Comunemente conosciuto in Sicilia come Tiraciatu, il Gongilo (Chalcides Ocellatus) è un tipo di sauro molto comune nelle zone del Sud Italia. Metà serpente e metà lucertola, è dotato di zampette e può raggiungere i 30cm di lunghezza. Vive nei terreni sabbiosi ed è possibile scovarlo sollevando una pietra oppure al di sotto del legname o altri piccoli rifugi. È ghiotto di insetti, ma secondo alcune dicerie popolari il Gongilo è abile nel “succhiare il respiro” ai neonati…
Gongilo o “Tiraciatu”? Un rettile con un ruolo importantissimo
Questo particolare rettile svolge un ruolo importantissimo per il nostro ecosistema. Il Tiraciatu rappresenta, infatti, un indispensabile anello della catena alimentare degli animali, in cui funge sia da preda che da predatore. La tradizione siciliana vede il Tiraciutu come un essere particolarmente aggressivo per l’uomo: in verità il Gongilo è un innocuo e tranquillo rettile che ama prendere il sole nelle caldi estate siciliane e cibarsi di insetti e chiocciole.
Inoltre il Tiraciatu favorisce la dispersione della pianta del Fico d’India. Mangiando i frutti di questa pianta, diffonde nel territorio etneo i resti della pianta ingerita attraverso le feci. Ciò facilita la colonizzazione del Fico d’India nell’isola.
Il Tiraciatu: le leggende siciliane
Perché in Sicilia è conosciuto con l’appellativo di Tiraciatu? Secondo una leggenda si crede che questo piccolo animale sia particolarmente attratto dall’alito dei neonati. Entrando delle minuscole bocche dei bambini ancora in fasce, il Tiraciatu li soffoca per succhiare loro il “fiato” e il latte ingerito. Per questo motivo era molto temuto dalle mamme, preoccupate che si potesse avvicinare ai loro figli.
Pare che questa diceria discenda dalla mitologia greca, in cui si nota l’associazione “culla/rettile” molto frequente. La dea Era, stanca dei continui tradimenti di Zeus, mandò due serpenti velenosi nella culla del figliastro Eracle per ucciderlo. Anche se i due rettili non riusciranno a uccidere il futuro Ercole, nell’arco della sua vita da adulto dovrà cimentarsi comunque con molti mostri e sarà proprio il veleno dell’Idra di Lerna ad ammazzarlo.
Un’altra leggenda racconta di un bambino che pescava in riva a un fiume. Lamentandosi con i poliziotti di non riuscire a pescare nulla con i vermi da lui comprati, si vedrà “attaccato” dai Gongilo affamati dei suoi vermi. I poliziotti, tornati dopo poco tempo nello stesso luogo, non trovarono più il bambino con i suoi vermetti, bensì tanti piccoli serpenti velenosi.
Gongilo: la vera minaccia è l’uomo
Nessuna minaccia all’essere umano, quindi. In realtà, questi piccoli esseri sono in pericolo a causa dell’uomo stesso. A oggi è possibile trovarli, oltre che in Sicilia, anche in Sardegna e nel Nord dell’Africa. A gravare sulla vita tranquilla del Gongilo è l’uso continuo di pesticidi e di sostanze chimiche in agricoltura. Si crede che la causa della sua repentina scomparsa è determinata anche dal gatto domestico che si diverte a giocare con questi piccoli rettili. Ma solo in questo caso è la dura legge della vita degli animali che sceglie: o si è prede o predatori.