Le chiese distrutte della Marina a Catania: un patrimonio scomparso – itCatania

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Le chiese distrutte della Marina a Catania: un patrimonio scomparso

La chiesa del Santissimo Salvatore su un promontorio alla Marina di Catania. Fonte foto: LaSicilia

La chiesa del Santissimo Salvatore su un promontorio alla Marina di Catania. Fonte foto: LaSicilia

La storia di Catania si è spesso intrecciata con quella dell’Italia e questo ha permesso alla nostra città un particolare sviluppo urbanistico e sociale. La Catania che non esiste più vive però al di sotto di noi. I tesori divenuti macerie a causa dell’uomo, hanno permesso uno sviluppo a discapito di opere un tempo ritenute luoghi d’incontro per i catanesi, punti strategici (come lo è, ad esempio, la Porta Garibaldi oppure U Liotru a piazza Duomo).

Dopo avervi parlato delle “statue senza testa” presenti tra la Villa Pacini e via Cardinale Dusmet, testimonianze indiscusse dell’approdo violento dei garibaldini a Catania, oggi vi illustreremo due chiese anticamente presenti alla Marina a Catania distrutte per poter realizzare la futura linea ferroviaria.

La chiesa del Cristo Ritrovato alla Marina a Catania

La prima chiesetta di cui vi parleremo era denominata “del Cristo Ritrovato”. Si crede che fosse collocata sugli alti scogli dell’attuale piazza dei Martiri. Quasi nulle sono le testimonianze riguardanti questa antica chiesa: si crede, comunque, che siano presenti dei ruderi al di sotto della linea ferroviaria catanese.

Gli Archi della Marina oggi. Fonte foto: SudPress

Gli Archi della Marina oggi. Fonte foto: SudPress

La chiesa del Santissimo Salvatore: i resti presenti nella Cappella in via Dusmet

Costruita nel ‘600, la chiesa del Santissimo Salvatore resistette al terremoto che colpì Catania nel 1693. Si ergeva su un promontorio roccioso ed era raggiungibile da una lunga scalinata. Questa piccola perla che si affacciava sul mare, venne anch’essa distrutta per far posto a quelli che noi oggi chiamiamo “Archi della Marina”. L’approdo dell’Unità d’Italia e la successiva concessione alla Società Ferrovie V. Emanuele nel 1864, trasformò per sempre la visione dell’intero Porto di Catania.

Ciò che rimane di questa piccola chiesa scomparsa per far posto alla “modernizzazione” e “nazionalizzazione” di quello che un tempo era di proprietà dei borboni, è possibile riscoprirlo in una Cappella presente in via Dusmet. Essa costeggia gli Archi della Marina ed è sormontata dalla scritta “Venite Adoriamo”. Dalle sembianze decisamente un po’ scarne, la chiesa, dedicata a Sant’Agata alla Marina o, secondo alcuni, a Santa Maria in Portosalvo, in realtà al suo interno conserva un prezioso tesoro. Secondo la tradizione, il busto ligneo del Gesù Cristo Redentore del Mondo (realizzato nel ‘500) custodito all’interno della Cappella pare che anticamente si trovasse nella Chiesa del Santissimo Salvatore.

La Cappella con i resti della chiesa del Santissimo Salvatore alla Marina di Catania. Fonte foto: Google Maps

La Cappella con i resti della chiesa del Santissimo Salvatore alla Marina di Catania. Fonte foto: Google Maps

La leggenda della chiesa del Santissimo Salvatore raccontata da Verga

Lo scrittore catanese Giovanni Verga illustrò la chiesa del Santissimo Salvatore nella novella dedicata alla festa dei morti.

«Ma laggiù, nella riviera nera dove termina la città, c’era una chiesuola abbandonata, che racchiudeva altre tombe, sulle quali nessuno andava a deporre dei fiori. Solo un istante i vetri della sua finestra s’accendevano al tramonto, quasi un faro pei naviganti, mentre la notte sorgeva dal precipizio, e la chiesuola era ancora bianca nell’azzurro, appollaiata come un gabbiano in cima allo scoglio altissimo che scendeva a picco sino al mare. Ai suoi piedi, nell’abisso già nero, sprofondavasi una caverna sotterranea, battuta dalle onde, piena di rumori e di bagliori sinistri, di cui il riflusso spalancava la bocca orlata di spuma nelle tenebre».

Secondo la leggenda descritta da Verga, al di sotto della “chiesuola” vi era un passaggio misterioso che portava a una caverna sotterranea in eterna comunicazione con l’oltretomba. Si racconta che, nel dì della festa dei morti, un prete deceduto centinaia di anni fa “si levasse dal cataletto” insieme a tutti gli altri precedentemente sepolti e scendessero nella caverna sottostante per rifugiarsi nella “Camera del Prete”.

«Ora nel costruire la diga del molo nuovo, hanno demolito la chiesuola e scoperchiano la sepoltura. La macchina a vapore vi fuma tutto il giorno nel cielo azzurro e limpido, e l’argano vi geme in mezzo al baccano degli operai».

Le chiese distrutte della Marina a Catania: un patrimonio scomparso ultima modifica: 2019-08-20T08:50:14+02:00 da Valentina Friscia

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