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Carmelo Sgandurra, i consigli del Master sommelier

Zosimo

Carmelo Sgandurra è considerato uno dei migliori sommelier internazionali. E’ un siciliano doc e patron di Zosimo Wine. In occasione del cenone di Capodanno lo abbiamo intervistato per farci spiegare i segreti del vino siciliano di qualità che consumeremo per celebrare queste feste. Ecco cosa ci ha raccontato.

Carmelo Sgandurra, Sommelier Zosimo

Carmelo Sgandurra, meglio conosciuto come Sommelier Zosimo, è molto attivo e conosciuto nel mondo del vino. Oggi è presidente dell’associazione nazionale “Vino Rosa Italiano”. Già Presidente di altre associazioni fra cui spiccano quelle di: Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi, ha fatto della vitedel vino la sua mission. Originario di Pachino, in provincia di Siracusa, si adopera largamente per la promozione di questo elemento così vitale.

Il nome Zosimo deriva da quello del vescovo di Siracusa, dapprima ritenuto incapace, dimostrò piano piano le sue doti, divenendo abate, poi presule e poi Santo. Questa l’origine del suo “pseudonimo”. Zosimo era però anche un alchimista musulmano vissuto a Tebe, specializzato nel creare miscugli particolari per ottenere effetti particolari con le sue bevande. Si può dire che anche da Sgandurra abbia operato delle sperimentazioni all’inizio della sua carriera di sommelier. ζωσιμος è una parola di origine greca che significa “vivace”, “vitale” e non è dunque casuale che Carmelo l’abbia scelta.

Carmelo Sgandurra è conosciuto come Sommelier Zosimo
Carmelo Sgandurra è conosciuto come Sommelier Zosimo; fonte foto. Facebook

Carmelo lavora in più di venti nazioni ed è ambasciatore del vino Made in Italy. E’ hydrosommelier, International Wine and Water Developer, delegato Wsa, World sommelier association, e vice presidente della Federazione sommelier Romania. Il Master sommelier porta avanti un approccio interdisciplinare del mondo del vino e ne propone una nuova immagine più moderna e versatile.

Una vita per il vino

Il suo amore per il vino inizia fin da piccolo, quando il nonno Peppino gli dava un sorso di vino, o dentro a guscio di uovo alla coque, assieme a acini di uva passa allinterno del tradizionale coppo di carta. Carmelo diventa sommelier negli anni ’90, anni difficili in cui questo mestiere veniva guardato con diffidenza per via dei continui scandali relativi soprattutto all’adulterazione del vino.

Il Master Sommelier Carmelo Sgandurra ha scritto “Nero D’Avola Wine”, una guida sul vitigno autoctono di Sicilia 2017-2018, che racconta storia, territorio, cantine e vini apprezzata in tutto il mondo. Nel 2019, assieme a Renato Rovetta ha dato vita a: “Rosa Rosati Rosè”.

Ci parli del legame fra la Sicilia e il vino

La Sicilia è vino e il vino è Sicilia! Da più di 8000 anni la Sicilia produce il vino grazie ai Greci che si stanziarono nell’isola e nell’Enotria grazie alle colonie. I Greci importarono in Sicilia i vitigni dalla Georgia poiché in Grecia non esistevano terreni adatti per coltivare viti e produrre vino. Si trovano infatti in Georgia le testimonianze archeologiche che ne fanno risalire l’inizio della storia al Neolitico. I Greci che venivano in Occidente lo portavano come strumento culturale. La Georgia è stata la culla del vino poiché i vini provenienti da quella zona viaggiavano senza corrompersi; questa era una qualità particolare di questi vini che all’interno delle barriques miglioravano. Ecco il successo di questi vini. Fra di essi si annovera il Marsala, in quanto vino ossidato.

I terreni della Sicilia si prestavano perfettamente alla coltura della vite.  In Sicilia nascono il Marsala, il Passito di Pantelleria e la Malvasia delle Lipari, il Moscato di Noto, il Grillo, Catarratto, Inzolia, Zibibbo, Malvasia e Nero d’AvolaNerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto, l’Etna Rosso DOC e Etna Bianco DOC. Tante sono anche le cantine.

