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Seta a Catania: di Palazzo Auteri e altre curiosità

Seta a Catania

La Seta a Catania. Una storia di bellezza, ricchezza e creazioni. Un affresco del Palazzo Auteri, degli opifici e della seta catanese; di una delle più importanti produzioni nel corso dell’Età moderna. La seta rappresenta per la Sicilia orientale un bene di consumo, una trasformazione locale e soprattutto un prodotto di esportazione. La storia dimenticata e altre curiosità – Ovvero: quando la seta siciliana approdava nei porti europei.

La seta a Catania

Morbida, resistente e di lunga durata. Queste le tre caratteristiche principali della seta catanese. Una seta tra le eccellenze siciliane che dava lavoro a un abitante su dieci. Un tessuto la cui produzione fioriva già fin dalla dominazione bizantina. Il baco da seta, infatti, fu introdotto da Giustiniano I in Europa e grazie a re Ruggeri, trovò in Sicilia un terreno fertile per la ricchezza e l’abbondanza di gelsi. Il governo, nel 1727, istituì sia a Catania che a Messina, il Consolato della nobile arte della seta per privilegio di Carlo VI, re di Sicilia. In quegli anni i Consolati ricoprono un ruolo di rilievo. Controllano la qualità dei prodotti, ma influenzano altresì la vita politica ed economica dell’isola.

seta a Catania
“in Segreti Scrigni – si rivela – | un Sepolcro di bizzarra Lanugine | un’Abbazia – un Bozzolo”. Emily Dickinson – fonte foto pixabay

Nell’Ottocento a Catania ci furono diverse fabbriche che lavoravano e producevano la seta. Tra queste non si può che menzionare Palazzo Auteri (ubicato tra le Terme dell’Indirizzo e il Castello Ursino), una delle seterie italiane tra le più importanti. L’imprenditore Michele Auteri curava la lavorazione del tessuto e le colonie del baco da seta. L’attività passò al figlio Giuseppe Auteri Fragalà e poi ai fratelli Benedetto, Francesco, Vincenzo e Salvatore, figli di Auteri Fragalà. La seteria Auteri produceva tessuti pregiati e arricchiti da fili d’oro e d’argento. L’Italia, proprio grazie alla famiglia Auteri si pose ai vertici della produzione mondiale di seta greggia.

Tra i nomi importanti troviamo anche quello di Don Alvaro Paternò che gestiva un’attività con oltre centro operai (una curiosità: il nome Manganelli, assegnato a un ramo dei Paternò da re Filippo IV, si riferisce a uno tra i principali attrezzi che venivano utilizzati per la filatura). Secondo Paternò Castello di Carcaci, nel 1841 a Catania «i drappi che si smaltiscono in un anno fanno ascendersi a 13.284 pezze di canne 26 per ognuna, i telai che li lavorano 1170 fra i quali 170 sono alla Jacquart, la seta che vi si impiega a libbre 112.840».

Palazzo
Palazzo Auteri Perrotta è un palazzo privato, situato nel centro storico di Catania, tra le terme dell’Indirizzo e il castello Ursino.

Consolati e fine di un’epoca

Il commercio della seta in Sicilia, come abbiamo accennato prima, era regolato dai Consolati della seta di Messina, Catania e anche Palermo (molte furono le contese nel corso degli anni per il monopolio della seta tra le tre città). Nel 1776 Acireale, di antica tradizione, si candidò a divenire Consolato per lavorare in proprio la seta (la produzione avveniva in gran parte nel quartiere de’ “Manganeddi”). Le tre città, però, si opposero alla candidatura. Le cose cambiarono soltanto nel 1781 quando fu abolito il decreto che limitava l’esercizio alle sole città del Consolato. Alla fine del XVIII secolo l’industria serica decadde nell’isola. Dopo il 1850 la produzione perse ogni valenza fino a scomparire. In Sicilia, si volgeva lo sguardo verso altri settori. Dalla seta si passava allo zolfo, al vino e agli agrumi.

Info, fonti e approfondimenti

“La seta di Catania” su Conoscere Catania.

L’industria della seta è a Catania “La grande scomparsa” – articolo del giornalista Saverio Fiducia pubblicato nel 1965 sulla Rivista del Comune.

«Li posti delli mangani». Note sulla seta siciliana tra Sette e Ottocento di Simona Laudani

Seta a Catania: di Palazzo Auteri e altre curiosità ultima modifica: 2020-06-19T14:34:55+02:00 da Cristina Gatto

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