Il mito degli dei Palici e l'area archeologica di Palikè

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Il mito degli dei Palici e l’area archeologica di Palikè

l'area archeologica di Palikè tra mito e storia

Per parlare dell’area archeologica di Palikè e degli dei Palici, ci ricolleghiamo direttamente ad una storia appena raccontata in un recente articolo: la storia della ninfa Etna.
Infatti la ninfa e i fratelli Palici sono “mitologicamente” imparentati: madre e figli, infatti, frutto dell’unione di Etna con Zeus.
Al loro culto si lega l’esistenza di un luogo oggi più che suggestivo, oltre che ricco d’interesse storico: Palikè.

Palikè, dove si trova e la sua storia

Immersa nella campagna, circondata da distese di fichi d’india, sorge l’area archeologica di Palikè. Siamo in località Rocchicella, a circa un chilometro da Palagonia.
Una curiosità: secondo alcuni storici, quest’ultima sarebbe storicamente collegata proprio all’area archeologica in questione. Da Palikè, infatti, si sarebbe originata “Palica Nea”, ovvero Nuova Palica, toponimo trasformatosi nel tempo nell’attuale Palagonia.

Le notizie circa la fondazione di Palikè si trovano in Diodoro Siculo. Questi afferma che venne fondata dal capo siculo Ducezio nel 453 a.C., su di un’altura, presso l’antico santuario degli dei Palici. Proprio in prossimità del tempio, infatti, Ducezio avrebbe stabilito la sede della sua lega di città sicule.

L'area archeologica di Palikè

Palikè, uno scorcio dell’area archeologica

Gli dei Palici e i laghetti di Naftia

«Per prima cosa vi sono dei crateri che, dal punto di vista della grandezza non sono affatto grandi, ma emettono sorgenti impetuose da una indicibile profondità, ed hanno una natura simile ai lebeti quando vengono arsi da molto fuoco ed emettono acqua caldissima…. e cosa più di queste straordinaria, l’acqua né trabocca né si ritrae, ma presenta un movimento e una violenza del flusso, nel sollevarsi in alto, che suscita meraviglia».
A parlare è ancora Diodoro Siculo e quello che sta descrivendo sono i laghetti di Naftia, inquietanti specchi di acque sulfuree giallo-verdastre, dalle terribili esalazioni. No, oggi non li troverete: sono stati prosciugati, e i gas sfruttati industrialmente.
In che modo questo paesaggio si intreccia alla nostra storia? Scende in campo la fantasia dei siciliani. Come potevano gli antichi abitanti dell’isola spiegarsi l’esistenza di queste pozze dalle acque insolite, ribollenti e mortifere?

Il mito degli dei Palici e il tempio

Le fonti sono in realtà incerte: alcune vogliono Zeus congiunto alla ninfa Talia piuttosto che Etna. Ciò che è identico, però, è lo svolgersi successivo della faccenda. La ninfa, ingravidata dal padre di tutti gli dei ed in procinto di partorire, decise di far nascere i suoi due bambini sottoterra per nasconderli all’ira di Hera, legittima sposa del suo amante. Una volta nati, poi, i gemelli uscirono dal ventre della terra provocando le fratture e il ribollire che avrebbero originato i crateri, e quindi i laghetti, di Naftia. Pàlin ikèsthai, da cui Palici, significa infatti “nati due volte”: dalla ninfa e dalla terra.

Accanto ai laghetti di Naftia sorse, quindi, il tempio consacrato ai mitici fratelli, e dal tempio l’insediamento di Palikè.
Il tempio divenne un luogo di culto, ma non solo, di grande rilevanza. L’oracolo dei Palici era considerato infatti il più importante della Sicilia, e le acque di Naftia si prestavano a rituali, giuramenti, prove.

tomba a grotticella, area archeologicad i palikè

La passeggiata continua anche oltre l’area archeologica: interno di una delle grotticelle fuori dal perimetro recintato

L’area archeologica di Palikè oggi

Se fino a qualche anno fa sembrava abbandonata a se stessa e facile preda di “tombaroli”, oggi il sito è proprietà dalla regione ed aperto al pubblico. L’area è protetta e recintata, la fruizione è agevolata da percorsi segnati e arricchita dalla visita dell’Antiquarium, un’esposizione dei materiali riaffiorati durante gli scavi.

Oggi sappiamo che quest’area è stata abitata già in età preistorica, nel VI-V millennio a.C., e sfruttata fino in epoca sveva, sia per l’agricoltura che come via di collegamento tra la costa e l’entroterra. Tantissimi sono i resti che testimoniano il passaggio dell’uomo in quest’area: dagli strumenti litici esposti all’Antiquarium, alle tombe a grotticella che forano le pareti dell’altura, ai resti della Palikè di Ducezio.

Info utili:
Potete visitare l’area archeologica secondo i seguenti orari: Martedì, giovedì, venerdì, sabato: 9.00 – 13.00; mercoledì: 9.00 – 17-30.

Il mito degli dei Palici e l’area archeologica di Palikè ultima modifica: 2019-01-10T08:24:48+01:00 da Natasha Puglisi

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