In questo contesto si inscrive perfettamente il mito di Dioniso. Il vino diventa poi progressivamente un elemento aggregatore, un prodotto fondamentale per la socializzazione. Esso diventa fondamentale per l’economia della nostra Isola tanto che i Florio, grazie a vino, divennero delle potenze mondiali.

Lei è solito conoscere fisicamente i territori e terreni in cui si producono i migliori vini. Cosa ha scoperto di particolare nelle sue ricognizioni?

La Sicilia ha tantissime micro-realtà con altrettanto micro-territori (18 tipologie completamente differenze), tanto che è più preciso definirla come continente. Facendo un passo indietro, esattamente tra 5 e 1,65 milioni di anni fa, durante il Pliocene la nostra Isola aveva una conformazione completamente diversa, caratterizzata da atolli, da terre non emerse e da un ammasso di acqua. Gradualmente si formarono l’Etna e lo stretto di Gibilterra, attraverso cui le acque dell’oceano si mischiavano con quelle del Mediterraneo. Questi cambiamenti determinarono la comparsa di minerali di sale, gesso e zolfo facendo emergere la zona dell’agrigentino e del Nisseno, centro di questi minerali. Ciò ha anche conseguenze sul vino. I micro-territori e aree diverse a seconda del clima, del sottosuolo, insieme a vento e acqua hanno determinato diverse zona con caratteristiche proprie.

Nerello Mascalese e Nero d’Avola sono fra i pochi vitigni che hanno nomi di città e si legano alla territorialità.

Fra le scoperte delle mie ricognizioni posso dire che nella zona di Campobello di Licata mi ha colpito il sistema gessoso con cui si fanno crescere le viti e si producono i vini: in quest’area manca il terreno, la terra nera che vengono ricreate attraverso il gesso; la vite è riprodotta all’interno della terra gessosa. Particolarità le ho ravvisate anche neii terreni del siracusano, in riferimento alle aree gravitanti a Noto e Pachino in cui vi sono vini diversi, in cui viene attuata una sorta di zonizzazione, dovuta al sovrapporsi di strati attaccati al territorio che è mutato a seconda del diverso sviluppo degli atolli originari.

Carmelo Sgandurra è il promotore della tutela e valorizzazione del buon vino siciliano nel mondo
Carmelo Sgandurra è il promotore della tutela e valorizzazione del “Made in Italy” e del buon vino siciliano nel mondo. Fonte foto : pixaby

I vini della zona etnea

Si tratta di vini che fungono da veri e propri tesori dal  carattere inconfondibile e vini riconosciuti come un patrimonio collettivo da preservare con cura. Il vino dell’Etna, nelle sue tipologie Etna Bianco ed Etna Bianco SuperioreEtna Rosato, Etna Rosso e Riserva, Etna Spumante, è stato il primo vino siciliano da tavola ad ottenere, nel 1968, il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata. Il vulcano più alto d’Europa dà vita a un territorio minerale, ed è una sorta di “isola nell’isola”, un territorio unico per la possibilità di rigenerare il terreno; il vulcano genera una fonte di vita che si ricrea tutti i giorni, un substrato nato dalle ceneri dell’Etna, che operano un apporto minerario continuo. L’Etna vive e si rigenera tutti i giorni dando vita a un vino vulcanico unico e particolare.

Siamo in periodo di feste. Ci dia dei consigli per bere bene

Per bere bene non occorre sempre avere una buona bottiglia di vino costosa o ricercata o specialistica. Occorre fare una ricerca che permetta di conoscere e sfruttare al meglio il territorio. Anche delle semplici bollicine possono sostituire il più pregiato champagne. Non bisogna farsi trascinare dal marketing ma occorre bere localmente per poi farsi promotori dei nostri migliori prodotti. I vini dell’Etna non hanno nulla a che invidiare agli champagne. Durante le feste la bollicina aiuta. In un sistema di festa non c’è limitazione nel consumare un buon rosso DA GUSTARE AL MEGLIO leggermente abbassando la temperatura, non consumandolo caldo, per pulire il palato e farci apprezzare i vari cibi.

Carmelo Sgandurra quali vini possiamo mettere sulle nostre tavole durante i cenoni?

Consiglierei etna rosati con metodo classico che sono l’apoteosi del vino. Fra i vini siciliani più particolari gli autoctoni, fra i rossi sicuramnete un Pernicone; due bianchi, fra cui un Grillo in purezza che rappresenta la Sicilia e il nostro animo, riferimento all’insetto che sa di sicilia, di caldo, di estate, anche di qualche anno, abbinato a Grillo bello fresco e etna bianco accostati per la freschezza e per l’intensità.

