Ti regalo una storia: quando la lettura diventa un atto d'amore

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Ti regalo una storia: quando la lettura diventa un atto d’amore

Ti regalo una storia

Ti regalo una storia

Ti regalo una storia potrebbe essere il titolo di un romanzo. La narrazione sul piacere di leggere e sulla magia della lettura. Immagino già la copertina: il disegno puro ed acerbo di un bambino. Uno di quei disegni dalle tinte gialle e arancioni. I soggetti? Alcuni fiori, forse qualche sbuffo di nubi e il sole ad illuminare la scena. Prendi il libro in mano e ti metti comodo sulla tua poltrona. Chiudi la porta della tua stanza, spegni la televisione e regoli la luce.

E se ti dicessi che Ti regalo una storia è una fiaba? Una fiaba che vede la luce grazie all’incontro tra il Prof. Francesco De Luca e Anna Cavallotto. Una fiaba che prende forma con il “reclutamento” dei volontari e si concretizza diventando una Onlus. Ho incontrato un volontario di Ti regalo una storia e ho avuto il piacere di porgli qualche domanda su questa magnifica realtà.

Associazione Onlus Ti regalo una storia

Associazione Onlus Ti regalo una storia

“Ti regalo una storia. Progetto di lettura per i bambini ospedalizzati.” Questa è la dicitura che si può leggere sulla vostra pagina facebook. Il concetto è chiaro, fin troppo lucido; ma per passione, per carattere e perché soprattutto è difficile riassumere con una frase l’intero operato di un’associazione, vorrei farvi ugualmente questa domanda: cos’è Ti regalo una storia?

Il progetto Ti regalo una storia nasce nel mese di giugno del 2008 da un’idea del Prof. Francesco De Luca, direttore dell’Unità Operativa della Cardiologia Pediatrica dell’ospedale Santo Bambino di Catania, idea entusiasticamente condivisa dalla signora Anna Cavallotto, titolare di una delle più note librerie di Catania. Nel 2009, con il “reclutamento” di volontari, si concretizza il progetto. Nasce l’Associazione Tiregalounastoria Onlus, senza fine di lucro, ma attenta ai bisogni dei bambini. L’obiettivo è quello di utilizzare la lettura come terapia per i piccoli pazienti ricoverati nel Reparto di Pronto Soccorso Pediatrico dell’Ospedale Vittorio Emanuele e dell’Ambulatorio di Cardiologia Pediatrica del Santo Bambino. L’esperienza acquisita sul campo ha poi ampliato gli obiettivi dell’Associazione che ha operato in strutture extra ospedaliere; quali ad esempio Case Famiglia e Oratori di quartieri extra urbani.

Mi può parlare di queste attività al di fuori degli ospedali?

Ad un certo punto ci siamo resi conto che avevamo molti progetti, ma che non si potevano concretizzare in ospedale per motivi strutturali. Abbiamo partecipato a dei workshop ed anche a molti eventi. Abbiamo fatto quello che facevamo in ospedale. A tutti gli eventi a cui abbiamo partecipato leggevamo le fiabe. Nel momento in cui il volontario si mette in gioco, scopri in te stesso delle caratteristiche narrative e di recitazione. Chiaramente tu intuisci di averle. E lo intuisci perché ami leggere. Siamo tutti dei grandi lettori. Personalmente avvertivo l’esigenza di trasmettere questo amore. Il bambino ha bisogno di essere distratto, ma anche i genitori. Ci tengo a precisare che i bambini ricoverati sono sempre in compagnia dei genitori o dei nonni. In questo modo diventa un momento di invenzione di un mondo parallelo a quello ospedaliero per tutti quanti.

Nell’attimo in cui racconti la fiaba, il genitore riscopre il bambino che è in lui. E la malattia, fra virgolette, diventa un momento di ricreazione dello spirito. Riuscire a distrarre i bambini ed i genitori dalla televisione è stato molto importante. A volte capita di incontrarli in qualche occasione al di fuori dell’ospedale e ti riconoscono. Nascono dei rapporti, dilatati nel tempo, ma ricordano l’emozione della fiaba. Ci siamo anche resi conto che non si acquistano libri se non quelli di scuola e non per una questione economica. Quasi tutti possiedono uno smartphone. Si crede che si possa farne a meno, che il libro sia un “oggetto” inutile. La meta finale, il nostro obiettivo è quello di invito alla lettura. Se il bambino si innamora della lettura, quasi sicuramente riuscirà a trascinare qualche familiare.

E il progetto On the road di Ti regalo una storia?

Si, siamo entrati in contatto con tante altre realtà e abbiamo partorito il progetto On the road. L’abbiamo fatto con un’associazione di bambini diversamente abili e per un periodo anche con il Comune. Portavamo in bambini in giro per la città e raccontavamo la sua storia attraverso le fiabe. “Favolizzare”, se vogliamo utilizzare un neologismo, la storia di Catania. L’obiettivo finale è quello di far amare la propria città, abituarli a conoscerne la storia in maniera allegra, simpatica e divertente. Le storie che scriviamo, prendendo spunto dalla realtà storica, i bambini le interpretano nei vari luoghi. Abbiamo portato una classe di una scuola pubblica all’Anfiteatro romano.

