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Spuma: la bevanda bionda che piace ai siciliani

Spuma bionda
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Spuma. Buona, dissetante e dal gusto vintage. La bionda che piace ai siciliani. L’antenata dei soft drink, analcolica a base di acqua gassata, zucchero, aromi e spezie varie. La bevanda che a partire dagli anni ’20 era onnipresente nei bar, nei chioschi e a casa delle zie. Una bevanda, ancora, che non ha del tutto abbandonato i bar e gli scaffali dei supermercati. Storia e curiosità della bibita che ha resistito all’avvento delle moderne e ben più famose aranciate e gazzose.

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Spuma Cacciola, prodotto catanese. Fonte della foto: sito di aste delcampe

Spuma, una varietà di aromi

La spuma, bibita analcolica a base di acqua gassata, zucchero e aromi vari, anni fa era alquanto diffusa grazie alla semplicità di produzione. Non vi è una ricetta univoca. Esistevano ed esistono ancora numerosissime varianti. C’era (e forse c’è ancora) chi la miscela con il vino (o con la birra per i più intraprendenti). Chi usava più spezie e chi ne usava di meno. L’antica versione siciliana, per esempio, prevedeva succo di limone, infuso di scorze di arancia, rabarbaro, vaniglia e le immancabili spezie. Una quantità e una ricchezza di aromi che permetteva ai gazzosai (diffusi in passato) di sbizzarrirsi e di non vincolarsi a un ricettario. L’unica regola da seguire era quella di creare un prodotto dolce e dissetante. Il termine spuma è equivalente all’anglosassone “soda”, anch’esso adatto a indicare qualsiasi bibita analcolica con “bollicine”. La spuma bionda  sembra essere nata nella seconda metà dell’Ottocento. L’idea si deve forse a un anonimo oste che si mise a miscelare diverse gazzose insieme al prodotto di infusione dell’uva sultanina (moscato), caramello e altri aromi. Altre fonti riferiscono che la nascita si deve all’innalzamento del prezzo del cedro e di conseguenza alla diminuzione della sua presenza nelle misture. La versione nera, invece, conosciuta soprattutto nel nord-est dell’Italia, fu inventata e prodotta nel 1938 da Antonio Verga, fondatore dall’azienda Spumador.

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Oggi la spuma viene utilizzata anche come base per la creazione di cocktail estivi e dissetanti

Chiosci, drogherie, ma anche all’oratorio

La spuma si è diffusa rapidamente nei chioschi catanesi, nelle drogherie, negli oratori e presso le trattorie per il suo prezzo contenuto. Era infatti considerata una bevanda “povera”, adatta a tutte le tasche, da quelle dell’anziano fino a quelle del bambino. Attualmente sta vivendo un revival e si sta facendo conoscere nel mondo della mixology come base per i drink. In Sicilia la più amata è chiaramente la versione bionda. La spuma dal colore ambrato e che viene tuttora prodotta da aziende siciliane come la Polara. Una spuma dal colore ambrato, ottenuta con l’estratto naturale della radice di rabarbaro, sambuco e chiodi di garofano. Frizzante, dal gusto leggermente amarognolo e ovviamente dissetante. O ancora come la Tomarchio, una sapiente combinazione di aromi a base di erbe con un caratteristico profumo di uva passita per un grande classico. Una bevanda dal fascino intramontabile, sorella minore del seltz, limone e sale, perfetta per dissetare i palati più assetati in vista della calda estate e ideale da consumare durante i pasti, sia a pranzo che a cena.

Spuma: la bevanda bionda che piace ai siciliani ultima modifica: 2021-04-27T09:14:43+02:00 da Cristina Gatto

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