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Carmelina Naselli, una vita dedicata allo studio della sua terra

Carmelina Naselli

Vogliamo scoprire con voi la storia di una donna catanese che ha fatto la differenza, lasciandoci un patrimonio di studi importantissimo, che non tutti conoscono. Questa studiosa ha fatto della passione per lo studio, della sua intelligenza e della voglia di diffondere il sapere un credo per la sua esistenza: stiamo parlando della professoressa Carmelina Naselli.

Una donna all’Università di Catania nei primi del Novecento

Carmelina Naselli nasce a Catania alla fine dell’ottocento. Dopo le superiori, la passione per gli studi prosegue, frequentando l’Università di Lettere della città. A quei tempi vedere una donna aggirarsi per le aule dell’Università non era una cosa  molto comune. La stessa Carmelina Naselli scrive nella sua autobiografia: Se mi riconduco a quegli anni le donne che studiavano all’Università erano in numero veramente sparuto. Mi rivedo, con mia sorella e un piccolissimo gruppo di care compagne (sì e  no  una  dozzina),   frequentare   nelle   aule  semi  deserte”.  Quegli anni all’Università, nonostante l’essere donna avesse un peso differente, sono incredibili per la nostra catanese. I professori che incontra le fanno da mentori. I nomi di Achille Pellizzari e Luigi Sorrento diventeranno fondamentali per il suo percorso. Ed è proprio il prof. Sorrento ad accendere in lei l’amore per gli studi folklorici.

Carmelina Naselli e gli anni a Firenze

Carmelina Naselli ottenne nel 1919 la laurea, con lode e pubblicazione della tesi. Questo le permise di accedere all’Istituto di Studi Superiori di Firenze. L’obiettivo della borsa di studio era quello di perfezionare i suoi studi sulla Letteratura Italiana. All’epoca, infatti, Firenze era uno dei centri di filologia classica e moderna più prestigiosi di Italia. Qui conobbe studiosi grandiosi come Prezzolini, Renato Serra, De Robertis. E’ proprio a Firenze che Carmelina intuisce che è l’indagine storico-letteraria ad affascinarla di più e per analizzare questo aspetto lei gli dedica anima e corpo. All’Università degli Studi di Catania ancora oggi, al solo nominare la materia Storia delle tradizioni popolari, ecco che Carmelina Naselli si manifesta. Leggendo i suoi scritti, le sue ricerche e le sue opere, si capisce  subito come siano tutte intrise dall’ambito della letteratura più legato al popolo e ai suoi usi.

Catania una città da studiare e raccontare

Quando Carmelina ritornò a Catania, nella sua amata città, trovò un ambiente molto frizzante, dal punto di vista culturale. In giro, si vedevano scrittori come Ercole Patti, Vitaliano Brancati, Natale Scalia, Antonio Prestinenza, Giuseppe Villaroel. E le ombre, ancora molto presenti, di Verga e de Roberto. Catania era un salotto culturale, aveva il suo bel Giornale dell’Isola Letterario, che vedeva scrittori e intellettuali intenti nella loro descrizione di una Catania del primo Novecento. I circoli e i bar dove si parlava di letteratura e politica.

La scalata verso la cattedra di Storia delle tradizioni popolari

Carmelina Naselli - scalinata del monastero dei Benedettini
Carmelina Naselli, la prima docente della cattedra di Storia delle tradizioni popolari vivie ancora tra le mura dell’Università, qui uno scorcio dei Benedettini

La sua carriera lavorativa si indirizzerà verso l’insegnamento nelle scuole pubbliche. Anche se la professoressa Naselli non abbandonerà mai lo studio delle tradizioni e della cultura locali. Iniziò a curare mostre sulle arti popolari siciliane, sia locali che Nazionali. Nel 1936 la sua carriera ebbe una svolta. Grazie alle pubblicazioni che aveva accumulato, ottenne la libera docenza in Letteratura. Ricevette il primo incarico all’Università di Catania nel 1940, come docente di Storia della letteratura italiana. Questa fu la cattedra di Carmelina Naselli per nove anni e la abbandonò solo per un’altra cattedra, per lei, ancora più preziosa: Storia delle tradizioni popolari. Il suo fu uno dei primi corsi istituiti in Italia. La sua tenacia e la sua forza erano state premiate.

L’eredità di Carmelina Naselli

La sua fu una vita ricchissima e culturalmente fece tanto e lasciò tanto. Le sue testimonianze sono ovunque: riviste, giornali, opere letterarie, mostre, convegni. Il suo voler mostrare i risultati delle ricerche sulle tradizioni e le culture del luogo che amava la portarono lontano. Fu presidente del comitato catanese della Società Nazionale Dante Alighieri e della Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale. La professoressa non si sposò mai, né ebbe figli, ma questa sua vita, dedicata all’amore per la sua terra e per la sua analisi, lasciò ugualmente in eredità moltissimo. Le sue intuizioni, emozioni, rivelazioni, riflessioni e scoperte, sono ancora base di studio.

primo piano dell'università degli studi di Catania con in basso a destra una piccola foto in bianco e nero di Carmelina Naselli
Carmelina Naselli, docente di Storia delle tradizioni popolari catanesi e siciliane

La sua opera di archiviazione, analisi e riflessione della tradizione catanese, e siciliana, è fondamentale perché s’instaura tra le prime del suo tempo. L’occhio di Carmelina Naselli è attento, scientifico si potrebbe dire, se non fosse per il trasporto emotivo che trasmette in ogni suo testo. Carmelina Naselli adorava applicarsi allo studio dell’uomo e della società. Tutto per lei riconduceva ad un’esperienza etico-religiosa e ad una riflessione psicologica ed estetica fortissima. Per lei il popolo era depositario e ispiratore, al contempo, di contenuti spirituali, mitologici, mistici, ma anche reali e storici. Questi elementi si concentravano e esplodevano in una zona come quella del catanese e provincia.

interno Biblioteca dei Benedettini di Catania, qui ore e ore di studio di Carmelina Naselli hanno segnato il passaggio (foto da http://blog.zingarate.com)
Biblioteca dei Benedettini di Catania, qui ore e ore di studio di Carmelina Naselli hanno segnato il passaggio (foto da http://blog.zingarate.com)

Ricerca, la sua parola d’ordine

La vita dei contadini delle campagne dell’Etna, le donne del centro città e i culti religiosi, primo fra tutti quello di Sant’Agata, per lei erano linfa per le sue continue ricerche. Tra i saggi più noti, seguendo quanto detto, c’è Le donne nella festa di S. Agata a Catania e il Manto siciliano e << faldetta>> maltese. Queste due opere rispecchiano parte di quello che era Carmelina Naselli. Proprio per la sua forza ricercatrice e il suo essere al contempo donna che si fa strada in una società, e in un ambito lavorativo, all’epoca, ad esclusivo appannaggio degli uomini. Il suo alunno devoto, il prof. Branciforti, disse di queste opere: “Una variopinta galleria di un ipotetico museo delle tradizioni isolane e particolarmente catanesi”. E noi che siamo catanesi abbiamo il dovere di conoscere la sua storia.
La professoressa Carmelina Naselli continua a vivere tutt’oggi tra le pareti dell’Università di Catania. Vive nella biblioteca, nei suoi scritti e in tutte quelle tradizioni della città che da lei sono state spiegate, studiate e ritratte come forse l’aspetto più bello e creativo che possiede il genere umano.

Carmelina Naselli, una vita dedicata allo studio della sua terra ultima modifica: 2019-10-11T10:11:54+02:00 da Manuela de Quarto

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