Ad esempio ho scritto una storia su Sant’Agata che compare all’improvviso ai gladiatori che stanno combattendo; i bambini si sono portati gli abiti, hanno realizzato la storia e i turisti hanno girato un filmino! Lasciamo molto spazio, sono loro i protagonisti. In questo modo speriamo di inculcare il desiderio della conservazione del bene comune. La conservazione del luogo è propedeutica al loro futuro di cittadini. Attualmente stiamo portando avanti il progetto On the road con l’Istituto Madre Teresa di Calcutta di Tremestieri.

Ti regalo una storia: progetto On the road

Ti regalo una storia: progetto On the road

Sul vostro sito ufficiale, mi hanno colpito particolarmente i due momenti di cui si compone il progetto. Il dono del tempo e il dono della lettura. Leggendo i dettagli, mi è venuta in mente una frase di Daniel Pennac che dice “il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”. Cosa ne pensate e in cosa consistono questi doni?

È un tempo prestato al futuro. Se io do il mio tempo ad un bambino, egoisticamente lo considero un servizio sociale. Gli scopi sono molteplici, innanzitutto da lettore, chi ama veramente leggere ha bisogno di propagarlo, come una sorta di onda. Chi ama la lettura parla inevitabilmente di libri. È quasi una malattia. Riesci ad avere un gancio per parlare con gli altri. Per quanto riguarda il tempo materiale stiamo un’ora, non di più. Non possiamo, ci sono degli orari ben scanditi in ospedale. Il nostro tempo lo mettiamo al servizio sia del bambino che del genitore. Coinvolgiamo il genitore, riusciamo a introdurli nelle nostre fiabe. Ci sono bambini che invece vogliono leggere da soli le storie. Sono loro in questo caso a donare il loro tempo. Toccano il libro, lo annusano, respirano l’odore della carta.

Abbiamo libri di vario genere, dai 3 agli 8-9 anni. Diamo tanta libertà ai bambini e non vogliamo imporre nulla. Facciamo toc toc, bussiamo, chiediamo che venga abbassato il ponte levatoio. Entriamo in punta di piedi, come se fossimo delle fatine, degli elfi. E pian piano dobbiamo aggiungere qualcosa in più nel dialogo fin quando non entriamo in sintonia con il bambino e con il genitore. A volte si instaura immediatamente un rapporto e quasi si avverte la sensazione che sia sempre insistito, altre volte devi impiegare più tempo. Diventi un ospite gradito. Il bambino è il protagonista assoluto. Non c’è razza, non c’è religione e non c’è distinzione sociale. Il volontario è allo stesso livello di chi è ricoverato. Siamo tutti sul palcoscenico, non c’è regista. Siamo tutti attori. Anche la conclusione avviene in punta di piedi. Devi andartene piano piano, così come sei arrivato.

Ti regalo una storia: come reagiscono i bambini?

Può capitare che all’interno della stanza vi siano bambini che stanno molto male ed altri invece disposti a lasciarsi intrattenere. In questo modo devi creare un piccolo castello, solo per quel bambino che vuole ascoltare la fiaba. Il risultato massimo a cui il volontario aspira è quello che appena inizi a raccontare la fiaba al bambino disponibile, anche l’altro si interessa. Pian piano comincia a percepire e riesci a coinvolgerlo. Non devono esserci imposizioni. Deve essere il bambino a decidere se lasciarsi intrattenere. Quando esci dalla stanza non senti più il terreno sotto i piedi. Ti sei immedesimato nella storia, esce quel famoso fanciullino. Speriamo che tornando a casa prima o poi qualche bambino dica alla madre di regalargli un libro. Anche fuori dalle mura ospedaliere è la stessa cosa. Da adulti ricorderanno queste esperienze.

Gli eventi a cui abbiamo partecipato sono tantissimi e le reazioni sono sempre positive. Tre anni all’Expo Bimbo, la Corri Catania, il Calendario con il Catania Calcio e da Suor Lucia a Librino abbiamo portato le nostre fiabe. Ogni mese da Cavallotto organizziamo un incontro aperto a tutti. Diamo un tema, raccontiamo storie, ma soprattutto facciamo inventare loro dei racconti. Siamo stati alla Biblioteca Gatto di Catenanuova con favole dall’intramontabile significato morale, sociale e culturale. In ambulatorio intratteniamo i bambini tra una visita e l’altro, non possiamo raccontare una storia, il tempo è ridotto. Li facciamo disegnare, colorare i mandala, sono molto distensivi. Facciamo puzzle, giochi con la carta. Quello che viene fuori è una creatività insospettabile. Emerge la caratteristica tipica di ogni bambino. Ognuno ha la sua. Li intratteniamo con attività ludiche di vario tipo. I libri pop-up, quasi tutti musicati vanno alla grande. I bambini si divertono tantissimo.

Il nostro motto: leggere una fiaba a un bambino ricoverato in ospedale. Un atto di amore, un sostegno alla cura. Il nostro proposito è un libro di fiabe, anche quelle dell’anima.

Ti regalo una storia: quando la lettura diventa un atto d’amore ultima modifica: 2017-06-20T10:53:47+02:00 da Cristina Gatto

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