La Mastra era come una seconda madre. Le bambine, dopo aver completato il percorso scolastico delle elementari, si accingevano a imparare un’arte che era solita essere tramandata di madre in figlia. Il compito della Mastra era appunto quello di insegnare alle fanciulle le pregiate doti di cucire o di ricamare.
A Mastra: l’importanza di imparare un mestiere
L’usanza di “portare” le figlie femmine dalla Mastra è nata nel dopoguerra. Insegnare, anche se in età scolare, l’importanza di imparare un mestiere affinché si potesse aiutare la famiglia nelle spese giornaliere era fondamentale. Così, questa signora aveva l’arcano ruolo di impegnare le giovani donne nell’insegnamento delle arti della sartoria e del ricamo, col proposito di un futuro guadagno sia per la ragazza che per la Mastra. Negli ultimi anni il ruolo della Mastra è quasi del tutto scomparso a Catania. Oggi esistono diverse scuole di ricamo e di cucito che sostituiscono l’insegnamento privato anticamente attuato da queste signore.
Andare a lezione dalla Mastra era anche un modo per socializzare. All’epoca era impossibile uscire di casa senza la famiglia a seguito, così recarsi dalla Mastra significava fare anche delle nuove conoscenze al di fuori degli occhi vigili dei genitori, specialmente del padre protettivo.
A lezione di taglio e cucito
Studiare dalla Mastra l’arte del taglio e del cucito solitamente era gratuito. Le lezioni di ricamo, reputata un’arte superiore, richiedeva invece un onere per le famiglie. Spesso era una vicina di casa, molto conosciuta dalla famiglia. Le bambine si recavano da loro munite di ago, filo e tanta voglia di imparare. Le ragazze erano tutte raggruppate attorno ad un grande tavolo e veniva insegnato loro prima di tutto il “punto cimosa”. Poi si passava al taglio dei cartamodelli da cui avrebbero in seguito formato gli abiti.
A lezione di ricamo dalla Mastra
Le future ricamatrici ci accingevano ad andare dalla Mastra munite di stoffa di lino. L’insegnante tratteggiava a mano una figura sulla stoffa e, dopo averla aiutata a sistemarla nel classico cerchietto, lei insegnava alle ragazze come usare i fili colorati. Questi poi diventavano piccoli disegni artistici. Prima di tutto veniva insegnato il “punto quadro” per poi passare al “punto piatto”, “punto erba”, “punto ombra”, “punto occhietto”…
Racconti di “scuola di sartoria” a domicilio: mamma Lucia
<<All’età di quasi 11 anni, dopo aver completato la scuola elementare, decisi di dedicarmi allo studio del taglio e del cucito da una Mastra che abitava nel mio stesso quartiere. La signora viveva vicino casa ed era una conoscente dei miei genitori. Così, affidatomi alle sue mani sapienti, iniziai il mio percorso di studi. A casa sua incontrai anche delle ragazze simili a me, della mia stessa età e, tra un “punto cimosa” e l’altro, stringemmo amicizia.>>
<<L’obiettivo mio era quello di imparare da questa signora sia il taglio che il cucito. Ma se per quest’ultimo non fu un problema impararlo velocemente, il taglio fu abbastanza difficile da capire per me. Ciò accadeva perché la mia Mastra intendeva insegnarmi a tagliare la stoffa “a mano libera”, cioè senza alcun cartamodello. Io non riuscii mai a comprendere il suo modo di elaborazione. Con grande forza di volontà affrontai i miei genitori e gli esposi il mio desiderio, quello cioè di iscrivermi in una scuola di taglio in modo da imparare in toto l’arte della sartoria.
Il mio percorso finì all’età di 15 anni. A quell’età mi iscrissi alla scuola di taglio che anticamente si trovava in via Etnea e, sempre con occhio vigile dei miei genitori, all’età di 16 anni avevo già i primi clienti e iniziava la mia avventura in una boutique del centro storico. Oggi ricordo con molto piacere i momenti trascorsi tra quelle quattro mura. Rievoco, con umor gioioso, racconti di una vita che oggi non esiste più e che i miei giovani figli possono apprendere solo tramite la mia testimonianza.>>
Il ruolo della Mastra è stato egregiamente raccontato da CustonaciWeb. La storia è nata, invece, dai racconti della mia carissima mamma Lucia.