La chiesa di Santa Maria dell’Ogninella, situata nel cuore del centro storico catanese, rappresenta un’importante testimonianza delle opere architettoniche settecentesche attribuite all’architetto Giovanni Battista Vaccarini. Posta di fronte piazza Ogninella e nei pressi di via Euplio Reina e piazza Stesicoro, è da sempre riconosciuta dal suo caratteristico perimetro arrotondato.
Chiesa Santa Maria dell’Ogninella, la storia
La chiesa di Santa Maria dell’Ogninella ha sùbito negli anni diversi restauri. È una chiesa cattolica romana sconsacrata costruita nel 1711 su volere di una congregazione di laici con dottorati in legge, medicina, teologia, e anche funzionari governativi e notai. I disegni della struttura esterna e interna erano quelli del Vaccarini, anche se non esiste alcun documento che ne dia certezza. Questo ultimo divenne famoso per aver condotto, insieme a diversi architetti, la ricostruzione di Catania e di tanti palazzi storici dopo l’eruzione e il terremoto avvenuti nel ‘600.
Perché “Ogninella”? Si racconta che anticamente, adiacente alla cinta muraria, fu eretta una Chiesa priore del paese chiamata Santa Maria di Ongia. Ongia fu il luogo in cui Ulisse sbarcò in Sicilia durante la sua Odissea. Dopo il terremoto del 1693 fu portata alla luce un’iconografia della Vergine nei pressi dell’antica e non più esistente Porta Sant’Orsola. Attribuita alla chiesa dell’Ongia, l’immagine venne portata in questa chiesa. Il nome Ongia, però, oggi non esiste più. Per distinguersi principalmente dalla Madonna di Ognina, festeggiata l’8 settembre, verrà dato il nome Ogninella.
Dal XX secolo la chiesa di Santa Maria dell’Ogninella venne ceduta a diversi proprietari privati, e a oggi rimane poco delle fantastiche decorazioni interne alla struttura. Ciò che risalta all’occhio è la sua pianta con cupola ottagonale e la facciata arrotondata.
Piazza Ogninella, luogo di scontro tra Borboni e ribelli
La piazza Ogninella, luogo che ospita la particolare chiesa, fu coinvolta in scontri nel 1860 subito dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala. Spostandosi verso est con il suo gruppo garibaldino, scatenò diverse scaramucce tra i ribelli e l’esercito borbonico di Francesco II delle Due Sicilie. Nei pressi di Palazzo Tornabene, di fronte alla facciata della chiesa, i ribelli collocarono un cannone precedentemente nascosto durante la rivoluzione del 1848.
A controllare il cannone c’era Giuseppa (Peppa) Bolognara Calcagno, trovatella e serva di un oste. Da qui riuscì a sorprendere l’avversario che tentava di avanzare attraversando quella che noi conosciamo come via Euplio Reina. Ma Peppa a Cannunera, così verrà ricordata per le sue gesta, riuscì a sorprendere più volte il nemico. Quando le truppe si avvicinarono al cannone, creduto esaurito, Peppa gli scaricò una raffica di colpi a distanza ravvicinata. Le truppe borboniche sarebbero ben presto fuggite nella penisola, attraversando Messina.