A 'Trizza: la bellezza del borgo marinaro di Aci Trezza

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La bellezza del borgo marinaro di Aci Trezza

Faraglioni Di Aci Trezza

Faraglioni Di Aci Trezza

Tra un bellissimo mare cristallino, leggende e tradizioni popolari sorge il borgo di Aci Trezza, luogo poco distante dai rumori cittadini di Catania. Qui è possibile, in men che non si dica, catapultarsi in una sorta di paradiso. Per un weekend di relax non possiamo che consigliarvi A ‘Trizza: di seguito quello che non potete assolutamente perdervi di questo bellissimo borgo marino nel catanese.

Faraglioni: attrazione primaria di Aci Trezza

Composte dall’Isola Lachea, il Faraglione grande, il Faraglione piccolo e quattro scogli disposti ad arco, queste strane rocce ordinate casualmente sono diventate attrazione primaria di Aci Trezza, grazie ad una leggenda che aleggia su di esse. Secondo questa, fu Polifemo a lanciare quello che oggi noi chiamiamo “Faraglioni” ad Ulisse per contrastare la sua fuga. Dopo aver approdato sull’Isola dei Ciclopi, Ulisse venne ospitato da Polifemo. Qui il crudele Polifemo (protagonista del mito di Aci e Galatea) divorò molti dei suoi compagni ed Ulisse, per vendicarsi e riuscire a salvarsi, lo fece ubriacare e lo accecò nell’unico occhio che possedeva. In preda al dolore Polifemo iniziò a scagliare dei grossi massi verso il mare cercando di colpire l’eroe greco, dando così origine ai Faraglioni.

Oltre alla leggenda, il mare cristallino di Trezza è molto apprezzato dai turisti, i quali non possono far altro che immergersi in quelle acque e toccare con mano, spesso arrampicandosi, i Faraglioni.

L’Isola Lachea di Trezza

L’Isola Lachea è la più grande delle isole che compongono i Faraglioni di Trezza. Distante circa 400 metri dalla costa, è possibile raggiungerla in canoa oppure in barca: i “trezzoti” e gli anziani pescatori conducono i turisti nell’isola attraverso antiche imbarcazioni in legno. Il panorama dall’Isola Lachea è mozzafiato: è considerato il miglior luogo dove potersi immergere per esplorare un fondale spettacolare. La fauna qui presente è molto varia: molti sono gli animali presenti sull’isola, ma è certamente la lucertola della sottospecie Podarcis Siculus Ciclopica quella che più incuriosisce. È infatti possibile avvistarla solo qui: isolatasi dalle altre specie, la natura e l’ambiente l’ha differenziata a tal punto da acquisire una sua tipicità locale.

Ingresso al museo di Aci Trezza, Casa del Nespolo. Fonte: Appunti per Domani

Ingresso al museo di Aci Trezza, Casa del Nespolo. Fonte: Appunti per Domani

Mercato Ittico di Aci Trezza: uno dei più importanti in Sicilia

Considerato come uno dei più importanti mercati del pesce presenti in Sicilia, il Mercato Ittico di Aci Trezza si trova all’interno del porticciolo. Pescherecci, camion muniti di celle frigorifere irrompono di notte a piazza Marina di Trezza per dare vita ad uno spettacolo senza precedenti: masculini, trigghie, sparacanasci, mirluzzu, pisci spata, purpu, tunnu, sangusu si divincolano tra le reti dei pescatori prima di essere venduti alle case del pesce, ai ristoranti di Aci Trezza e nel suo hinterland. Tanti sono i turisti che di notte visitano il mercato per assaporare e conoscere una tradizione tutta trezzota.

La Casa del Nespolo protagonista de “I Malavoglia” di Verga

La “Casa del Nespolo” sorge vicino alla chiesa di San Giovanni. Costituita da un cortile, un piccolo orto e due stanze, qui sono state ambientate le vicende della famiglia de “I Malavoglia“, capolavoro di Giovanni Verga. Oggi adibita a museo, la casa è articolata in due stanze: la sala “La terra trema” raccoglie fotografie, locandine e testimonianze del film di Luchino Visconti, girato appunto ad Aci Trezza; la seconda sala, la “Stanza dei Malavoglia”, è dedicata agli strumenti della pesca e alla vita quotidiana degli abitanti del paese all’epoca dei Malavoglia.

