Dalla meccanica quantistica ai pixel: la pittura di Salvo Ligama

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INTERVISTE

Dalla quantistica ai pixel: Salvo Ligama

Dimensione digitale intesa come uno spazio virtuale di dialogo. Questo è ciò che Salvo Ligama, ospite al Palazzo della Cultura con la mostra “Catania Infinite Jest”, cerca di trasmettere attraverso le sue pitture.

I pixel utilizzati nella meccanica quantistica vengono ingranditi diventando parte integrante delle opere di Ligama. I suoi non sono dei quadri astratti, ma racchiudono in sé i suoni, rappresentati grazie ad alcuni dati di registrazioni, che ogni luogo emette: l’Etna con i suoi tremori e le sue eruzioni, una stanza o la voce della madre del pittore.

Tutto ciò si trasforma poi in colore, grazie ad un sistema java creato dallo stesso Ligama che permette di dare ad ogni lunghezza d’onda un valore cromatico. Tra le pitture anche scorci della sua Catania: spesso fotografata, riempie i nostri archivi virtuali, ma è destinata in un futuro prossimo a scomparire se non viene stampata. Dipingendoli, spiega l’autore, si concede a loro una sorta di “eternità”.

La pittura dell'artista catanese Salvo Ligama in mostra al Palazzo della Cultura

La pittura dell’artista catanese Salvo Ligama in mostra al Palazzo della Cultura

Intervista al pittore catanese Salvo Ligama

Ci racconti come le è venuta l’idea di creare delle opere che racchiudessero il mondo della meccanica quantistica e i pixel.

Molto semplice. Io appartengo all’era digitale, è inevitabile. Ogni immagine che mi circonda è virtuale. La mia ricerca artistica è stata una focalizzazione sull’atomo dell’immagine contemporanea, sulla particella più piccola che compone ogni cosa noi vediamo: il pixel appunto. Destrutturare lo spazio visivo.
Scomporre una percezione. Sconnettere i paradigmi sensoriali. Sfruttare le nuove tecnologie per sperimentare diverse possibilità di fruizione, nuovi livelli di percezione della realtà. La scomposizione e la dissoluzione sono strumenti di avvicinamento alla percezione.

È una scomposizione digitale dell’immagine applicata alla pittura. Un ripensamento dello statuto linguistico della pittura secondo i canoni. Un cortocircuito. Una realtà sgranata, una percezione insicura di uno spazio a bassa definizione. DOWNGRADE! Questa è la chiave di lettura. Restituire il visibile attraverso una scomposizione cromatica modulare, rinunciando all’illusoria aderenza al vero dell’alta definizione, rovesciando la spasmodica ricerca di una risoluzione massima della nostra epoca.

Scorci di Catania e dei suoni dell’Etna tra le pitture di Ligama

La ricerca e lo studio costante è presente nelle sue opere: come ad esempio in quelle dove viene mostrato il colore di un suono. L’Etna, in questo caso, è una tra le protagoniste in questa sezione di rappresentazioni…

Già. Catania non è una città come le altre. È un appendice di un vulcano, un Vulcano in continua attività. Nessuno può restarne indifferente o non esserne influenzato; i campi magnetici sono così prorompenti da cambiare la vita di chi vive a Catania e determinare il carattere stesso dei suoi cittadini. Me compreso.

Questo lo noti soprattutto quando viaggi per un po’, quando visiti o vivi in altre città e ti rendi conto che Catania è proprio una città a se, da non poter essere accostata a nessun’altra, e in questo, secondo me, l’Etna ha le sue responsabilità. Quindi ho deciso di concentrare le mie ricerche sul rumore al territorio che circonda il posto in cui vivo e analizzare i dati sismografici e geotermici per trovare scale cromatiche nuove.

Il suono dell'Etna visto attraverso la pittura di Ligama

Il suono dell’Etna visto attraverso la pittura di Ligama

Documentare la realtà attraverso la pittura

Le sue pitture potrebbero essere viste anche come una “critica” sulla società odierna, che fa della tecnologia un elemento indispensabile per vivere. Lei ci regala una pittura moderna, astratta, ma realistica. Le si addice questa visione?

Non una critica ma solo una descrizione consapevole di ciò che accade. Documentare, non criticare! La sezione sui paesaggi (urbani, sonori e anacronistici) non possono prescindere dalla documentazione, dal ritrovamento, dalla catalogazione, dalla memoria, ma guardano essenzialmente al futuro.

L’intento di dipingere un paesaggio urbano per continuare la tradizione pittorica dei macchiaioli o degli impressionisti, per documentare come cambia il paesaggio, per analizzare quello che sarà l’archeologia industriale di un futuro prossimo, e così via, è realizzato in pittura.

Quelle immagini, quelli scorci che tutti fotografano ma nessuno stampa, riempiono i nostri archivi virtuali ma rischiano di scomparire senza troppi ripensamenti. Dipingendoli, invece, si sancisce una sorta di “importanza” e si concede loro un po’ di eternità. Questo è quello che ho pensato di fare con le mie pitture sui paesaggi. Affinché queste immagini destinate a scomparire sia nella realtà fisica che in quella virtuale, rimangano per lo meno su una tela.

Dalla quantistica ai pixel: Salvo Ligama ultima modifica: 2017-09-22T09:01:47+02:00 da Valentina Friscia

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