Il vino è il protagonista sulle nostre tavole in questi giorni di festa,
Il vino è il protagonista sulle nostre tavole in questi giorni di festa, fonte foto Pixaby

Quali sono le accortezze per gustare al meglio i nostri vini?

Poche ma importanti e preziose. Innanzitutto bisogna partire dall’avere un buon calice. E’ da preferire quello a forma di tulipano, da utilizzare per tutte le tipologie di vini. Evitare possibilmente i flute che, essendo troppo stretti, non permettono di gustare pienamente il vino, in quanto concentrano odori e sapori. Inoltre il calice va preso dal piede e dallo stelo. Non si deve prendere mai la coppa, occorre evitare che avvenga un qualunque contatto fisico fra il vino e la mano che non deve corromperlo con la sua temperatura. E’ necessario tenere sempre il calice pulito, senza impronte. Altro accorgimento riguarda la temperatura, l’ideale è quella di 3-4 gradi. Bisogna avere una bollicina fresca.

C’è ovviamente una differenza di temperatura fra bianco e rosso: il Bianco va leggermente raffreddato 15 -20 minuti prima dell’effettivo consumo. Il Rosso va bevuto a temperatura ambiente ma va raffreddato ( con una pezza bagnata o messo in frigo), per arrivare alla giusta temperatura per cogliere tutte le sue nuances.

Carmelo Sgandurra ci parli del suo progetto sul vino rosa

Vino ROSA italiano” è una associazione nata qualche anno.  Lo scopo primario dell’associazione è: diffondere e migliorare, in ambito nazionale ed internazionale la conoscenza e la cultura del vino rosa italiano di qualità, dare una identità ai nostri prodotti e di poterli valorizzare al meglio. Vorrei porre l’attenzione sulla denominazione: non ho palato né di rosato né di rosè ma di rosa. Esso è da sempre presente nella tradizione siciliana e merita di essere accostato al bianco e al rosso. Assieme a coloro che appartengono all’associazione che si occupa della sua diffusione e tutela abbiamo portato una proposta in Parlamento affinché venga adoperata questa denominazione appropriata » .

Carmelo Sgandurra è presidente dell'associazione nazionale “Vino Rosa Italiano”
Carmelo Sgandurra è presidente dell’associazione nazionale “Vino Rosa Italiano”. Fonte foto: facebook

C’ è ancora qualche pregiudizio nei confronti del vino rosa che ancora qualcuno vede come un vino senza una propria identità; esso ha invece moltissime qualità, a partire dalla sua versatilità, dall’ampio uso, per i suoi profumi delicati ma ancor di più le infinite sfumature di colore. E’ un vino facile da bere, adatto a tutte le situazioni, un vino che celebra la convivialità e l’amicizia.

L’Italia è un paese che produce grandi vini rosa. Per questo motivo ho deciso di radunare le aziende vinicole italiane che producono vini “rosé” sotto un unico nome italianizzato, ROSA. Non ci sono più vini rosa anonimi ma associati ai vitigni. Inoltre ogni regione ha i suoi delegati che lavorano per la promozione dei propri prodotti. Fra i nostri associati abbiamo circa 250 produttori. Tantissime cantine stanno aderendo in maniera entusiasta e con grande fermento. L’associazione si articola e vive grazie alla preziosa attività dei 18 delegati regionali. Stiamo preparando dei “progetti in rosa” che coinvolgeranno ristoratori, cantine ecc. Tutti saremo accomunati dallo slogan: ” insieme un mondo di vino rosa è possibile!”, uniti per creare un nuovo modo di bere!

Un suo augurio per il prossimo anno

Che un mondo di Vino riempia le vostre tavole, i vostri cuori e che vi dia le parole per poterne parlare sempre a tutti.
Ovunque voi siate vi auguro Buon Anno!

Carmelo, con grande passione, sta cercando di dare il proprio contributo alla qualità del prodotto italiano e alla sua affermazione nel mondo.

Carmelo Sgandurra, i consigli del Master sommelier ultima modifica: 2021-12-30T14:30:37+01:00 da SABRINA PORTALE

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