Festa di San Giovanni: “U pisci a mari”

Se vi trovate ad Aci Trezza nella seconda metà di giugno, non potete perdervi la Festa di San Giovanni. Dal 20 al 24 Aci Trezza si trasforma: da località turistica diventa luogo di culto per i trezzoti che vedono in San Giovanni il Patrono della cittadina in provincia di Catania. Il 20, 21 e 22 sono dedicati alla preparazione della festa, il 23 si procede con la processione del fercolo di San Giovanni, mentre il 24 si svolge una storica tradizione popolare: “U pisci a mari”. Risalente al 1750, si tratta di un rito propiziatorio che rappresenta la continua lotta alla sopravvivenza in una terra che vive di pesca. Anticamente si svolgeva nello stretto di Messina, ben presto è entrato a far parte tra le tradizioni trezzote più amate dai turisti.

"U pisci a mari" ad Aci Trezza. Fonte: Andrea Mirabella

“U pisci a mari” ad Aci Trezza. Fonte: Andrea Mirabella

I protagonisti de “U pisci a mari”

Tutto inizia con la calata dei pescatori verso il mare. Sulle note di musiche tradizionali siciliane, sei uomini vestiti con i colori simbolo del Santo Patrono (giallo e rosso) si avviano verso Piazza Giovanni Verga: qui pregheranno il santo affinché la pesca che si accingono a svolgere possa essere molto ricca. I sei uomini sono attesi al molo da trezzoti, turisti e curiosi: tre inizieranno la cala della barca addobbata anch’essa con i colori del Patrono, due prenderanno posto al molo per seguire le fasi della pesca, mentre il “rais” avrà il compito di dirigere la barca dal molo.

Inizia la pesca!

Comincia così la pesca “do pisci”. Un nuotatore si immerge nelle bianche acque di Aci Trezza per simulare “u pisci” che dovrà essere pescato. Il rais, avvistato l’uomo-pesce, urlerà “A luvanti, a luvanti. A punenti, a punenti. A sciroccu, a sciroccu”, incitando i marinai a catturarlo. Dopo vari tentativi il pesce verrà preso e il rais esulterà dicendo “Pottulu n’terra, pottulu n’terra; ca semu ricchi! Pigghia ‘a mannara, pigghia a mannara; ca semu ricchi! Pisci friscu, pigghiatu ora ora. ‘U tagghiamu a Trizza stissu!” Peccato che poi il pesce ricadrà in acqua: il rais e i sei pescatori, disperati per aver perso il pesce, imprecheranno contro la mala sorte. “Scialaràti, scialaràti, m’arruvinàsturu; mi facìsturu pèrdiri a pruvirenzia!” dirà il rais.

Disperazione e sconforto: la conclusione de “U pisci a mari”

L’inseguimento del pesce continuerà. Catturata nuovamente e ferita, la preda inizierà a perdere sangue ed il mare si tingerà di rosso. Dopo essersi dimenato a lungo, il pesce scapperà nuovamente sconfortando i pescatori. Ma il rais non demorderà e avvisterà di nuovo la preda: questa volta si tratterà di un pesce vero, un tonno o un pescecane, immerso appositamente nelle acque di Aci Trezza. Quando i pescatori, dopo averlo catturato, grideranno di felicità verso il suo pubblico, il pesce fuggirà definitivamente, scomparendo tra le acque cristalline. A questo punto regnerà la rabbia e lo sconforto definitivo: il “rais” si tufferà in mare, i pescatori disperati capovolgeranno la barca e i giovani spettatori si getteranno tra le acque di Trezza.
Così si chiuderà uno degli eventi tradizionali trezzoti più suggestivi di sempre.

La bellezza del borgo marinaro di Aci Trezza ultima modifica: 2018-05-21T07:51:42+02:00 da Valentina Friscia

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