Passeggiando lungo via Etnea, all’altezza della Villa Bellini, difficilmente scorgiamo e ci soffermiamo a osservare la statua posta a Largo del Rinazzo, accanto via Caronda. Bronzea e alta circa 7 metri, si tratta della Statua di Garibaldi. La scritta riportata nel basamento riprende le parole che Giuseppe Garibaldi pare abbia detto appena arrivò a Catania nel lontano 1862.
“Trovammo Vulcano di patriottismo, uomini, denaro, vettovaglie per la nuda mia gente.”
Prima della Statua di Garibaldi
Nell’antico quartiere Rinazzo, precisamente tra via Etnea e via Caronda, prima della difficile decisione di porre la Statua di Garibaldi, sorgeva un particolare chiosco che vendeva giornali. L’edicola oggi non esiste più. Possiamo solo immaginare la bellezza di trovarsi in una zona centrale della Catania dell’800 e soffermarsi in quello slargo per leggere o scambiare quattro chiacchiere. Nel 1911 la decisione del Comune fu irremovibile: quel chiosco tanto amato dai catanesi doveva essere rimosso per porre in loco la neo statua dedicata a Garibaldi.
“Monumento a Garibaldi offresi”: come tutto ebbe inizio
Tutto ebbe inizio oltremare. L’Uruguay, dopo aver combattuto una decina d’anni per ottenere l’indipendenza, era intenzionata a onorare le gesta di Garibaldi innalzandogli un monumento. A Ettore Ferrari, artista italiano che realizzò diversi monumenti per ricordare le gesta di importanti figure storiche, venne commissionata la creazione di una statua intitolata a Garibaldi. Il monumento, però, non piacque agli uruguayani e lo rispedirono in Italia. Nel 1911 la fonderia Bastianelli di Roma, che aveva messo il nome su quella statua e che gli aveva fatto da deposito per lungo tempo, decise di diramare una circolare a tutti i Comuni d’Italia: “Statua di Garibaldi offresi”.
L’approdo a Catania e la reazione dei cittadini
Giuseppe Pizzerelli, il Sindaco di Catania degli inizi del ‘900, era un grande amico del Ferrari morto da poco (nel 1897). Per onorarlo volle acquistare la sua statua grazie all’aiuto del comitato organizzatore dell’Esposizione Agricola Siciliana, presieduto dall’onorevole Pasquale Libertini. Quanto costò il monumento alle casse comunali non si sa. Certo però è che venne pagato a basso prezzo perché “in svendita”.
I catanesi, però, non accettarono la neo Statua di Garibaldi e polemizzarono contro l’ingiusta decisione di demolire l’antico chiosco. Non solo, i catanesi non gradivano l’opera perché restii a dimenticare lo sterminio di uomini, donne e bambini che aveva portato l’Unità d’Italia nella città alle pendici dell’Etna. Garibaldi si era impossessato di una terra non sua, cambiando i nomi ad alcune opere già presenti in età borbonica (vedi la Porta Ferdinandea), quindi non gradivano futili idolatrie per le sue “gesta”.
Statua di Garibaldi: nessuna inaugurazione
Al “pessimo acquisto” fatto dal Comune di Catania bisognava porre rimedio. Inizialmente verrà considerata piazza Università come location, ma anche in questo caso la popolazione insorse. All’infinita diatriba con i catanesi vincerà la proposta iniziale del Comune di Catania: l’opera del Ferrari sarà posta in via Etnea al bivio con via Caronda e l’edicola storica sarà spostata.
Creato un basamento di pietra lavica, la statua sarà collocata sopra e “impacchettata” in attesa dell’inaugurazione. Passarono i giorni e dell’inaugurazione non si sapeva nulla, quando arrivò un violentissimo temporale che spazzò via gli stracci che coprivano la Statua di Garibaldi. Nessuna “festa inaugurale”, nessun ricordo se non il Sindaco incapace di gestire una situazione che aveva creato solo scompiglio tra i catanesi.
Il racconto dell’arrivo della Statua di Garibaldi a Catania è tratto dall’Enc. di Ct Tringale Editore ed. 1987.