Le donne di Vincenzo Bellini. Tormenti e passioni del Cigno catanese

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Le donne di Vincenzo Bellini. Tormenti e passioni del Cigno catanese

Le donne di Vincenzo Bellini

Nasceva a Catania nel 1801 uno dei massimi operisti dell’ottocento: Vincenzo Bellini. Enfant prodige figlio di un organista, dimostrò sin da subito il suo amore per la musica.
Si riferisce che già all’età di cinque anni suonava il pianoforte. E all’età di sette anni scriveva le sue prime composizioni, fra le quali un Salve Regina e un Tantum ergo.

A diciotto anni lasciava la sua città natale alla volta di Napoli, per approfondire gli studi ed affinare la sua tecnica.
Da quel 1819 Catania non rivide più il suo pupillo, se non nell’arco di due brevi soggiorni. Ma continuò ad ascoltare gli echi, sempre più insistenti, dei suoi successi e in suo onore vennero rappresentate tutte le sue opere.

Numerosi anche i luoghi che la generosa città natale ha dedicato al Cigno, come veniva affettuosamente soprannominato negli ambienti artistici catanesi.

Dal Teatro Vincenzo Bellini, che dopo la rappresentazione della “Norma” non poteva non portare il suo nome, alla Villa Bellini, il salotto di Catania, uno dei giardini pubblici più belli d’Europa, fino al monumento di Piazza Stesicoro che ritrae il giovane compositore con ai lati i quattro protagonisti dei suoi capolavori.  

Eppure, di fronte a personaggi tanto acclamati, sorge spontaneo chiedersi chi fossero davvero nella loro vita privata e, perchè no, sentimentale.

Il  bel Vincenzo

Il poeta tedesco Heinrich Heine descrive Vincenzo Bellini come un giovane alto e slanciato, leggiadro, quasi etereo, di un incarnato rosa pallido, riccioli biondi  e occhi azzurri, profondi e sfuggenti, dolorosamente malinconici.

I catanesi adoravano questo bel giovane di indole nobile, grazioso ed elegante, che si muoveva con estremo garbo, rasentando quasi la civetteria.

Vincenzo Bellini nella sua breve vita, seppe ben dividersi  tra il lavoro, i sontuosi banchetti organizzati dall’alta società e le sue numerose amanti, senza dare mai scandalo. O quasi. E il suo charme finì per imprimere nella memoria storica solo i lati più affabili e piacenti del compositore catanese.
Tuttavia, attraverso la pubblicazione, postuma, dei suoi scambi epistolari con amici, conoscenti e amanti emergono degli aspetti curiosi e quasi incongruenti del carattere di Bellini.

A partire dal 1985 fino all'entrata in vigore dell'Euro, la banconota italiana da 5.000 Lire ha mostrato la raffigurazione del volto di Vincenzo Bellini.

A partire dal 1985 fino all’entrata in vigore dell’Euro, la banconota italiana da 5.000 Lire ha mostrato la raffigurazione del volto di Vincenzo Bellini.

Vincenzo Bellini. Bello come un angelo, ma dall’animo tormentato ed instabile, un genio solitario che numerose donne fece innamorare.  

Egli stesso si dichiarò volubile come il tempo in amore. Sentimentale con le amanti che lo ricevevano nelle loro ricche dimore. Spietato nel troncare le frequentazioni che si spingevano oltre. A meno che le aspiranti non avessero una dote di almeno “ 200 o 300 mila franchi”, come scriveva allo zio.

Il primo, e forse autentico amore nella vita di Bellini, fu Maddalena Fumaroli, figlia di un giudice napoletano, il quale non gradiva le avances del giovane, ancora agli esordi della sua carriera.

Quando, qualche anno dopo, Bellini esordì alla Scala con la sua seconda opera, il padre della fanciulla si ricredette. Ma ormai il Cigno catanese aveva spiccato il volo.  Liquidò “l’amore della sua vita” con tre ciniche righe di addio. La poveretta morì di dolore qualche anno dopo.

Il triangolo (perchè) no

Ancora in corso la storia con Maddalena, il Bellini intraprese diverse relazioni: in particolare ricordiamo il trittico delle Giuditta.

La prima fu Giuditta Cantù, già maritata con Ferdinando Turina, un ricco imprenditore. L’incontro della Cantù con Bellini fu folgorante e valse a quest’ultimo l’ospitalità per circa cinque anni presso le lussuose abitazioni della famiglia Turina.
Non che in questo arco di tempo il Cigno non continuasse a guardarsi intorno.

Fu il mezzosoprano Giuditta Grisi, interprete del Pirata, Norma, Capuleti e Montecchi a fargli perdere la testa. La Cantù decisamente non gradì queste voci.

Il colpo di grazia arrivò quando si sparse la voce che Bellini avesse un’ulteriore relazione al di fuori delle mura domestiche di casa Turina.

Fu questa la volta della terza Giuditta. Giuditta Pasta ospitò diverse volte presso la sua villa nei pressi di Como il giovane e vagabondo Bellini. Lo testimoniano le diverse corrispondenze epistolari con un suo ex compagno di conservatorio.  

La situazione precipitò quando Ferdinando Turina chiese il divorzio dalla moglie. A questo punto Bellini, non più povero in canna e preoccupato dalle conseguenze di questo scandalo, decise di piantare tutto e di spostarsi a Londra.
Qui incontrò Maria Malibran. Già risposata con un violinista belga più anziano di lei. Bellini mise in atto tutte la sue doti di seduttore per trarre a sè questo “ diavoletto per cui aveva perso la testa”. Ma non ci fu verso di indurla al tradimento.

Si sa, la vita è un cerchio. E se da un parte qualcuno muore d’amore per te, dall’altra qualcuno ignorerà i tuoi sentimenti.

L’ultima tappa della sua vita il compositore catanese, che aveva finalmente deciso di mettere la testa a posto e di trovare moglie, la trascorrerà a Parigi. Dove non realizzò niente di tutto ciò.

La morte a causa di un’infezione intestinale, intorno alla quale serpeggia ancora un alone di mistero, lo colse all’improvviso. Morì da solo, senza amanti e senza riuscire a rivedere la sua amata città, che però non l’ha mai dimenticato.

Ed è proprio tra le braccia di Sant’Agata che, in fine, hanno trovato pace le spoglie del tormentato e tanto amato Cigno.

Un ringraziamento speciale a Maci per la bella immagine di copertina disegnata appositamente per ItCatania

Le donne di Vincenzo Bellini. Tormenti e passioni del Cigno catanese ultima modifica: 2017-07-19T10:16:54+02:00 da Caterina Spadaro

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