Un cammino giudiziario, l’esperienza più emozionante e partecipata.
Il cammino giudiziario, la parte più originale del progetto
Il Cammino giudiziario è stato sicuramente la parte più originale del progetto.
Un percorso a piedi, svoltosi in quattro giorni, di circa venti chilometri nel Parco dell’Etna, tra i comuni di Bronte, Adrano e Nicolosi, a cui hanno partecipato cinque ragazzi di entrambi i sessi, due detenuti, due collocati in comunità ed uno in permanenza in casa che avevano frequentato i laboratori di lettura; ad accompagnarli l’equipe costituita dall’assistente sociale Angela Giarrizzo dell’USSM e dall’educatore Roberto Putzu dell’ Istituto Penale Minorile di Acireale a cui si sono aggiunti la presidente Anna Cavallotto e l’esperto in bushcraft e tecniche di sopravvivenza Danilo Jeraci.
Un cammino fisico e interiore di possibile cambiamento
Si è trattato di un cammino inteso e vissuto come movimento naturale dell’uomo nel mondo, come viaggio introspettivo, compiuto sperimentando la fatica del procedere lento verso la meta, non mollando di fronte all’impegno, ma piuttosto sostenendosi vicendevolmente.
I ragazzi e i professionisti dell’equipe, in simbiosi, senza dimenticare lo scopo educativo, con zaino in spalla e sacchi a pelo hanno anche dormito nei rifugi messi a disposizione dalla Forestale che ha dato il supporto logistico.
Una scommessa educativa e professionale vinta
Una scommessa educativa ma anche tecnico professionale. Infatti tutte le altre esperienze di cammini che si sono realizzate in vari paesi d’Europa e in Italia (a Padova e Roma), prevedono che i giovani partecipanti siano affidati ad operatori esterni, appartenenti ad associazioni che collaborano con i servizi della giustizia, mentre il Cammino realizzato a Catania si è svolto dentro la stessa cornice di presa in carico dei ragazzi, che sono stati accompagnati dall’equipe che ha vissuto in empatia con i protagonisti di questo itinerario.
Una bellissima iniziativa che mira a dare una nuova possibilità di vita a questi “ragazzi di periferia” già segnati dalla vita.